La mia vista sembra offuscata. Decido di intervenire portando alle palpebre le mie dita sudate, che aiutano ben poco. Continuo a strizzare l'occhio fino ad avere una chiara immagine della situazione: Nancy ricomincia a passeggiare avanti e indietro per l'aula e nel frattempo Anton è poggiato contro un banco. Vorrei avvertirlo dell'imminente caduta, ma lui sembra trovarsi immerso dei suoi pensieri. Il suo sguardo si posa tra le piastrelle giallognole del pavimento ed io provo a capire cosa attiri la sua attenzione. Le sue labbra sono semi aperte, come se stesse per dire qualcosa, ma non lo fa. Io sono ritta in piedi. Le braccia incrociate. Nonostante il mio corpo sembri paralizzato, i miei occhi non smettono di muoversi tra Nancy ed Anton. Non vorrei essere la prima a parlare. Non dopo la rivelazione che Nancy ha appena confessato.
Lei è una Divergente.
Quelle parole mi suonano ancora strane. Non avevo mai visto un Divergente e mi ero quasi convinta che fossero delle creature leggendarie. Ma ora, una di loro è qui, davanti al mio sguardo. Non riesco a sopportare il silenzio, così decido di parlare: «Quindi, se sei Divergente, » quella parola facevo fatica a pronunciarla. Nella società non è permesso parlarne e io non avevo niente da dire a riguardo; «che, insomma, vuol dire?». Odio non sapere qualcosa, ma in quella situazione non sapevo niente della materia. Nancy comincia a parlare senza bloccare il suo nervoso movimento delle dita: «Essere Divergente », pronuncia quasi in un sussurro. Non so se faccia così perché non ci è permesso parlarne o se lei ha paura di ciò che è: «vuol dire avere predisposizioni in più di una Fazione. Il cervello lavora in tanti modi diversi, a seconda delle tue capacità».
L'ultima frase non riesco neanche a percepirla. A quanto dice, viene chiamato Divergente la persona che ha predisposizioni verso più Fazioni. Io sono risultata Intrepida ed Abnegante. Sono Divergente anch'io? E se è così, perché Veronica non ha cercato di avvisarmi?
Anton alza finalmente lo sguardo, poggiandolo sugli occhi di Nancy: «Verso quali Fazioni hai predisposizioni?» La sua voce appare spenta, come la luce nei suoi occhi sempre ricchi di vita e vivacità. La rivelazione che sia io che lui abbiamo ricevuto, deve averlo sconvolto nel profondo. Nancy smette il suo frenetico movimento delle dita e guarda dritto negli occhi verdi di Anton. Sospira: «Pacifici ed Eruditi».
Alla nomina della fazione intelligente, Anton si irrigidisce; qualsiasi cosa essi gli abbiano fatto, devono averlo ferito profondamente. Toglie il suo sguardo da Nancy, tornando alla sua piastrella sul pavimento. Porto le braccia lungo i fianchi, facendo un sospiro e avvicinandomi alla finestra ancora umida dalla notte trascorsa. Cerco di non pensare a quello che mi è risultato, a quello che sono. Pacifici. Eruditi. Abneganti. Intrepidi. Tutti questi nomi mi martellano il cervello.
Non posso credere a come si sia trasformata questa giornata, penso. La verità era che la mia unica preoccupazione, stamani, era lo svolgimento del test, mentre ora mi ritrovavo ad avere a che fare con due Divergenti: me e la mia migliore amica. Mi volto verso i miei due amici: «Quello di cui sono certa, è che non sarebbe una mossa intelligente spifferare a qualcun'altro o mostrare le proprie doti da Divergente a qualcuno che non siamo noi. Per questo, restiamo d'accordo su questo: la Divergenza non è qualcosa di cui vantarsi, quindi manteniamo tra noi quello che ci siamo detti».
Forse dovrei dire loro di me, penso; Nancy è stata sincera con me e Anton e io non dovrei non esserlo con loro. Nancy sembra annuire e anche quello che fa Anton sembra somigliare ad un accenno di consenso.
Sospiro nuovamente portandomi una mano alla fronte. Non faccio altro che pensare a se svelare o meno il mio esito finale al test. O meglio, i miei esiti.
Anton raggiunge una posizione retta mentre la sua colonna vertebrale sembra essere stata sostituita improvvisamente da una lastra d'acciaio. Nancy continua a fissarlo. Sembra essersi resa conto che quello che ha detto deve averlo scosso. Tutti e tre, senza dire una parola, usciamo dall'aula. I sedicenni di tutte le Fazioni sono ancora dove li avevamo lasciati. Decidiamo, dunque, di raggiungere la nostra Fazione. Camminando percepisco la tristezza legata a rabbia di Anton. Vorrei chiedergli il motivo di tutto questo odio verso gli Eruditi, ma decido di non far vibrare una corda in cui tutti e tre siamo in equilibrio per miracolo. Non facciamo in tempo a sederci che una donna Erudita ci annuncia la fine dei test attitudinali. Tutti noi - Pacifici, Eruditi e Candidi - ci dirigiamo verso gli ascensori. Gli Intrepidi scelgono le scale come loro nuovo luogo di acrobazie spericolate mentre gli Abneganti aspettano che tutti escano in segno di altruismo verso noialtri.
***
Appena usciti dall'edificio del Livello Superiore, ci rechiamo alla fermata dell'autobus. Anton è al mio fianco e sembra voler essere il più distante possibile da Nancy che, a sua volta, tiene le distanze da Anton. La fermata è piena zeppa di ragazzi. Convinco entrambi i miei compagni a raggiungere la fermata del quartiere degli Abneganti nel tentativo, intanto, di far passare diversi autobus, prendendone uno semivuoto.
Camminiamo in silenzio. Un silenzio insopportabile viste le circostanze, così decido di rompere il ghiaccio: «Che vi va di fare oggi? Una festa pre-Cerimonia della Scelta?» annuncio. Non avrei mai detto nulla del genere ma vista la tensione palpabile tra Anton e Nancy, ho deciso di smuovere le acque.
Anton decide di parlare mentre io non posso che gioire mentalmente: «Mi sembra una buona idea» dice, per poi spostare il suo sguardo su Nancy, come per dirle, o quasi, ordinarle di rinunciarvi a furia di inventarsi una scusa del tutto improbabile. Lei, cammina - non saltella, come le è usuale - con passi che sembrano muoversi su un pianeta in assenza di gravità. La sua postura è retta e i capelli - che prima, con il sudore e l'agitazione, avevano ridotto lo chignon in un intreccio strano di capelli più simili ad una rete da pescatori - rimessi in ordine in una coda da cavallo ordinata. Ricambia lo sguardo di Anton, per poi spostarlo sui suoi piedi: «Credo che rimarrò a casa, questo pomeriggio» dice con tono pacato, simile a un sussurro.
Non dico più nulla.
Arriviamo al quartiere degli Abneganti. Il loro è sempre stato un luogo pulito e ordinato. Le abitazioni tutte della stessa dimensione, forma e colore di vernice: un grigio che emette senza dubbio un pò di tristezza. Giungiamo alla fermata più vicina.
Ripenso a uno dei miei risultati. Abneganti. Vivrei qui, se scegliessi loro. Non ne sono del tutto convinta, eppure di sicuro una parte di me lo vorrebbe se sono risultata anche Abnegante. L'autobus arriva e noi ci allontaniamo dalla città. Dalla scuola. Dal quartiere degli Abneganti.
E torniamo a casa.
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The Divergent Series: By Tess - Divergent
Fanfic*** NOTA: Quest'opera è uno dei miei primi tentativi di scrittura. Di conseguenza ho fatto un sacco di errori (grammaticali e nella storia in se), che spero mi perdonerete anche perché ero più piccolina. Ho deciso, però, di lasciarla perché è la pri...