In Nomine Patri 1.1

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Ehilà! Sono tornata in questi lidi, vi sono mancata?

Sono qui per festeggiare l’arrivo a 5k di questa storia, e per farlo pubblico, come deciso da Instagram, il primo capitolo (anzi, il primo mezzo capitolo, per i numeri di Wattpad l’ho dovuto tagliare a metà) dello spinoff second gen della trilogia di Laidiria.

Vi lascio solo il capitolo, né la copertina (che ho già), né la quarta di copertina (che ho a sua volta), non voglio rivelare troppo tutto insieme.

Se volevate però rivedere Everard e Solomon devo darvi una triste notizia: tagliando il capitolo a metà, sono rimasti fuori. Apparivano, infatti, nella seconda metà delle pagine.

Ma non temete, saranno presenti come ombre nei pensieri di Ragnar e Amber, e spero che il punto di vista diverso possa stuzzicare la vostra curiosità.

Conoscerete inoltre altri due nuovi personaggi: Grace, la fidanzata di Amber; e James, il migliore amico di Ragnar.

In questo capitolo sono passati nove anni dalla fine dell’epilogo di Ingar, Amber ha ventuno anni e Ragnar quindici.

Buona lettura dunque, spero di poter finire questa storia presto per poterla caricare qui nella sua interezza!

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«Bad decisions make good stories»
Robot Needs Oil

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La ragazza continuava a lanciare il pugnale e poi andare a prenderlo nel tirassegno, sempre più vicino al centro perfetto. Portava uno dei suoi vestiti preferiti, quello color vinaccia, i capelli acconciati in una serie di complicate trecce dietro la testa e aveva gli occhi scuri più concentrati che mai. Si mordeva il labbro pensierosa quando doveva prendere la mira, e ogni volta che la lama si piantava in un punto che non era l’esatto centro di quel cerchio di legno lei si ingobbiva, frustrata e di malumore. 

“Stai andando benissimo, amore!” Grace, seduta sul tavolo dell’armeria con sopra gli altri pugnali, la guardava come sempre affascinata dalla precisione della compagna. Era alta per essere una ragazza, portava una chioma leonina e il vestito blu le andava troppo corto arrivandole alle caviglie e lasciando scoperti i sandali. Non avevano cucito un vestito su misura per lei perché viveva delle donazioni della città, essendo un’orfana che soggiornava nella stanza comune. Era stata abbandonata sulla porta della stanza da neonata, e aveva vissuto lì da allora. 

“Non è ancora abbastanza,” sibilò lei, andando a gran passi a riprendere il pugnale e sfilandolo dal legno dove si era piantato, pronta a tirarlo ancora.

Ragnar guardò sua sorella alzando un sopracciglio. Amber si era esercitata molto coi pugnali sin dall’infanzia, e ora era diventata quasi perfetta, lo sapeva. Ormai era costretta a tirare dall’altra parte dell’armeria per sperare in un miglioramento, tirando da più vicino avrebbe centrato il bersaglio ogni volta.

“Sai che non ti serve tutto questo allenamento, vero? Quando lo avrai non sbaglierai mai un colpo comunque. Sembri solo una scema quando fai così.”

Lei si voltò a guardarlo, seccata dall’interruzione. “Te l’ho già detto, mostriciattolo. Devo esserne degna. E per esserne degna devo essere in grado di possedere tutti i pugnali prima di quello. È speciale.”

Amma della MenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora