Capitolo triste. (Date la colpa alla musica) Consiglio di leggerlo ascoltando all of me, di John Legend.
Il ragazzo accanto a me mi sveglió scuotendomi leggermente.
Mi girai e tentai di ritornare a dormire, quando un liquido gelato, anche identificato come acqua gelata, toccó i miei piedi.
-Se non ti svegli te la butto sulla schiena.- ghignó quello stronzo di Luke.
Scattai in piedi. -Ecco, ora mi ammaleró per colpa tua!- Mi lamentai.
-Uhm , ma anche no. Andiamo, voglio portarti a fare colzione.- Mi tiró su per i fianchi.
-E sbrigati anche. Il bagno é in fondo al corridoio a destra- (ma solo io ho notato che nei libri/film é SEMPRE a destra? Bo vabbé.)
-Va bene.- mi bació la guancia ed uscì.
Ancora mezza assonnata afferrai il cambio e mi diressi in bagno.
Dopo una ventina di minuti tornai in salone e lo trovai seduto a parlare con la madre, che sorrideva.
-Oh, ciao Michelle- mi salutó lei.
-Buongiorno Signora.- lei sorrise.
-Chiamami Marie, illudimi di essere ancora giovane.- risi e, afferrati i cappotti, Luke mi trascinò fuori.
-No ma tranquillo, fai pure!- Risi e sorrise sbilenco.
-Senti ti dispiace se ti presento dei miei amici?-Scossi la testa.
Mi ero sempre ritenuta abbastanza asociale, ma prima di dire che odiavo una persona dovevo conoscerla.
Camminammo fino ad arrivare in un bar, con un insegna malridotta, ma era pieno.
Due ragazzi salutarono Luke con la mano, e lui li raggiunse.
-Pete, Leo, lei é Michelle. Michelle...li ho gia detti i loro nomi- risi, sedendomi nei posti che ci avevano tenuto.
-Per fortuna sei venuta, mi ha fatto un pippone così quando doveva dirti che non poteva andare a Londra.-
Quella voce. Quella risata. Non poteva essere.
Alzai lo sguardo ed incrociai il suo.
Sbiancò, probabilmente riconoscendomi anche lui.
-M-michelle.- balbettó.
Gli occhi si inumidirono di nuovo.
Era andato via. Non potevo incontrarlo di nuovo.
Luke avvertì il mio disagio e cercò il mio sguardo, ma glielo negai, abbassandolo.
Non avrei pianto. Non di nuovo. Non ancora.
-Vi conoscete?- chiese Luke.
Si. Si lo conosco.
Mi alzai. -Luke io...non mi sento troppo bene...credo che torneró a casa tua.- sussurrai.
Non avrei potuto trattenere ancora le lacrime, così scappai, cominciando a correre.
Non passó molto che due mani mi raggiunsero, afferrandomi per i fianchi.
Mi strinse nel suo petto, e mi lasciai andare in un pianto silenzioso.
Lui mi stringeva forte, non mi lasciava andare. Ed eccolo, eccolo l'abbraccio riparatore che mi aveva promesso.
Sentivo il battito del suo cuore, e seguendo quello mi calmai.
-Corri veloce.- constatai.
-Michelle.- mi richiamó. Annuii, ancora nascosta nel suo petto. Gli avrei detto tutto.
-Pete. Lui...viveva a Londra. Era un amico di Michael. Ma...era molto peggio. Molto, molto, molto peggio.
Una sera...aveva bevuto credo, ma mi spinse contro un muro. Io stavo tornando a casa, avevo quindici anni. Lui sedici.
E...non mi menó. No, non lo fece. Ma mi spoglió, completamente. E lo stesso fece con sé. Io cercavo di allontanarlo ma lui...lui era più forte, e...mi sbatteva al muro di nuovo.
Poi...lui...- ripresi a piangere, più forte. - Lui lo fece Luke. Lui mi ha violentato. E...io lo imploravo di smettere, avevo quindici anni. Piangevo, non ha avuto alcuna pietà.
Le sue spinte erano forti, il dolore era...era tanto. Svenni, e lui mi abbandonó lì. Il giorno dopo mi svegliai nel mio letto.
Mi avevano trovato svenuta e mi ci avevano portato. Avevano chiamato una psicologa, ma non parlai. Mio padre mise a tacere i rumors.
Non la sa nessuno. Solo io, te e Pete, che poi si é trasferito.-
La sua presa si fece più forte. Mi prese per mano e mi trascinó nel bar dove stavamo prima.
Io non provavo nulla, se non infinita stanchezza. Infinita stanchezza di un passato che mi inseguiva.
Un passato che non voleva passare.
Mi bació sulla fronte, mi poggió su una sedia e andó di fronte a Pete.
Lì gli tiró un pugno, di quelli forti, si sentì il rumore del naso che si spezzava.
Ma ancora non provavo nulla, nessun senso di vendetta.
Riportare alla mente quei ricordi mi aveva svuotato.
Poi tornò verso di me. -Mi sbagliavo, sai? Tu non sei una principessa. Tu sei una guerriera.-
Mi prese in braccio, e mi legai a lui come se fosse la mia ancora di salvezza.
E forse lo era.
-Capitolo corto, ma...bo, scrivere di Michelle ha svuotato anche me quindi...stavo tipo per piangere io...mi dipiace per i vostri feels.

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From London, to York.
RomanceMichelle Miles, Londra, figlia del grande dottore Edward Miles. Ha 17 anni, e da 12 il padre continua ad ignorarla, e a usarla per fare bella figura con i colleghi. Luke Stevenson, York, figlio di una modesta famiglia, madre casalinga e fratello min...