2.1 // Maratona

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Ovunque io sia, se avrai questo, saprai sempre dove trovarmi. Se mai ti troverai in difficoltà, se mai avrai bisogno di un po’ di magia... sarò pronto.

“Mostrami dove si trova,” disse Everard, correndo verso la direzione in cui sapeva ci sarebbe stata la cittadella, su per la montagna. “Mostramelo, ti prego.”

Il pugnale nelle sue mani ruotò come l’ago di una bussola, puntando quasi verso la direzione in cui stava correndo, ma di poco spostata sulla sinistra. Seguì la nuova direzione dettata dalla lama e corse a perdifiato, con i polmoni che gli scoppiavano e le gambe che gli facevano male. Corse e corse, le orecchie gli ronzavano, il cuore gli esplodeva nel petto e i suoi polmoni gridavano per il bisogno d’aria.

Non riusciva a pensare ad altro se non che doveva arrivare in fretta, più in fretta possibile, perché altrimenti i druidi sarebbero stati spacciati.

Moriranno. Tutti. Non possono sopravvivere senza magia.

Le parole di quel figlio di Ingar continuavano a tuonargli nella testa, dette con quel tono pacato, quasi disinteressato, come se della sorte dei suoi fratelli e sorelle non gli importasse niente. La rabbia che gli montò dentro in quel momento lo aiutò a correre più veloce, per il bosco silenzioso. Era difficile riuscire ad avanzare con gli alberi tanto fitti e il pendio scosceso. La cittadella dei druidi era stata allestita sui monti di Belt, vicino Beltann, sull’altopiano. Sarebbe dovuto salire per raggiungerla, e infatti il suo pugnale puntava alla cima mozza della catena montuosa, verso la grande piana che si trovava in alto sulle montagne.

Incespicò su una radice e per poco non cadde, ma questo non lo rallentò nella sua corsa. Il pensiero che un’intera razza sarebbe potuta svanire davanti ai suoi occhi – e lui, non lui, tutti ma non lui, non puoi permetterlo – lo mandava ai matti e lo spingeva ad andare ancora più veloce.

Il volto di Solomon gli lampeggiò nella mente mentre correva, per spingerlo a nuova forza quando ormai le energie lo stavano abbandonando. 

Astrid. Devo avvisare Astrid. Bisogna fermare Ingerid, non può finire così. Non può.

Ormai ansimava mentre correva su per il pendio, prendeva fameliche boccate d’aria che gli grattavano i polmoni dalla violenza con cui le inspirava. 

Sentiva le gambe deboli e il cuore impazzito, aveva male al petto, e tutto il fumo che aveva respirato quando era stato nella caverna l’aveva stordito e in quel momento ancora lo intossicava.

Nulla avrebbe potuto fermarlo, e se avesse incontrato un gruppo di elfi fuggiti dalla città, se l’avessero attaccato, lui li avrebbe smembrati senza esitare, senza farsi fermare nella sua corsa. Avrebbe distrutto chiunque e qualunque cosa si fosse messa tra lui e il suo obiettivo. 

Poi pensò a Frederick. Frederick, che era arrabbiato con lui, che gli aveva gridato quelle frasi con odio e con stizza. Frederick, che era sempre stato al suo fianco ma che non capiva, non poteva capire che lui non poteva lavarsene le mani, non avrebbe mai potuto. La presenza di Solomon in quella cittadella lo animava, lo spingeva a correre anche con il petto a pezzi gonfio di fumo e col cuore squarciato a metà, ma avrebbe tentato di raggiungere i druidi in ogni caso, non avrebbe mai potuto ignorare un messaggio del genere, un tale bisogno d’aiuto.

Il pericolo dell’estinzione dei druidi l’avrebbe comunque portato sin lì, la presenza di Solomon lo spingeva solo ad andare tanto veloce che sarebbe di certo arrivato in tempo, anche se avesse dovuto perdere la vita nel farlo. Sarebbe andato oltre ogni suo limite per raggiungere la cittadella, l’avrebbe fatto a ogni costo.

Il ragazzo tirò avanti, anche se il suo corpo gli urlava di fermarsi a riposare. Incespicò di nuovo nella salita, i suoi piedi slittarono sulla roccia mentre saliva di corsa guidato dal suo pugnale, e cadde strappandosi i calzoni all’altezza delle ginocchia, facendosi un taglio che iniziò a sanguinare e prendendo una botta che gli fece vedere tutto rosso per un attimo. Imprecò e si rialzò a fatica, ogni volta che appoggiava la gamba destra era un dolore per lui.

Amma della MenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora