Valery

A casa di Keith, egli ci offre da bere: io prendo un succo di frutta, Ryan un caffè, e una volta rilassati,
dobbiamo passare al piano. Keith ci fa strada lungo camera sua al primo piano, e questa  in passato apparteneva
a Lucas. Le pareti sono rimaste le stesse, ovvero di colore blu, i mobili uguali sempre di quel legno chiaro. Le uniche cose che ha di suo, sono i materiali scolastici, i vestiti,
insomma oggetti materiali personali. Al primo sguardo, il letto mi fa tornare alla mente i momenti in cui io e Lucas ci
distendevano e parlavamo entrambi dei nostri problemi di vario genere.
<< Da dove partiamo?>> Interpella Keith , eppure Kyle è bello come suono del suo vero nome.
<< Dal pararci il culo?>> Ryan,  potresti moderare il linguaggio per una volta?
<< Domanda scontata>> Fa l’altro rassegnato e massaggiandosi la tempia.
<< Vi ascolto>> Prosegue Keith,  io l’ho conosciuto con questo nome, se lo conoscevo in Nevada, lo avrei conosciuto con il suo vero nome.
<< Io dirò tutto>> Mi aspettavo che fosse Keith a dire tutto alla polizia, invece, a quanto pare, lui e Ryan hanno la stessa idea.
<< Ryan>> Ribatto io riprendendolo.
<< Avanti Valery, sono stanco di tenermi tutto dentro, e tu?>> In effetti non ha tutti i torti.
<< Il tuo ottimismo del cazzo mi fa venire voglia di vomitare>> Commenta Ryan schifato.
<< Ragazzi, se siamo qui un motivo ci sarà>> Insisto tenendo duro.
<< Idee brillanti... Zero>> Segna Keith sul foglio bianco.
<< Keith anche tu>> Nel vedere quella scritta ho una stretta allo stomaco.
<< Ho resistito troppo a lungo, è giusto pagarne le conseguenze>> I miei occhi si stanno riempiendo di
lacrime, davvero lo sto perdendo? Sto perdendo la persona che per me stava diventando una parte
fondamentale in questi giorni di scuola. Io mi ero promessa che non avrei più avuto amici dopo Lucas, e
inaspettatamente lui ha svoltato questa scelta. Le lacrime scorrono sul mio volto, non si fermano, continuano
a bagnare il mio viso senza pietà, io tento di asciugarle grazie alla manica della felpa, e il risultato non c’è. Ai
loro occhi adesso sono una persona infantile, tuttavia rimaniamo in totale silenzio. Oggi avevo visto bene di
non applicare il trucco. Successivamente, c’è voluto qualche minuto per far smettere le lacrime , e nello stesso
momento qualcuno ha suonato il campanello della porta di ingresso.
<< Vado io>> Ryan si offre come volontario, e spedito, corre verso il piano di sotto.
<< Stai attento Ryan>> Pronuncia Keith sovrappensiero, e lui si avvicina a me e mi circonda un abbraccio.
<< So badare a me stesso>> E chiude la porta alle sue spalle.
<< Val, sono ancora qui>> Sfiora una mano sulla mia guancia, ed io lo guardo nei suoi occhi blu come il
mare.
<< Lo so, ho paura>> L’altra mano libera la stringiamo e le dita attorcigliano le une alle altre.
<< La compattiamo insieme>> Mi sussurra dolcemente, e i battiti del cuore di entrambi stanno accelerando,
le fronti si appoggiano, il bacio sta per arrivare ma qualcosa lo frena: la porta viene aperta bruscamente da
Ryan e noi ci stacchiamo.
<< Guardate cos’è arrivato>> Sul letto scopre l’oggetto che contiene la scatola ed io mi porto le mani alla
bocca.
<< Una pistola?>> Ringhia Keith furioso.
<< La vedi no?>> Replica Ryan passandosi le mani tra i capelli ricci.
<< C’è un foglio>> E’ Keith a prendere l’iniziativa.
<< Chi di voi morirà per primo?>> Lo legge ad alta voce, e la mia vista diventa sfocata all'improvviso. Sento che sto per svenire, ma
non devo.
<< Che cazzo significa Keith?>> Arrabbiato Ryan, afferra Keith per il colletto della maglia e lo sbatte contro al
muro, io sono incapace di reagire.
<< Non lo so, te lo giuro>>
<< Non lo sai? Che mi dici della pistola? Sono stati quelli stronzi vero?>> E chi altro sennò. Le gambe
tremano, non reggono più, infatti cedo in ginocchio sul pavimento.
<< Val>> Keith si accorge di me, della mia debolezza.
<< Hai visto genio? E’ grazie a te se sta male>> Keith da un colpo sul naso a Ryan per zittirlo, lui per non
perdere l’equilibrio indietreggia verso il muro più vicino.
<< Ryan stai zitto, non ti sopporto più, se devo essere sincero non ti sopporto dal primo giorno di scuola>>
<< Se non mi sopporti, allora prendi la pistola e uccidimi>>
<< Adesso basta!>> Urlo io stupendomi di me stessa, allo stesso tempo, mi porto una ciocca dei miei capelli
lunghi dietro l’orecchio e mi tiro su in piedi << Non vedete che lo fanno per metterci l’uno contro l’altro?
Datevi una svegliata ragazzi>> Faccio pausa per riprendere fiato, la forza a quanto pare la avevo è venuta ad
i adesso.
<< Scusate, ho perso il controllo>> Ryan si scusa e porta il palmo della mano sul naso sanguinante.
<< Keith, hai del ghiaccio?>>
<< Sì>> E l’ordine si è ristabilito.

Keith

Ho tirato un pugno sul naso a Ryan e ne sono fiero. Era da mesi che desideravo farlo e ne ho avuto
l’occasione, qui a casa mia. Se lo avessi compiuto a scuola mi sarei meritato un’altra sospensione e rimanere
a casa un'altra settimana non lo avrei sopportato. Inoltre tra me e Valery è scattata una scintilla che non
brillerà probabilmente, quel bacio che ci stavano per scambiare non prenderà una forma. Io sono stato
stronzo a spassarmela insieme a Christine, se non avessi dato ascolto a Ryan probabilmente mi troverei già
in prigione. Tornando ad oggi, da Donna e Dermot abbiamo ricevuto una pistola, e quest'ultima ci ha fatto
andare su tutte le furie, Valery ha ragione sul non accusarci a vicenda, altrimenti ognuno se ne andrà per
conto proprio.
In cucina cerco del ghiaccio da consegnare a Ryan e fortunatamente riesco a trovarlo al primo colpo, così
rientrato in camera glielo porgo. Lui farfuglia un grazie forzato.
<< Figurati>>
<< Keith, Ryan mi aveva riferito del vostro patto. Ti perdono>> Guardo Valery e le sorrido, quel sorriso che le
mostro accoglie il perdono in tutto e per tutto.
<< Piccioncini, se tornassimo al piano?>> Replica Ryan sbuffando.
<< Giusto, giusto>>

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