Valery

Il tragitto da percorrere dal liceo fino a casa non è lungo, ci occorrono pochi minuti per raggiungerla e non
mi aspettavo di percorrere la strada al fianco di Keith.
<< Come mai non vuoi venire alla festa?>> Conosce il motivo, non glielo devo ripetere per una seconda
volta, per questo continuo sui miei stessi passi aumentando il ritmo.
<< Ti sto proprio antipatico>> Mi sto comportando come una bambina infantile, il problema è un altro: io
non mi fido facilmente delle persone, so che non sono tutte come Ryan, tuttavia una parte di me è convinta
del contrario, anche se con Lucas è stato il contrario, ma dal primo momento in cui ci siamo conosciuti ho
visto che lui è un ragazzo semplice, proprio come lo sono io, anche se quando mi arrabbio, la rabbia che è in me, esce fuori dal vaso.
<< Te in che punto di Boston abiti?>>. È possibile che non riesca mai a tenere a freno la lingua?
<< Vicino a dove abiti tu>> Cosa vorrebbe dire con questo?
<< Puoi spiegarti meglio?>>
<< E' la casa del tuo amico>> Un momento, abita nella casa del mio amico? No, non ci posso credere, non può parlare sul serio.
<< C-come sai che è casa sua? >> Chiedo con voce tremante e presa alla sprovvista.
<< Qualche mese fa, io e nostra madre abbiamo conosciuto sua madre, ci ha detto che vendevano la casa e che si trasferivano
da qualche altra parte qui in America>>
Non solo è in un'altra scuola, ma anche in un'altra città! Se dopo quel
messaggio volesse tagliare un qualsiasi rapporto con me, non me lo saprei perdonare,
dovevo stare più attenta, mi si stringe il cuore .
<< Lui, lui non ... >> Non riuscivo a dirlo a parole quanto questa notizia mi avesse fatto rimanere male,
volevo piangere ma le lacrime non uscivano dai miei occhi.
<< Scusami, non volevo ferirti>> " Non mi hai ferito tu". Pensai dentro di me.
<< Io vado, ci vediamo lunedì>>
Lo saluto con un cenno di mano e, frettolosa, corro verso l ingresso principale della mia porta di casa.
A casa i miei genitori per il momento non sono rientrati, entrambi lavorano nell'ambito infermieristico e per
questo motivo a volte hanno dei turni anche di notte. Oggi che uno dei due mi poteva servire per chiedere
informazioni riguardo al mio amico, non le posso avere, pazienza attenderò la risposta un altro giorno,
oppure ritento a chiamarlo che è la soluzione più opportuna. Digito il suo numero e dopo due squilli sento
la sua voce pronunciare un << Pronto?>>
<< Lucas sono io Valery, menomale sei sano e salvo>>
<< Sì lo sono, anche io sono felice di sentirti>> Replica lui sarcastico.
<< Lucas voglio delle spiegazioni, perché te ne sei andato?>> Passo subito al punto, e nel mentre salgo le
scale per andare in camera.
<< Ho dovuto dire ai miei di Ryan quest'estate, non ce la facevo più credimi. Per evitare che lo
sospendessero, alla fine ce ne siamo andati da Boston>> Le mie supposizioni erano giuste fin dal principio.
<< Mi dispiace davvero, avrei potuto fare di più>> Mi passo una ciocca di capelli castano chiaro dietro
l'orecchio, e pentendomi dell'accaduto abbasso lo sguardo sul pavimento.
<< Tranquilla, non darti la colpa. Hai conosciuto la famiglia di un certo Keith per caso?>> Sta parlando del
suo trasferimento.
<< Solo lui oggi>> Confesso.
<< Come ti sembra?>>
<< E' troppo presto per dirlo>>
<< Hai detto bene>> Concorda lui.
<< Tornerai qui a trovarmi?>> Tento di proporgli.
<< Non lo so, vediamo. Devo andare, il tempo per usare il telefono è scaduto>>.
<< Aspetta dove vi siete trasferiti? >> Insisto io per non fargli chiudere la chiamata.
<< Scusa Val, devo proprio andare>>. Affranta, i miei occhi si riempiono di lacrime, e piango fino a che esse non cessano.

Lucas

Lasciare la scuola è stata l'opzione più saggia che mi potesse capitare, dopotutto mi sentivo un pesce
fuor d'acqua e di questo, me ne sono reso conto a metà del primo anno. Poi si è aggiunto il gruppetto di Ryan, e non ha
mai smesso di torturami fino all'ultimo giorno di scuola, non so cosa volesse ottenere da uno come me,
probabilmente si aspettava che io avrei posto fine alla mia vita, ma non sono così stupido, insomma potrei
averci pensato, nonostante io sia ancora qui, e di questo ne sono felice. L'unica cosa di cui mi pento è Valery: non
siamo uno di quegli amici che si sono conosciuti durante l'infanzia, sarebbe stato bello magari è successo in un'altra
dimensione . Lei non è timida quanto me, ma chissà per quale assurdo
motivo ha avuto appunto il mio medesimo trattamento. Le nostre madri si parlano ancora, è stata la mia a
dirmi di tagliare ogni rapporto che avevo con lei, sentirselo dire da questo lato po' sembrare altro,
comunque in tutta la giornata lei non ha mai smesso di mandarmi i messaggi, alla fine ho ceduto e una volta
a casa ho dovuto rispondere alla sua chiamata, altrimenti poteva darmi per morto o per disperso. Parlarle è
stato imbarazzante da un lato, visto che ci vedevamo sempre a scuola o la sera fuori per andare a cena o da
qualche altra parte, io non ho mai provato alcun sentimento nei suoi confronti, e forse è un bene.
Comunque, mi ha chiamata in un momento fortunato, mia madre è appena uscita di casa per prendere
delle cose al supermercato vicino casa nostra, ed io ne ho approfittato. Mi auguro che dopo questo le cose
tra di noi si siano risolte. Solo che, non appena ho concluso la chiamata, ricevo un messaggio da parte di
Ryan, non so come abbia avuto il mio numero, fatto sta che cita : " Stronzo, si può sapere che cazzo hai
fatto?". Elimino il messaggio e lo blocco. In questa nuova città devo pensare a divertirmi e a vivermi la vita che mi aspetta.

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