Capitolo 31 - La Seconda Fase

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L'aria era pungente e fresca nel Dormitorio, a notte fonda. Ciò che riuscivo a scorgere erano le sagome degli iniziati intenti a dormire, russare e sognare. Qualcuno perfino a parlare! La prima volta che qualcuno lo cominciò a fare presi uno di quegli spaventi che ti danno la possibilità di morire all'istante. Adesso, però, cominciavo ad aver paura quando nessuno blaterava nella notte. Lancio un'occhiata verso il mio orologio sperando che la mia vista mi permetta di scoprire l'ora: le tre di notte. Non sapevo spiegare il motivo di questa insonnia; forse il pensiero verso mia sorella o magari quello del primo giorno della seconda prova d'iniziazione. O anche quello per mia zia che non si era neanche degnata di venirmi a salutare. Ero contenta, eccitata ed irritata allo stesso tempo.

Mi mordo il labbro inferiore mentre osservo Ron, al mio fianco: c'è solo uno spazio di un massimo di un metro e mezzo a separarci. Lo guardo dormire, con le coperte coprirgli fino al petto. Magari stava sognando.

«Perché mi guardi?» sussurra, con le palpebre ancora chiuse.

O, semplicemente, stava fingendo di dormire. Cerco, in qualche modo, di fingere che aveva torto, senza trovare le parole esatte. "Ma che dici, stavo semplicemente sognando ad occhi aperti!". Assolutamente no. Se l'avessi detto potevo dichiararmi la peggior bugiarda e idiota della storia.

«No, niente» nego all'evidenza. Di certo avrebbe ribattuto, ma almeno non avrei dovuto rispondere a quella domanda; "Perché sei carino quando dormi?" o "Perché mi stupisce il fatto che tu sia l'unico a non russare?".

«Perché sei sveglia?» mi domanda, aprendo finalmente gli occhi. Che rispondergli? "No, sai, stavo solo pensando alla mia fantastica sorella, alla fifa che ho per domattina e a quella traditrice di mia zia. Tutto qui!"

«Ehm... Non ho sonno» rispondo. La scusa meno originale di sempre. Almeno in parte era vero. «Tu?»

«Non ho sonno»

La furbizia è una qualità che gli dona.

«Hai paura? Per la seconda prova?» gli chiedo. Perché l'hai fatto? Perché? Lui è evidente che non teme nemmeno di morire nello Strapiombo!

«Non so che aspettarmi, questo mi innervosisce semplicemente» risponde: «Nonostante abbiamo visto più o meno di cosa dovrebbe trattarsi»

Aveva ragione. O meglio, condividevo quello che aveva appena pronunciato. Volevo dire di essere eccitata e per nulla spaventata ma la realtà era che sarebbe stata una bugia. Volgo un'occhiata nella direzione di Anton; russa debolmente ma la verità è che assomiglia ad un angelo quando dorme. Arin aveva trovato la persona giusta per lei ed io un amico insostituibile. Ricordavo quando ci eravamo conosciuti. Mia madre e la sua lavoravano spesso ai campi assieme. La cosa che stupì entrambe fu il fatto che sia io che Anton eravamo nati allo stesso giorno, con una sola ora di differenza. Diventammo, praticamente, amici alla nascita. Abbiamo cominciato a gattonare assieme, a parlare assieme, a fare casini assieme. Di certo non potevo dire che la mia infanzia non è stata tranquilla e, senz'altro, invidiabile. Molti miei amici Pacifici m'invidiavano per il fatto di essere cresciuta più felice di un Pacifico normale.

«Ma voi non dormite mai?» sussurra improvvisamente Arin. Stavolta era quasi stato peggio di quando ho sentito per la prima volta Hans parlare nella notte. Soffoco un grido di terrore, considerandomi ridicola per questo mio assurdo spavento.

«Smettetela di blaterare e dormite!» conclude, rimproverandoci. Eseguo il suo ordine e, con mia meraviglia, riesco ad addormentarmi.

***

«Ci siete tutti?» comincia Amar, con voce potente, capace di svegliare anche l'Intrepido più sordo di Chicago. Guardo il mio orologio: sette del mattino. Avevo fatto qualche ora di dormita. Tutti gli iniziati, me compresa, assieme ad Amar e Mindy, ci troviamo al Pozzo.

The Divergent Series: By Tess - DivergentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora