Allora ragazzi, per questo capitolo vi serviranno dei fazzoletti, miraccomando prenderteli perché vi serviranno.
Ryan
Abbiamo impiegato più di un’ora per decidere il destino delle nostre vite e il bello è che passiamo la palla al
destino. Potevo rinunciare all’invito e starmene per conto mio, ma lui ha voluto ugualmente un incontro.
<< Ragazzi, io vado>> Verso le sei di sera mi rifugio al cimitero della città per controllare la tomba di mio
fratello. I miei genitori vengono a visitarlo durante il week end dato che entrambi lavorano, mentre nel mio caso, questo lo considero un
impegno personale che mi sono imposto di rispettare.
<< Dove vai?>> Heart, ti devi sempre intromettere, non ti vergogni?
<< A casa, e non mi seguite, chiaro?>>
<< Chiarissimo>> Conferma Keith alzando le mani.
<< Ciao>>
Al cimitero mi soffermo alla tomba di mio fratello Zach:una lacrime scende lungo la guancia, la pulisco via
con la manica della felpa nera. I fiori saranno stati aggiunti dai miei genitori qualche giorno fa, anche se per
il momento sono in ottime condizione, semmai li cambio domani. Enuncio delle preghiere per lui ad alta
voce, e gli racconto di come è andata la giornata di oggi, questo mi fa sentire di buon umore. Quanto vorrei
che il suo fantasma fosse lì a darmi coraggio. Il coraggio, l’ho trovato prendendo per il culo un’altra
persona ed è stato scorretto. Lucas assomigliava parecchio a te, è come se tu ti fossi reincarnato nel tuo
corpo. Zach, è dura svegliarsi a casa e non trovare nessuno ad accoglierti, so che è una pena che devo
scontare, mi rendo conto che i nostri genitori hanno avuto più stima nei tuoi confronti, rispetto a me. A
scuola avevi ottimi voti, eri gentile, trasmettevi positività; io al contrario uscivo, andavo fuori in compagnia
del mio gruppo di amici, rientravo la sera tardi, e se volevo organizzare una festa, ti dicevo di andare da
qualche altra parte, e la tua morte è accaduta proprio quel giorno.
Ryan’s Flashback
Mamma è papà hanno appuntamento in un ristorante di lusso al centro della città e hanno affermato che
tarderanno. Allora il pomeriggio colgo l’occasione per inviare i messaggi a degli studenti della mia stessa
scuola per informare loro della festa. Se vogliono venire, devono portare del cibo, delle bibite
altrimenti l’ingresso è chiuso. Le risposte giungono in un attimo, così mi dirigo da mio fratello Zach per
avvisarlo. Aperta la porta, lo vedo davanti al monitor del computer con le cuffie alle orecchie.
<< Zach stasera darò una festa, te non sei invitato>>
Dico con gli occhi fissi al telefono << Mi hai sentito?>> Replico non avendo una sua risposta
<< Ti ho sentito Ryan>> Esclama scostando un attimo la cuffia.
<< Tra qualche ora devi sparire>>
<< E’ quello che farò>> La risposta mi ha lasciato un po’ perplesso.
<< Che?>>
<< Nulla, a più tardi>>
Alle dieci di sera, casa si riempie di conosciuti e sconosciuti che bevono e fumano, intanto una ragazza dai
capelli lunghi e neri mi si avvicina, e il suo sorriso è provocante come se avesse intenzione di mostrarmi un
suo lato nascosto.
<< Ti diverte la festa?>>
<< In realtà, quello che mi diverte qui sei tu>> Mi da un buffetto sulla spalla.
<< E’ un complimento?>> La squadro da capo a piedi e la ragazza sa il fatto suo: vestito nero stretto ai fianchi, il quale mette in risalto i seni e senza spallini.
<< Lo scoprirai>> Mi tende la mano.
<< Dove vuoi andare?>> La domanda è a trabocchetto, volevo provare a essere furbo e a trattenerla.
<< Dimmelo tu>> Mi bacia sulla bocca, ed io ricambiai quel bacio intensamente, le nostre bocche non si
separano fino a che non la porto all’interno della mia camera.
<< E’ qui che volevi andare?>> Le chiedo, intanto lei sta curiosando.
<< In un altro posto>> Si slaccia la zip del vestito e rimango affascinato dal suo bellissimo corpo, inoltre era
senza reggiseno.
<< Divertiamoci>>
La scaravento sul letto, lei spoglia me e entrambi mostriamo la nostra nudità, ho dimenticato di togliere la
coperte, ma tanto chi se ne importa. Mi siedo sulla coperta a gambe aperte, lei rimane distesa e si
spinge più indietro, io allo stesso tempo la aiuto a stare rilassata tenendole i polsi. In questa circostanza
sono io a dettare il ritmo delle nostre azioni: cerco di essere il più flessibile che posso stando attento a non
farle troppo male e nel darle quel piacere di cui entrambi abbiamo necessità di percepire, nonostante ci
sentiamo già bagnati. Lei segue facilmente il ritmo del mio corpo con il quale la sto penetrando, e le piace,
nel gemere inclina il capo all’insù e molla il respiro nell’aria.
<< Come ti senti?>> Le sussurro io, un gemito compare dalla mia e dalla sua bocca.
<< Continua>> Vuole allungare una mano sui miei capelli, glielo permetto ed io aumento la velocità,
l’incontro delle nostre parti, si sta facendo più acceso, i suoi ansimi si fanno udire di più e appena veniamo,
appoggio la testa sul suo seno e le sorrido mordicchia do un pochino il capezzolo.
<< E’ stato un bel giro>>
<< Già. Devi dirmi il tuo nome, o non ti ritroverò>>
<< Lindsay, il tuo?>>
<< Ryan>>
<< Hai una bella casa Ryan>> Si riferisce ad ambi i termini?
<< Quale casa?>>
<< Questa>> E lei unisce la sua risata alla mia. Un ragazzo irrompe improvvisamente da noi, e nel vedere me
e Lindsay nudi con un braccio si copre la visuale, dopo di che gli chiudo la porta in faccia, ci vestiamo
rapidamente e appena la riapro lui non si è spostato di un centimetro.
<< Parla>> E lui va dritto al punto.
<< I tuoi genitori sono qui>>
<< Sono qui?>>
<< Si, o almeno credo siano i tuoi genitori>>
Sbuffando, scendo di corsa le scale e osservo che la maggior parte degli invitati, se ne
stavano andando via. Sarà stato una sorta di ordine da parte di mamma e papà, con quei due a giro non si può fare nulla, e anche il ragazzo che mi aveva avvertito della loro presenza esce di casa in compagnia di
Lindsay.
<< Mamma, papà non avevate un appuntamento?>> Chiedo io confuso e grattandosi un sopracciglio,
mentre a mamma stavano colando le lacrime dagli occhi.
<< Vieni in macchina, subito>>
Do retta a mio padre, successivamente lui accende il motore della macchina, e dopo qualche minuto mi
accorgo che la destinazione è l’ospedale. Cosa ci stiamo facendo in un posto come questo? Io non ho
nessuno che sta male o sbaglio? Almeno che non si tratti di … oddio e se in una di queste stanze ci fosse
Zach? La colpa ricadrebbe tutta su di me. Tengo il passo, e finiamo di fronte ad una stanza, e sulla porta di
essa è posizionata una targhetta con un simbolo rosso, il simbolo rosso . Mamma stringe forte la mano a papà, io cammino avanti e indietro nel
corridoio, piano, piano mi sto andando nel panico, ho entrambe le mani sui capelli, cosa succede? Cosa cazzo
succede qui? La luce, da rossa diventa bianca e un’infermiera varca la porta, ha uno sguardo al quanto triste,
si vede che per lei comunicarci questa notizia non sarà tanto facile.
<< Signori Stanford, mi dispiace. Vostro figlio non ce l’ha fatta>> Non ce l’ha fatta? Di che diamine sta
parlando?
<< Cosa cazzo significa eh?>> Sbotto all’improvviso contro di lei.
<< E’ morto>> E’ morto … Zach è …
<< E’ una bugia, lei sta mentendo>> Grido più forte, il dolore si fa sentire.
<< Mi dispiace>>L’infermiera nel pronunciare quelle parole, le rivolge a tutti e tre, io sono l’unico che ha la
forza di reagire.
<< Come è successo?>>
<< Una macchina lo ha investito, il signore mi ha informato che è stato lui a mettersi in mezzo>> Zach si è
messo in mezzo di sua volontà? Perché? In testa mi risuonano queste determinate parole << E’ quello che
farò>> Mi vengono i brividi, lui lo aveva predetto.
<< Ryan>> Papà tenta di richiamare la mia attenzione, io sto fissando un punto fisso del vuoto, perdere una
persona fa male, fa tanto male se si tratta di una persona a te cara. Avrei voluto dimostrargli di più il mio
affetto, invece io e lui abbiamo avuto strade completamente diverse crescendo, io ho un gruppo di amici
con il quale esco tutte le sere, lui preferisce starsene per conto suo in camera a giocare ai videogiochi e
studiare, ora non può a causa mia.
<< Sono stato io, l’ho ucciso io>> Esclamo piangendo, il pianto appartiene ai deboli, io non sono un debole,
non lo sono mai stato, piangere non è un qualcosa che è parte di me, al posto di esso ho usato altro nel
corso degli anni, ed ora be’ sta accadendo veramente.
<< Ryan di che stai parlando?>>
<< Non volevo che venisse alla mia festa, e l’ho mandato fuori okay? Sono stato uno stronzo egoista>> Uno schiaffo giunge da parte di mia madre, va bene così, me lo merito.
<< Hai ragione, sei stato uno stronzo, e non meriti nemmeno di vederlo>>
<< Per favore, concedimi di dirgli addio>> La imploro io cadendo in ginocchio.
<< Ryan, meglio evitare credimi. Hai fatto abbastanza danni, da domani noi andremo a vivere in un’altra
casa>> Se ne vanno pure loro?
<< Siete dei codardi, avete paura di vostro figlio?>> Alla mia domanda, l’infermiera ci interrompe con un
colpo di tosse e ci riferisce << Avete tempo fino all'una di notte per vederlo, se rimanete qua potete tornare
a casa>>
<< No, veniamo>> Enuncia mamma trattenendosi dal piangere, ma le lacrime non si comandando.
<< Bene>>
Ho aspettato i due in macchina, mi hanno concesso le chiavi di esse, se scopro chi ha mandato Zach alla
morte lo uccido veramente a mani nude, non importa se finisco in prigione, voglio solamente ricevere
giustizia per lui. Se fosse stato più aperto con noi e non si fosse tenuto tutto dentro, qualcosa avremmo
risolto. Ci resta solo che non mi facciano partecipare al suo funerale e poi siamo apposto, che dico, me lo
vieteranno sicuramente. Rientrati in macchina, restiamo tutti quanti in silenzio, se proferisco parola mi
faranno rimanere in silenzio, e come dare torto, e a casa, si dà il via al discorso serio.
<< Dunque Ryan, avremmo preferito parlatene domani mattina, però visto che ci siamo te lo diciamo ora>>
Mi informa papà.
<< Avanti ditelo>> Rispondo io esortandoli.
<< Al funerale non ti sarà ammesso di partecipare>> Un ghigno di dissenso compare sulla bocca.
<< Capisci che il tuo, è stato un atto terribile?>> Continua lui serio.
<< Ma non sapevo che si sarebbe suicidato>>
<< Non usare quelle parole con tanta leggerezza!>> Ringhia furioso lui.
<< Io non lo sapevo che lo avrebbe fatto>> Ho corretto il termine per non farli incazzare ancora di più.
<< Da cosa lo hai capito tu?>>
<< Io … >> La bocca trema nel ricordare quella frase.
<< Avanti>>
<< Gli avevo detto di sparire per la festa e lui mi ha risposto :” E’ quello che farò”>> Papà tira un pugno sul
muro, in esso si crea una crepa, e mamma ha smesso di piangere.
<< La parola stronzo ti si addice perfettamente. Tesoro, domani prepariamo gli scatoloni e trasferiamoci dai tuoi
genitori>>
<< Bravi scappate, scappate dal vostro unico figlio che vi rimane in vita. Io sarò pure uno stronzo, ma ripeto : voi
siete dei codardi>> Sputo acido, e non me ne penso, che vadano a farsi fottere.
<< Sì, siamo dei codardi e ne siamo fieri>> Replica a modo mio padre, e nel mentre si alza dal posto.
<< Anche se non ci parleremo, ti manderemo i soldi necessari per poter continuare gli studi, su questo sei
contento?>>
<< Fate come vi pare. Ah, se ve ne dovete andare fate in fretta. Buonanotte.>>
Fine Flashback ( Ryan)Nota autrice: che ne pensate della storia di Ryan? Avete pianto? Siete riusciti a comprendere maggiormente il personaggio? Scrivete giù nei commenti, vi aspetto!

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Il cambiamento perfetto
ChickLitValery inizia il secondo anno di liceo a Boston e lei non vede l'ora di varcare le porte insieme al suo amico Lucas. La ragazza lo attende al liceo come sempre, ma qualcosa è cambiato: Lucas non si è fatto vedere e lei inizia a insospettirsi, infatt...