6.

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Era tardi e tutti, sia il gruppetto di Hawkins sia quello del furgone dormivano.
Se ci pensate tutti facciamo cose diverse durante il giorno ma ci sono delle ore in cui milioni di persone fanno la stessa identità cosa. Dormono.
Se ci pensate tra tutte quelle persone ci sono persone che dormono nella stessa posizione, ci sono persone che fanno lo stesso sogno.

Ed era quello che accomunava tutti i ragazzi, dormivano. Chi più agitato come Erica, che inevitabilmente aveva riportato a galla brutti ricordi. Chi più sereno come Steve che aveva appena capito che l'amicizia era talvolta più importante dell'amore.

Se fissassimo Mike e Will in una scala da Steve a Erica sarebbero nel mezzo.
Non avevano veramente chiarito ma si erano liberati da un peso e nonostante l'imbarazzo il loro rapporto non era andato a puttane.

Robin e Dustin dormivano tranquilli così come Hopper e Jonathan a Hawkins.

Chi invece non dormiva tranquillo erano le ragazze di Hawkins.

Joice continuava a vedere suo figlio morto in mezzo al deserto; era da quando era partito che non riusciva a levarsi quell'immagine dalla testa.

Nancy non riusciva a smettere di pensare a tutti, specialmente a suo fratello.

Undici si agitava nel sonno, pensando a Mike. Gli mancava eppure non tanto quanto si sarebbe aspettata.

Infine, Lucas non dormiva affatto. Non poteva dormire con Max in quelle condizioni, ogni giorno era peggio, Will, con i suoi piani,
la stava uccidendo. Continuava a torturarsi le mani e a pensare irrefrenabilmete tutte le notti fino a quando non crollava.

Quella mattina tutti avevano da fare.

Il gruppo di Undici doveva capire come svolgere il sacrificio.

Il gruppo di Will tradurre il libro.

I primi a svegliarsi furono i ragazzi nel deserto. Erano affamati, il cibo era finito e l'acqua quasi.
<<Ragazzi, muoio di fame.>> si lamentò Mike dopo aver finito il suo snak. Gli altri annuirono d'accordo.
<<tenete, io non ho fame>> Will passò il suo mars a Dustin che accartocciava l'involucro del suo sneakers, poi si alzò.

Mike strappò il Mars dalle mani di Dustin e lo seguì.
<<Will? Tutto ok?>>
Il più piccolo si girò, ma non rispose, stranamente gli risultava difficile mentire a Mike, c'era qualcosa, nei suoi occhi, che lo costringeva a dire solo e soltanto la verità.
<<Pensi che non mi sia accorto che lasci il cibo?>> Mike lo guardava.
Pensava che non se ne fosse accorto nessuno, pensava che a nessuno interessasse di lui.
Quando Mike si era messo con Undici lui si era sentito uno schifo. Si era sentito un mostro per il semplice fatto che la loro relazione lo turbava. Quando infine si era reso conto che non sarebbe mai stato al posto della sorella si era sentito una nullità.
Si era sentito uno zero, come se non meritasse di essere felice così aveva dato la colpa al suo aspetto. Non poteva controllare la sua vita ma poteva controllare il cibo.
Non poteva cambiare il suo viso né sarebbe mai potuto diventare una femmina e sposare Mike. L'unica cosa su cui aveva il controllo era l'assunzione di calorie.
All'inizio era semplicemente il dimostrarsi di avere un determinato potere su sé stesso.
Poi però l'aveva perso, era diventata un ossessione.
Una punizione che il cervello infliggeva al corpo per non essere abbastanza.
E dal mangiare di meno era passato a trovare inconcepibile ingoiare un pezzettino di cioccolato.

Ma nessuno se n'era accorto, non dava la colpa alla madre, lei lavorava durante i pasti, Jonathan era quasi sempre fuori e Undici non poteva capire la gravità della situazione.

<<Will, lasciati aiutare. Ti prego.>> Mike lo implorava ormai, ma vederlo così lo fece stare ancora peggio. "Vedi, combini solo danni!".
<<Mike, sto bene, davvero. Mangia, sembri uno zombie>> si sforzò di sorridere.

Hey zombie! zombie-boy. MOSTRO.

<<Will, non mi importa un ficco secco! L'unica cosa che mi importa è che tu mangi questo snack>> Guardò il cioccolata che Mike teneva in mano, era da una vita che non né mangiava uno.
Non sapeva spiegare la repulsione che provava per quell'alimento. Guardò nuovamente in basso
<<Will, cosa devo fare per dimostrarti che mi importa di te!>> ormai Mike aveva gli occhi lucidi. Non ne era sicuro prima. Non poteva credere che Will, il suo Will soffrisse così tanto e a causa sua specialmente. Gli venne un incredibile voglia di baciarlo solo per fargli capire quanto fosse importante per lui.
Ma non poteva, avrebbe peggiorato la situazione. Dopo anni passati a rovinare rapporti qualcosa l'aveva imparata.

Così lo abbracciò semplicemente e quel gesto valeva più di cento baci, più di mille parole.
<<Ci tengo a te, tutti ci teniamo, non pensare mai che sia il contrario. Guardati, guardaci! È merito tuo se siamo quì. Nessuno avrebbe avuto il coraggio di sperare che ci fosse un altro modo. Ma tu sì, tu non hai mai smesso. Nel tuo cuore, Will, c'è un mondo migliore. E io ci credo, credo che possa esistere ma ci devi credere anche tu. Ritrova la scintilla che avevi un tempo, ritrova la speranza.>> Erano ancora uno stretto all'alto.
<<Mi sono stancato di sperare, Mike! Che senso ha? Che senso ha sperare se mi succedono solo cose brutte? Mi sono rotto i coglioni di aspettare che le cose belle accadano>>

Mike si staccò.

<<Facciamo finta che tu abbia il telecomando del mondo. Puoi scegliere di fermare il tempo, puoi tornare in dietro o puoi fare una cosa è poi resettare tutto. Cosa faresti? cosa desideri Will? Il mondo è tuo.>>
Will ci pensò. Gli passo per la mente di cliccare off, di porre fine a tutto ma immediatamente l'immagine del vuoto fù sostituita da quella di un bambino, Mike, gli sarebbe piaciuto tornare ad allora. E poi l'immagine del Mike grande. Forse sarebbero morti tutti, tanto valeva morire con il suo sapore in bocca.

"Vaffanculo, vaffanculo a tutti"

Poggio le labbra su quelle del ragazzo che non potè fare a meno di pensare che se l'avesse cercata. Non che gli dispiacesse. Will era bravo a baciare, mille volte più bravo di Undici. Lo strinse come stringeva lei e si ritrovò a paragonare le due cose: il corpo esile e modellato di Undici gli sembrava di ceramica, bellissima, delicata, era tutto perfetto ma ogni volta che si baciavano seriamente aveva paura di romperla.
Mentre con Will tutta quella preoccupazione spariva, con le mani gli afferrava i capelli e sentire le sue braccia forti sulla schiena era tutt'altra cosa.
Erano due cose diverse, completamente, eppure Mike si sentiva a suo agio con entrambi.

Ma non aveva senso pensarci, quel bacio non c'era mai stato, Will aveva il telecomando e Will aveva premuto "reset".
Era chiaro a tutti e due, quando si guardarono, che non ne avrebbero mai parlato.

<<Tocca a te>> disse Will con la voce strozzata, il groppo in gola che aveva, gli impediva di esprimersi chiaramente.
<<Cosa?>> Mike era confuso. (Come sempre)
<< il desiderio. Non sarebbe equo. E ci sarebbe sempre qualcosa in sospeso.>>
Mike ci pensò.
<<Voglio che lo mangi, anzi voglio che a ogni pasto o ogni volta che hai anche solo un po' di fame mi chiami.
Non c'è bisogno che tu lo mangi tutto ora. Voglio solo che tu mangi qualcosina. Non difronte agli altri se non ti va. Possiamo andare da qualche parte solo noi due.>> Will sorrise. Si sforzò di non controllare, dietro al pacchetto, il numero di calorie. Aprì il Mars. Lo spezzò in due, il caramello che filava non gli fece nessun effetto, non di piacere. Distolse lo sguardo. Se lo mise in bocca e masticò guardando in terra.

E come ogni volta che mangiava, il suo cervello lo rimproverava. I pensieri impazzirono.
Cominciò a pensare...
<<No, non pensare, guarda me>> Lo fece, alzò lo sguardo sul ragazzo che sorrideva. Non era un sorriso incoraggiante, sarebbe stato peggio. Era un sorriso vero, il sorriso di sue amici che condividevano uno snack.

N.A.
Non so, neanche perché faccio una nota autrice, non so che dire.

Solo, sono vicina a chiunque si senta come Will. Sono una sconosciuta, ma se avete qualsiasi tipo di problema ci sono.
È meglio comunque parlarne con un adulto o qualcuno di fidato.

Ognuno di noi è importante.
Ricordatevelo sempre. 💞


Ci Sei Sempre Stato Solo Tu ~ BylerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora