XXX. In segreto - seconda parte

116 9 68
                                    

«Non potrebbe essere stato lo stesso Karanev a coprirli?» chiese Sasha. Ormai si era gettato nel gioco delle supposizioni. «Se è ancora vivo...»

«E perché farsi sfuggire la ragazza che utilizzava per i suoi esperimenti? No, non è stato lui. Deve essere stato qualcun altro, qualcuno che non voleva che vi catturassero, che voleva proteggervi.» Ljuba Vosikiev scosse la testa. Continuava a guardare Ilyas, che se ne stava in silenzio, seduto rigido contro la panca. «Il fatto è questo: tu pensi di essere al sicuro, che tu e tua sorella siate fuori da qualsiasi radar perché siete fuggiti da quel posto, ma chi ti dice che lo sarete per sempre? Non è per questo che vi siete spinti fino a qui, non vivere con una spada di Damocle costantemente sul capo?»

Ilyas non rispose. Sembrava assorto, il volto una maschera dura e indecifrabile.

Il silenzio che calò nella parilka non durò a lungo comunque: Lukas lo spezzò quasi subito.

«E dovrebbe impersonare Aleksandr Novikh per scoprire cosa è successo alla sorella? Ljuba, questo è un piano da kamikaze.»

Ecco, quel che aveva pensato anche Sasha.

«Non se lo guidiamo. Lo faremo alla Shkodka che, guarda il caso, è proprio una notte di luna piena. Manca poco, è vero, ma abbiamo più tempo a disposizione per istruire qualcuno a fingersi un alto vory che insegnare a un senziente ancora inesperto a entrare nella testa di una persona.»

Adesso Sasha si sentì preso in causa. Fece per intervenire, ma Lukas, ancora una volta, prese parola.

«Entrare nella casa di Boris Novikh: tanto vale calarsi in una fossa di serpenti! Io non credo affatto...»

«Le possibilità sono solo queste: dobbiamo entrare nel covo di Boris Novikh, in qualche modo, nel cuore dei suoi piani. Lui non si fida di nessuno se non dei suoi figli. Con Aleksandr Novikh abbiamo un accesso privilegiato grazie a Raisa. È un'occasione da sfruttare.» Vosikiev ritornò a guardare Ilyas. «Non vuoi capire cosa è successo a tua sorella?»

«Vaffanculo» mormorò lui, facendo irrigidire gli uomini ai fianchi del Vor. Quest'ultimo però non si scompose.

«Siamo insieme, ragazzo: in questa storia siamo tutti coinvolti. Quel che è successo a lei poteva capitare a chiunque e purtroppo è successo proprio a lei. Potrebbe accadere di nuovo, anche domani, e non possiamo permetterlo. Mi dispiace per quel che avete passato.» Sembrò indugiare su quelle parole, lo sguardo ancora dritto, puntato sul giovane vulkulaki. «Pensi che mi sia indifferente? Pensi che ti stia chiedendo di andare in prima linea senza considerare tutte le incognite? Ti do la mia parola che faremo tutto il possibile per salvaguardarti.»

«Non sono preoccupato per me» rispose Ilyas, un mezzo sibilo, fremente di baldanza ma anche di paura – Sasha la percepì, nonostante l'altro cercasse di nasconderla tra le pieghe della voce.

«Lo so.»

Scese un altro, l'ennesimo, silenzio in bilico. A lui cominciava a mancare l'aria.

Dieci minuti, siamo qui da quasi dieci minuti, fra poco ci cuoceremo...

Non avevano neanche indosso i cappelli di feltro che a volte si portavano, le shapkas, per proteggere il capo dalle alte temperature. Si passò la mano dietro la nuca e la trovò intrisa di sudore.

«Se questo piano dovesse funzionare» iniziò, cauto. «E badate bene: dico se. Se Ilyas accettasse, se funzionasse... ecco, come la mettiamo con il vero Aleksandr? Se Ilyas prende il suo posto lui che fine fa? Lo addormentiamo e quando si sveglierà non saprà niente di quello che gli ha detto il padre? Come...»

«A quello ci penserò io» prese parola Bogdan. «Ho la capacità di impiantare nella mente di una persona dei ricordi artefatti. Manipolerò la memoria di Aleksandr Novikh al punto da fargli credere di aver partecipato all'incontro.»

Wolfen - Vol. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora