Intravedo Anton arrivare con calma verso il luogo in cui ci siamo dati appuntamento; i campi Elisi, una distesa di verde che, in estate, diventa un arcobaleno di colori, oltre che a un miscuglio di profumi di tulipani, rose, orchidee e iris gialle e bianche. Per ora, è un semplice tappeto d'erba più verde tra i campi coltivati dai Pacifici.
Mi incammino verso Anton; regge il collo di una bottiglia. A noi Pacifici non è permesso bere molti alcolici perché al limite tra la sobrietà e l'ebbrezza si vive un lasso di tempo di falsa felicità. Noi, invece, crediamo alla gioia pura. Sia a me che ad Anton, però, piace essere ribelli. Arrivato, ci sorridiamo a vicenda ma il suo non è il suo solito sorriso. Si percepisce la preoccupazione che sta vivendo da quando ha scoperto la Divergenza di Nancy.
«Vedo che ti sei attrezzato!» gli faccio notare, osservando la bottiglia.
«Che festa sarebbe senza questo?» dice, scuotendo la bottiglia con all'interno un alcolico trasparente. Dopodiché si siede, incrociando le gambe. Io seguo il suo esempio. Non smetto di fissare i suoi occhi verdi, quasi come l'erba del campo in cui sediamo. Mi accorgo - forse - solo ora che è veramente un bel ragazzo; i suoi capelli biondi incorniciano il suo viso abbronzato. Le sopracciglia sono folte. Gli occhi piccoli, ma guardandoli noti in essi un profondo immenso. Il suo naso è perfettamente proporzionato al viso e le sue labbra sono carnose, fino al punto giusto. È muscoloso. Non abbastanza ma molto per un Pacifico. Probabilmente mi rendo conto solo ora che è uno dei ragazzi più affascinanti della Fazione perché domani rischierò di perderlo. Di non vederlo più ogni giorno come adesso.
«Preferisci avere la mente lucida o annebbiata?» mi domanda, stappando la bottiglia e bevendo un sorso del liquido facendo, subito dopo, una smorfia.
«Lucida, grazie. Preferirei ricordare qualcosa di questo momento» ironizzo afferrando la bottiglia. Lui pulisce il labbro da ciò che rimane dell'alcol trasparente. Dopodiché, mi guarda, alzando entrambe le sopracciglia, mentre io bevo un sorso dalla bottiglia in vetro. Dopo essermi servita, poggio in equilibrio sul prato la bottiglia e guardo verso la città e le luci degli edifici che stanno pian piano punteggiando le torri incementate all'arrivo della sera. Osservo poi Anton, mentre le nostre spalle si sfiorano: il suo profilo emanava un alone di preoccupazione, delusione e malinconia. Sapevo perfettamente della doppia predisposizione di Nancy, eppure credevo ancora che il suo buonsenso l'avrebbe guidata alla scelta che le ritenevo più ovvia: Pacifica. Eppure, il volto di Anton non lasciava spazio a questa opportunità: per lui esisteva solo l'abbandono definitivo di Nancy, dalla Fazione dei Pacifici e da noi.
La mia migliore amica poteva anche aver scosso Anton e me, ma credo che nessuno più di lei sia frustrato ed impaurito. La Divergenza è un'accusa di morte per chiunque ne sia affetto.
Inoltre, un altro curioso interrogativo mi sorge in mente: perché Anton detestava gli Eruditi? Era vero che praticamente metà Chicago odiasse quella Fazione, eppure Anton sembrava provare avversione in modo diverso.
«Ti va di andare insieme domani?» gli chiedo, ed immediatamente mi sento ridicola. Le mie labbra avevano sputato quella richiesta come nulla.
«Certo, e me lo domandi?» dice alludendo ad una risata. Arrossisco. Ed è proprio mentre osservo quegli occhi verdi come il prato in cui ora sedevamo che mi balenò in testa una nuova domanda: qual era il risultato di Anton al test attitudinale?
«Forse dovremmo chiederlo anche a Nancy» mi faccio scappare. Noi tre condividevamo tutto ed era strano immaginare di raggiungere la sala della Cerimonia della Scelta senza una persona importante quanto Nancy. E poi, preoccupazione giuntami al momento, con chi sarei andata dei due se non ci saremmo messi d'accordo? Intanto, Anton s'irrigidisce e il suo sorriso scompare in un attimo. Decido di chiederglielo, di chiedergli il perché di tale avversione contro la Fazione intelligente: «Si può sapere cos'è che hai contro gli Eruditi?». Spero di avere una risposta. Lui continua a fissare la città come se sia essa a fornirgli un qualcosa da dirmi. Lo fisso. Passa un minuto in cui entrambi restiamo in silenzio. Ed è quando distolgo lo sguardo dai suoi occhi che lui comincia: «Non è facile da raccontare. Né tantomeno facile da capire»
E con quello cosa vorrebbe dire? Noi siamo qui. Da soli. Abbiamo tutto il tardo pomeriggio per discutere sul suo problema con gli Eruditi. Potrei non capire all'inizio, ma capirei la seconda volta che me lo spiega; «Per tua fortuna ho la serata libera» ammetto. Qualunque sia il problema, è evidente che non vuole parlarne. Mi guarda. I suoi occhi verdi diventano sempre più scuri man mano che il sole comincia a calare, scomparendo oltre gli alti edifici della città.
«Prometto di parlartene, ma non credo che questo sia il momento giusto» confessa. Quale momento migliore se non questo? mi domando. Mi limito ad annuire, accettando il suo desiderio di non pensarci. Lui afferra la bottiglia e beve un altro sorso. Io invece penso. Penso se dirgli della mia Divergenza. E se lo frustrasse ancora più di quanto non lo sia già adesso? Se lui non mi ha confessato il suo segreto sugli Eruditi, io non confesserò il mio sul mio essere Divergente.
Anton beve un altro sorso ancora dell'alcolico, facendo subito dopo una nuova smorfia: «Questa roba è una schifezza!» ammette tenendo davanti a se la bottiglia, come per osservarne la qualità. Io sorrido e non gli dò torto. Alla fine, tutti gli alcolici dei Pacifici non sono granché. Agli altri non crea poi tanti problemi ma a tipi come Anton, me e Nancy ne crea eccome! Si dice che quelli della residenza Intrepida siano i migliori: provare per credere, direbbero tutti, ma io non me ne creo tanti, di problemi: facilmente avrei optato per la Fazione impavida per il titolo di 'Miglior detentori di alcolici'.
Mi alzo mentre uno sguardo confuso proveniente dagli occhi di Anton si posa su di me. Io allungo il braccio verso di lui, aiutandolo ad alzarsi. Non c'è niente di meglio di una passeggiata attraverso tutto il territorio dei Pacifici prima della Cerimonia della Scelta. Perché, si, di una cosa sono sicura: non resterò qui.
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The Divergent Series: By Tess - Divergent
Fanfic*** NOTA: Quest'opera è uno dei miei primi tentativi di scrittura. Di conseguenza ho fatto un sacco di errori (grammaticali e nella storia in se), che spero mi perdonerete anche perché ero più piccolina. Ho deciso, però, di lasciarla perché è la pri...