6.1 // Legami

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Clarice era per strada, in quel piccolo angolino sicuro in cui si era sempre rifugiata coi suoi compagni, dove dormivano per terra tutti appiccicati e scappavano dalle guardie seminandole per i viottoli della città.

In quel momento George e Dott erano seduti per terra su un giaciglio di vecchi stracci a sistemare le trappole per topi, Everard e Frederick erano in giro a rubare, e infine Clarice e Sigga erano sdraiate in un angolo, le gambe intrecciate e i volti a pochi centimetri di distanza.

Sigga aveva un braccio intorno al fianco di Clarice, mentre Clarice teneva una mano sulla sua, e stavano là accoccolate e in pace a parlottare tra loro e ridacchiare. Era tutto così domestico, spontaneo e naturale che il cuore di Clarice venuta dal futuro si strinse a vederlo.

“Un giorno andremo via da qui,” disse Sigga, accoccolata contro di lei, accarezzandole il fianco. “Saliremo su una carrozza trainata da dei grandi cavalli e andremo via, verso il mare. Il mondo sarà nostro.”

“Tu sogni,” rispose Clarice, con un sorriso incredulo. “Questa cosa non accadrà mai.”

“Invece sì. Ti porterò via da qui, da tutto questo. Ce ne andremo in un posto dove ci rispetteranno, vivremo tante avventure fantastiche e potremo vestirci come vogliamo e andare dove vogliamo e non dovremo preoccuparci di mangiare.”

“E come intendi portare avanti questo grande piano, sentiamo?”

Sigga sorrise imbarazzata. Era bella da far male, le labbra piene tanto invitanti, quella pelle bronzea che amava toccare, i lunghi capelli lasciati liberi a incorniciarle il viso, e poi gli occhi. Occhi grandi, scuri, innamorati del mondo. Occhi infuocati impossibili da arrestare. “Sto limando i dettagli,” disse, lottando per non scoppiare a ridere.

“Stai limando i dettagli, eh?” chiese Clarice, tirandola più a sé. “Allora dev'essere quasi cosa fatta!”

“Diciamo che ho fatto il possibile...”

Clarice avvicinò il volto e le stampò un bacio sullo zigomo, proprio sotto l'occhio destro. Il sorriso di Sigga si allargò e anche lei le baciò il volto, come erano abituate a fare quando vivevano per strada e anche dopo, dopo tutta la storia dei druidi e salvare il Regno.

Solo negli ultimi tempi, dopo il risentimento di Sigga, quelle effusioni erano sparite. Perché la sua amica era arrabbiata con lei, si sentiva ferita e tradita da quello che Clarice aveva fatto, e non si sentiva più a suo agio con lei in quel modo.

La Clarice del futuro si avvicinò ancora alle due ragazze sul giaciglio di foglie secche. Mancavano solo due stagioni al momento in cui Everard e Sigga si sarebbero trasferiti via dalla strada, al momento della grande rivelazione di Clarice in cui si sarebbe resa conto di essere innamorata.

In quel momento la loro era solo un'amicizia pura, genuina, due cuori affini che riescono a trovarsi e votano la vita al sostenersi a vicenda e passare del tempo insieme. Clarice non aveva più avuto nulla del genere nella sua vita, neanche con Frederick, con cui aveva vissuto in simbiosi e condiviso tutto. L'unica per cui aveva provato quell'affetto incondizionato e costante era stata lei, Sigga.

D'un tratto Sigga urlò, tra le risate, perché Clarice aveva iniziato a farle il solletico. Clarice le salì sopra a cavalcioni e continuò a torturarla, e la ragazza si dimenò sotto di lei pregandole di fermarsi. Allora lei obbedì e la guardò, sotto di lei, sorridente e ansimante, la guardò con occhi tali che resero tanto chiaro alla sua versione futura che lei già l'amava, solo che non lo sapeva ancora. Sigga si sollevò e iniziò a baciarle il volto, le guance, la linea della mascella, le palpebre, la fronte, il naso. Clarice sapeva che in quel momento, il cuore della sua versione passata scoppiava di gioia.

Amma della MenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora