I care about you

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Luke

Rimasi incantato a guardare l'albero su cui si era poggiata.

Mi aveva visto. Era finita.

Tra noi era finita.

L'avevo persa.

Ero un coglione, un grande coglione.

-Luke lei era Michelle?- chiese Travis. Non parlai, ma annuii.

-Cazzo, scusami, se l'avessi saputo non te l'avrei mai chiesto. Ma troppi ragazzi girano intorno a mia sorella, pensavo che fingendo che tu fossi il suo ragazzo lo avresti allontanati.- Scossi la testa.

L'ho persa. Persa davvero.

Non avrsi dovuto accettare. Travis ha tanti amici, proprio a me doveva chiederlo?

Lei mi stava odiando, ne sono sicuro.

Cazzo.

Correndo tornai a casa, e mi chiusi in camera.

Sentivo mamma che mi chiamava, ma non ce la facevo. Non volevo vedere nessuno. Volevo rimanere solo.

La porta si aprì ed entró papà.

-Ciao Luke- Si sedette accanto a me.

-Ciao papà- Grazie al sui nuovo lavoro stavamo molto meglio, sia economicamente che emotivamente.

Certo si sentiva la mancanza di mio fratello, ma ogni giorno andavamo in ospedale.

-Che succede figliolo?- chiese, guardandomi negli occhi.

-Papà tu hai mai...fatto una grande cazzata con mamma?- sorrise.

-Non sai quante. Come mi sono fatto perdonare? Le ho dimostrato che ci tenevo. Per te e Michelle é forse più difficile, avete entrambi più dubbi, avete bisogno di più fiducia abitando in città diverse. Ma l'amore che ho visto, anche attraverso uno schermo, é stato incredibile. Non permettere che tutto questo sia rovinato per colpa di uno stupido errore.-

Annuii ed afferrai una felpa. -Le dimostrerò che ci tengo.- Sorrisi. -Grazie papà-

-

-Mi lasci entrare!- urlai per la centesima volta. L'uomo si piazzó davanti al corridoio.

-Ora tu ti calmi- mi intimó. -Non ho bisogno di calmarmi, ho bisogno di vederla!- urlai di nuovo.

Trovare il suo hotel era stato un casino. Avevo chiamato Elle, che non ne sapeva nulla, così alla fine sono dovuto andare sul sito della scuola, ma per entrare serviva un account, così ho richiamato Elle, che ha controllato.

Non me ne sarei andato senza vederla.

-Calmati!- urlò il professore. Una ragazza si avvicinò.

-La vado a chiamare. Tu non lo uccidere- indicò il professore. Sbuffai e mi sedetti sulla poltroncina.

Dopo cinque minuti tornò la ragazza.

-Sta dormendo.-

Bugia.
Enorme bnugia.

Chiusi gli occhi. -Mi spiace, non puoi stare dentro l'hotel.- mi cacció il gestore.

Non posso stare dentro l'hotel.

Benissimo.

Uscii dall'edificio e rimasi fuori, in piedi.

Una tendina si scostò, rivelandomi il volto di Michael.

Mi sorrise e mi fece il segno dell'okay.

Sa che sei qui.

Mi mimò con le labbra.

Sorrisi. Forse non era un cazzone come si era mostrato.

Sarei rimasto qui fuori in piedi, ad aspettare che venisse.

Prima o poi sarebbe uscita.

-

09/05/2015

Fa freddo.

Piove.

Sono fracico.

C'é vento.

Ho solo una felpa e dei jeans.

Ho i crampi alle gambe.

Ho sonno.

Ho fame.

Mi manca.

Non si é nemmeno affacciata.

Voglio vedere di nuovo il suo viso.

Voglio baciare le sue labbra.

Accarezzare le sue guancie.

Mordere il suo naso.

Stringere i suoi fianchi.

Sentire la sua schiena sul mio petto.

Voglio la sua risata.

Voglio sentire la sua voce.

Mi manca.

La gente mi guarda strano.

Forse perché sto tremando.

Forse perché sono l'unico coglione che sta fermo a prendere la pioggia.

O forse sono loro i coglioni, perché io lo sto facendo per amore.

Michael si affacciò alla finestra.

Mi chiede di te.

Mimó dal vetro.

Sorrisi.

Le importava.

Chiedeva di me.

Non era tutto perso.

-

10/05/2015

Mi stavo congelando.

Le gambe tremavano spaventosamente.

Mi dovevo sedere.

Stavo morendo di fame.

Dovevo mangiare.

Volevo un abbraccio.

Magari il suo.

Se fosse stata lì con me sarebbe andata meglio.

Dovevo dormire.

Avevo due occhiaie gigantesche.

Forse avevo pianto durante la notte.

Dovevo resistere.

Non ce la facevo.

Dovevo farcela.

Continuavo a fissare la sua tenda.

Nella speranza che si affacciasse.

Vidi tutto sfocato.

Mi girava la testa.

Stavo per cadere, ma ho ripreso l'equilibrio.

Mi manca terribilmente.

-

11/05/2015

Ero paralizzato dal freddo.

La fame mi stava divorando.

Stavo dormendo in piedi.

La sua mancanza mi uccideva.

Le gambe avevano ceduto più di una volta, ma mi ero alzato.

Michael guardava sempre più spesso.

Chiusi gli occhi per un secondo.

Non li riaprii più.

Caddi a terra, stremato.

-
Sono cattiva, ma non cosi tanto.

Non é morto, questi ve lo posso dire.

Comunque prima, mentre scrivevo, mi é venuto in mente che l'unione dei nomi "Michael' e 'Elle" forma "Michelle".

From London, to York.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora