“Dobbiamo fare qualcosa,” disse Solomon, tentando di mantenere la calma. “Vanno fermati, subito.”
“Tagliamogli la gola,” disse Hildebrand, anche lui guardava Edmund, gli occhi azzurri affilati come lame. “Stanno dormendo, non se ne accorgeranno nemmeno.”
“Sei matto? Non possiamo ucciderli così, mentre dormono. Sarebbe codardo e crudele. Noi non siamo così,” disse Floki.
“Forse tu non sei così, io lo sono eccome,” rispose il ragazzo, le sue mani che iniziavano a brillare.
“Loro vogliono farci fuori,” disse Solomon. “In modo codardo e crudele. Perché noi dovremmo comportarci in modo diverso?” Davanti a lui apparve Everard, le condizioni in cui era tornato al castello prima che tutto crollasse, l’ultima volta che erano stati insieme.
Avvertì ancora ogni ferita che aveva sentito quando l’aveva analizzato quella volta, ogni taglio, ogni osso incrinato, ogni bruciatura, provò a ripensare al suo dolore. Edmund l’aveva torturato. Aveva toccato qualcosa che non avrebbe mai dovuto toccare, e Solomon non ci vide più per un attimo.
La rabbia montò in lui come la marea, e la sua magia, volubile e ingestibile, che non era più in grado di controllare, ebbe la meglio su di lui.
“Perché noi non siamo selvaggi,” spiegò Sigrùn.
La protesta venne troppo tardi. La magia di Solomon era scappata dal suo controllo. Proprio accanto al giaciglio di Edmund era divampata una fiamma alta e vermiglia, che aveva proiettato una forte luce tutt’attorno e aveva aumentato la temperatura all’improvviso.
Solomon vide Dameta fare un veloce gesto della mano e d’un tratto i suoi compagni sparirono, divenuti invisibili. Capì di esserlo lui stesso quando Edmund si svegliò di soprassalto, e si guardò intorno strabuzzando gli occhi senza vederli. Neanche Solomon sapeva più dove fossero i suoi amici, grazie al disperato gesto di Dameta per non mostrarli ai figli di Ingar. Restò immobile come un fuso, pietrificato, mentre guardava Edmund con gli occhi annebbiati dal sonno che li sgranava, resosi conto dell’incendio.
“Magia!” esclamò, saltando in piedi e provando a spegnerlo con un incantesimo.
Ma le fiamme evocate da Solomon, un figlio di Tanvar, non potevano essere contrastate da un druido dal marchio sbagliato. Erano troppo potenti per lui.
“Svegliatevi, presto! Ci stanno attaccando!”
I druidi restanti, compagni del ragazzo spaventato e confuso, non si mossero di un millimetro. Solomon capì che era stata Sigrùn a farli addormentare, e Edmund andò nel panico di fronte a lui, si gettò in terra e si inginocchiò sul prato accanto a un druido donna addormentato.
“Gerta!” esclamò, scuotendola con entrambe le mani, il viso che si contorceva in una smorfia d’ansia. “Gerta, ti prego, svegliati!”
Il druido, capelli biondo cenere, pelle pallida e palpebre chiuse, aveva una lunga tunica del colore del muschio, come tutti loro. Edmund la pregò e implorò di svegliarsi, e Solomon provò un piacere sadico nell’intuire che i due dovevano essere amanti.
“Addormenta anche lui,” disse la voce di Hildebrand, “e facciamola finita.”
Prima che chiunque potesse fare qualcosa, uno degli altri druidi presenti nella radura spalancò gli occhi e, fulmineo, mosse il braccio verso di loro. La terra tremò, le radici dell’albero accanto là accanto diedero uno scossone proprio sotto di loro e Solomon si ritrovò sbalzato a terra.
“Ma come…” disse la voce di Floki, seguito da un gemito di dolore dall’essere caduto in terra.
La perdita di concentrazione di Dameta, anche lei finita con le ginocchia sul prato, fece riapparire i suoi compagni, e lui con loro, agli occhi dei nemici.
![](https://img.wattpad.com/cover/291137220-288-k84642.jpg)
STAI LEGGENDO
Amma della Mente
FantasiREVISIONE IN CORSO | leggere solo i capitoli con la spunta [nuovo] o [revisionato] ATTENZIONE: sequel di "Tanvar delle Fiamme", che trovate su questo profilo. Jasper è stato sconfitto e Richard si è insediato sul trono. Nonostante la buona notizia...