XXX. In segreto - prima parte

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Se a Sasha era mai capitato di immaginare possibili luoghi dove organizzare incontri segreti aveva pensato a tutto, doveva ammetterlo, tranne che a una sauna.

«Esiste forse posto migliore dove spogliarsi di ogni sovrastruttura, prima di tutto dei vestiti?» stava dicendo Lukas mentre li precedeva nello spogliatoio.

Ilyas emise uno sbuffo, Sasha si limitò a una scrollata di spalle. In realtà avrebbe avuto un paio di obiezioni a quella teoria, per quanto riconoscesse che una sauna aveva il giusto grado di impensabilità per un conciliabolo; a chi sarebbe mai venuto in mente di spiare degli uomini, tutti nudi come Adamo in paradiso, riuniti per farsi una sana sudata? Forse in passato, in qualche vecchio film da KGB, non nella modernissima Mosca dove la gente parlava di ammazzare altra gente anche davanti al samovar della colazione, mentre si gustava bliny fumanti. Quindi ci poteva stare, certo, che Vosikiev avesse proposto di vedersi ai famosi bagni di Sanduny per decidere le prossime mosse volte a stanare il progetto dei Novikh. Non capiva comunque perché non nel quartier generale dei Khlysty. Il Vor aveva forse paura di altri traditori dopo che, a quanto pareva, l'uomo di cui più si fidava a Mosca si era rivelato un voltagabbana? Magari c'erano state altre infiltrazioni; Sasha poteva solo immaginarlo.

Era stato convocato insieme a Ilyas e ne era stato sorpreso, visto che pensava che il suo ruolo si fosse esaurito dopo quella sessione di recupero della memoria. In realtà, Ilyas era stato il primo a essere chiamato. Il Vor voleva parlare specificatamente con lui, così gli aveva detto Lukas, che aveva ricevuto il compito di accompagnarli. Sasha non aveva capito per quale ragione volesse vedere entrambi, ma presto l'avrebbe scoperta.

Chissà perché non vuole parlare anche con Aisha, si chiese mentre entrava nello spogliatoio comune e cominciava a riporre le sue cose. A dire il vero, ne era rincuorato. Lei aveva già fatto tanto, a suo parere, e poi sarebbe stato di fatto impossibile organizzare un incontro in sauna con lei. Nei bagni di Sanduny si praticava la sauna banya tradizionale, quella che lui considerava a pieno titolo un buon esempio dell'atavico disprezzo dei russi per la moderatezza e la comodità, nonché simbolo del loro culto della sofferenza: le saune banyas erano di solito divise per sesso, almeno quelle più altolocate come quelle terme di Mosca, non certo i capannoni di cinque metri che si trovavano in campagna, in mezzo alla neve, dove tutti si mischiavano con tutti, a battersi la schiena con rami secchi di betulla, i veniki, e a scolarsi litri di kvas.

Seguendo quel corso di pensieri, non poté evitare di immaginare lui e Aisha insieme in una banya, una di quelle più rudimentali e vere, costruita nelle vicinanze di un fiume o di un lago, con un foro di ghiaccio in cui tuffarsi dopo l'immersione nei vapori. La sua mente aveva già delineato la silhouette snella di lei che usciva dalla sauna tendendogli la mano, i capelli castani, ritornati lunghi, che le scendevano sino alle reni, la forma delicata del bacino e il risaltare della pelle ambrata risaltava contro il bianco della neve. Provvide a ricacciare frettolosamente quell'immagine in un angolo della coscienza, sentendosi arrossire fino alle doppie punte dei capelli.

Ecco, a quello non doveva pensare. Doveva smettere di pensarci in generale, soprattutto dopo quel che era successo pochi giorni prima, quando lei era sembrata così vicina, inaspettatamente e paurosamente vulnerabile, e lui si era sentito così coinvolto, turbato ed emozionato al tempo stesso, come se avesse scoperto insieme al dolore anche la gioia più estrema. Non voleva però farsi illusioni o forzarla o qualunque altra cosa. Non sapeva neanche cosa pensare dopo essersi immerso nei suoi ricordi e averne accarezzato l'anima – non trovava altro modo di esprimerlo. Era stato così tanto, e tutto in una volta, che non aveva saputo contenere le proprie emozioni, tutto ciò che aveva provato, la sofferenza di lei, nascosta eppure vibrante quanto un nervo scoperto, e la felicità nel tenerla stretta e sapere di non essere inutile, di poter fare qualcosa, prendendo quel dolore, anche per poco, su di sé.

Wolfen - Vol. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora