Capitolo 23 - Cicatrice

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Al termine degli allenamenti Mindy ci ha congedato, anticipandoci il lavoro che avremo fatto più tardi: sfida contro di lei. All'idea, ho captato eccitazione per un combattimento contro la mia istruttrice e terrore per il fatto di uscirne amaramente sconfitta. Non perché io non creda in me stessa e alle mie capacità, bensì per l'idea di scontrarmi con qualcuno che è molto più abile di me e ha più esperienza.

Raggiungo il dormitorio per recarmi alle docce. Al contatto con l'acqua, brividi freschi mi percorrono la schiena, esposta al di sotto del getto. Normalmente sarebbe più ovvio sciacquarsi con acqua calda o tanto meno tiepida. Stavolta, nonostante io non abbia sudato granché, preferivo rinfrescarmi, ricordando quando andavo con Anton e Nancy ai ruscelli accanto ai campi dei Pacifici. In un certo senso, avevo nostalgia della mia vecchia vita ma non potevo non ammettere che adoravo questo nuovo mondo.

Dopo aver spento l'acqua, prendo un asciugamano posto accanto al lavandino adiacente, cominciando ad asciugare le fresche goccioline, rimanendomi addosso, però, l'umido fresco che mi regalava quell'immenso senso di pulito. Raggiungo il mio letto, prendendo i miei vestiti puliti che odoravano di uno strano profumo: tra gli Intrepidi, è più comune la puzza di sudore piuttosto che l'odore di lavanda che percepisco sui miei abiti.

Lancio un'occhiata verso il mio orologio da polso, le quali lancette segnano le 11:20. Penso a cosa potrei fare o dove dovrei andare per passare un po' di tempo libero prima del pranzo e dell'allenamento pomeridiano.

Arin entra nel dormitorio mentre comincia a spogliarsi dei suoi abiti sudati. Le sorrido, facendole un cenno della mano. Lei mi si avvicina, slegandosi la sua piccola coda da cavallo, diventata un mucchio di nodi.

«Ehi, dove vai?» mi domanda, osservandomi e capendo che ero pronta per uscire dal dormitorio.

Stringo le spalle: «Vado a farmi un giro» la informo. Le alza la mano, con l'indice puntato in alto: «Dammi un minuto» dice in fretta.

«Vengo con te».

Mi accomodo sul mio letto, le gambe aperte e le mani conserte, aspettando Arin. Dopo pochi minuti, Arin esce dal bagno, strizzando i capelli bagnati e avvicinandosi al suo letto.

«Com'è andata con il cadavere?» domanda, riferendosi evidentemente a Judith.

Stringo le spalle: «Bene. Perlomeno, non mi ha fatto male» le rispondo, mentre lei comincia a vestirsi ed io cerco di non guardarla: «A te?» le chiedo, riferendomi al suo allenamento con Hans.

«Quella bestia non smetteva di tirare pugni» risponde, mentre afferra la maglietta, per poi infilarsela: «Neanche il tempo per dirgli 'Facciamo a cambio'» conclude, cominciando a scuotere la testa. Mi si avvicina: «Va bene, andiamo!» esclama, infilandosi la giacca.

Usciamo assieme dal dormitorio, dirigendoci al Pozzo. Da lì, avremo deciso dove poter andare. Avevo una disperata voglia di camminare, nonostante l'allenamento di pochi minuti fa. Inoltre, non conoscevo nemmeno l'intera residenza e Arin era al mio fianco. Dato il fatto che era nata qui, poteva portarmi in luoghi di cui non conoscevo l'esistenza.

«Potrei piacere ad uno come Anton?» comincia all'improvviso. Le lancio un'occhiata, mentre lei tiene lo sguardo fisso davanti a sé. Riporto lo sguardo dov'era. Ripenso a tutte le Pacifiche che crollavano ai piedi di Anton, dato il fatto che non era solo estremamente bello, ma anche stranamente molto muscoloso per essere uno di quella Fazione.

«Perché no?» cerco di risponderle; «Sei bella e forte e lui ama queste caratteristiche nelle persone» le faccio notare. Sul suo volto si accende un sorriso che non può non far sorridere anche me.

«Voglio dire...» ricomincia, facendo una pausa di diversi secondi. Io attendo, riposando il mio sguardo sul suo: «Questa non mi fa diventare tanto brutta, vero?» domanda, indicando la sua cicatrice sulla guancia destra. Quel taglio era molto grande e doveva di certo essere inflitto profondamente, perché il segno lo si vedeva perfettamente.

The Divergent Series: By Tess - DivergentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora