Capitolo 24 - Sospetti

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Guardo Arin.

Nei suoi occhi erano percettibili non solo frustrazione e gioia per quel giorno di cui mi ha raccontato, ma anche lacrime pronte a scorrerle tra le guance. Una era sul punto di scendere. Da una parte volevo che non scendesse. Se solo l'avesse fatto, avrei pianto anch'io, dopo tanto tempo. Quella lacrima era ancora lì, in bilico tra l'essere ricacciata dentro o rigare la guancia sinistra, quella con la cicatrice di cui ora ho saputo la storia. Una storia che mi provocava brividi continui, tristezza e consolazione per la ragazza che mi trovavo di fronte.

Alla fine scende.

Non penso di aver mai visto un Intrepido piangere. La loro Fazione comprende persone forti e dure come le rocce. E le rocce non piangono. Eppure, non tutte le rocce sono permeabili, che assorbono ma non cacciano. E la ragazza minuta che mi ritrovo a un metro da me ne è la prova.

Mi precipito ad abbracciarla. Un abbraccio più forte, intenso e caldo di quello che ci eravamo date in precedenza. Sentivo le sue piccole mani stringermi a se e, nonostante sia una ragazza bassina quanto me e magra, quasi senza un filo di muscolatura, in realtà è molto più forte di me. Non solo di forza fisica, penso. Ma anche emotiva, perché è riuscita a superare una situazione tanto brutta quanto quella che mi ha raccontato, nonostante ci sia stato qualcuno ad aiutarla. Ron.

Entrambi dovevano essere tredicenni secondo il periodo descrittomi da Arin. Eppure, entrambi sono riusciti a mettere fine ad una situazione frustrante, nonostante il piccolo danno collaterale, quale la cicatrice. Però, credo che quella cicatrice servi. Servi a non dimenticare quello che è accaduto e serve a rendere più forte e resistente una persona in un momento complicato come quello che ha vissuto Arin.

Restiamo appiccicate per un pò. Per molto. Sembrano passare minuti, eppure io vorrei che restassimo così il più possibile. La sua testa poggia sulla mia spalla, nonostante debba abbassarsi di un pò, data la mia statura di poco inferiore alla sua. Il viso è nascosto sulla mia giacca, che sento inumidirsi sempre più. Riesco a percepire le calde e salate lacrime fuoriuscire dagli occhi forti e aggressivi, ma allo stesso tempo, caldi e rassicuranti di Arin.

Dopo diversi minuti, lentamente, ci allontaniamo, senza abbandonare il nostro contatto fisico con due mani strette tra loro. Con la mano libera, Arin si asciuga le lacrime, cominciando a sorridermi. Le sorrido anch'io, senza allungare troppo le labbra perché, così facendo, temevo di iniziare un infinito pianto per la mia amica, nonostante nella vicenda io non centrassi nulla.

Sospiriamo entrambe. Alziamo ed abbassiamo il petto in modo evidente. «Va bene..» afferma Arin. Come per dire: 'Bene, abbiamo raccontato la storiella, abbiamo pianto ed ora finiamola'. Annuisco ed insieme ritorniamo al Pozzo.

«Che ti va di fare?» domanda, con un tono tranquillo e sereno, come se si sentisse contenta di avermi raccontato un momento complicato del suo passato. Lancio uno sguardo al mio orologio da polso. 12:00. Per il pranzo era presto, eppure sentivo lo stomaco ruggire, chiedendomi di riempirlo con qualsiasi alimento.

«Non è presto per il pranzo, vero?» le chiedo, rendendomi conto della stupidità inserita in domanda: l'avevo detto io stessa che era presto. Lei arriccia il naso, portando un dito sotto al mento, come per pensarci.

«Perché no? Muoio di fame anch'io!» afferma e io sorrido, contenta di non aver detto una cosa troppo ovvia e ridicola.

Appena giunte al Pozzo, imbocchiamo il corridoio per raggiungere la Mensa. Appena arrivate, questa è semivuota; solo qualche Intrepido sparso qua e là. Una ventina al massimo.

Prendiamo qualcosa - di troppo - da mangiare per dirigerci alla solita tavola. Osservo i miei piatti: una zuppa di verdure; un secondo con una fetta di carne e dell'insalata come contorno. Un pezzo di pane e un bicchier d'acqua affiancano il tutto.

The Divergent Series: By Tess - DivergentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora