XXXI. Obbedienza

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Come sempre quando compare un certo personaggio (Jagun Bezbòznij), devo mettere un warning grande quanto la Russia: ATTENZIONE, verso la fine di questo capitolo, che pubblico intero perché più breve, c'è una scena parecchio violenta. Stavolta grafica, niente di alluso, anzi.

Da saltare se non si è a proprio agio con rapporti abusivi e in generale da maneggiare con cura.

(Vi giuro che una gioia esiste anche per Ilyas; il prossimo capitolo si intitolerà "Libertà" proprio in opposizione a questo. Non disperate!)


XXXIII. 

Obbedienza


Era tornato alla SAVKA.

Prima di presentarsi davanti all'ingresso Ilyas aveva girato nei dintorni per almeno due ore, nel tentativo di scaricare la tensione. Non che ci fosse molto da vedere nei pressi di Čaadaevka Penza: era una base militare come ne aveva visto infinite nella sua esistenza. Gli ricordava il Comando di Darial coi suoi edifici alti e minacciosi, i reticolati di filo spinato e gli onnipresenti cartelli con scritto: "Zona militare – Divieto di accesso – Sorveglianza armata".

Nel suo gironzolare aveva dovuto fermarsi un paio di volte e trarre dei profondi respiri. Si era accorto che le gambe gli tremavano leggermente come gli era capitato fin troppe volte in passato.

Sono qui solo per una risposta, si disse nel porgere i documenti al soldato ai controlli d'entrata. Per darla e per riceverla. Solo questo.

«Ha un appuntamento?» gli chiese l'uomo dopo averlo squadrato con una certa diffidenza.

Ilyas assentì e si lasciò perquisire. Gli requisirono tutte le armi com'era prassi, ma aveva nascosto una lama tra i capelli. Si trattava di una lama sottilissima, fatta non di metallo bensì di ossidiana, ricavata da uno dei suoi pugnali. L'aveva lavorata sulla cote fino a darle la forma di un fermaglio che aveva nascosto nella nuca, sotto la coda arrotolata. Quando passò sotto il pannello di scansione rimase fermo e immobile per alcuni secondi angosciosi. Il macchinario non registrò nulla e nessuno dei soldati all'ingresso notò il fermaglio. Riuscì ad entrare.

«Il generale adesso sta supervisionando gli addestramenti» lo informò un giovane sottoufficiale dalla divisa inamidata. «La porto nel suo uffi...»

«È nel campo di addestramento? Andiamo lì?»

L'altro parve esitare, ma alla fine acconsentì a scortarlo fuori. Mentre lo seguiva, Ilyas registrò ogni dettaglio dell'ambiente circostante. Per essere il Comando Generale dello Stato Maggiore dell'esercito federale russo non si trattava di un complesso molto ampio. Dopo gli uffici amministrativi, con le loro strutture d'acciaio e vetro, si estendeva un agglomerato di edifici prefabbricati per non più di dieci ettari. Il colore dominante era il bianco, lo stesso delle divise di ordinanza dei soldati, che aveva l'effetto di far riverberare la luce del sole, anche il misero bagliore che filtrava quel giorno. Sul lato sinistro della carreggiata scorse la porta carraia di una base dell'aeronautica, sovrastata da una struttura in cemento armato e una garitta dove sventolava la bandiera della Federazione.

Jagun Bezbòznij era nel campo di addestramento e stava supervisionando i soldati come un tempo faceva con le reclute e i soldati della Legione. Ilyas ricordava quel periodo, fatto perlopiù di marce a piedi per oltre cinquanta chilometri alle cinque di mattina, in assetto regolamentare con mitragliatrice e zaino affardellato, sulle montagne e in terreni più accidentati. In quei giorni c'era sempre un qualche tipo di prova da affrontare, da quella per annegamento, quando li gettavano in una piscina con polsi e caviglie legati, a quelle informali, non previste da nessun protocollo, che i loro istruttori si inventavano per testare il loro coraggio – ne avevano avuto uno, agli inizi, che gli aveva ordinato di bere vodka da un teschio ricavato dal cranio di un nemico sconfitto. A lui sia quelle prove sia le estenuanti esercitazioni fisiche non avevano mai spaventato, né debilitato. Fosse stato convinto che ci fosse uno scopo in quel che stava facendo forse sarebbe diventato un soldato perfetto.

Wolfen - Vol. 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora