Capitolo 26 - La Residenza degli Eruditi

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Il tramonto comincia ad affermarsi sul cielo d'autunno. Quello che era un azzurro cristallino, si andava pian piano trasformando in sfumature di rosa e arancio che ad est andavano sempre più affermandosi. L'alto edificio degli Eruditi è già illuminato grazie al loro sistema elettrico molto all'avanguardia. Le luci resteranno visibili anche quando, dalla mezzanotte, dovranno essere spente per il risparmio energetico. Da qui giù, riesco perfettamente a vedere ogni stanza e sala illuminata dalle potenti lampadine. Le pareti sono bianche, all'interno, colorate solo dalle divise blu che vi passano davanti di tanto in tanto. L'edificio sarà alto molti piani. Non è il più alto della città, ma uno dei più elevati. Stando alla logica, le camere più importanti, come quelle del la capofazione, Janine Matthews, si troveranno ai piani superiori, quelli più complicati da raggiungere per un eventuale attacco.

Sento una mia ciocca rigirarsi tra le dita di qualcuno. Mi volto e vedo Ron, che mi sorride incoraggiandomi ad andare verso la soglia d'entrata. Ero nervosa. Non avevo pensato a questa sensazione quando sarei dovuta venire qui. All'inizio ero semplicemente eccitata e contenta. Adesso mi cresceva l'ansia e la preoccupazione. Forse perché non sapevo come avrei ritrovato Nancy e alla sua reazione appena ci avrebbe visti. Non volevo credere che lei ci avrebbe respinti. Ero sicura che sarebbe restata entusiasta di vedere i suoi amici.

Arin apre la porta in vetro della soglia dell'edificio, permettendoci di superarla. Una grande sala completamente bianca ci dà un freddo benvenuto. Tavoli e sedie sono bianchi, questi solo ricoperti da computer, libri ed Eruditi che donano alla stanza un po' di colore. Sulla parete, di fronte ai nostri occhi, appare un enorme ritratto della capofazione della residenza. Quegli occhi celesti fissavano chiunque entrasse, con sguardo serio e freddo. I brividi mi percorrevano il corpo da quando sono entrata, ma quello sguardo mi aveva congelata.

«Posso aiutarvi?» domanda una voce alle nostre spalle. Una voce acuta e femminile. Mi volto lentamente verso l'origine e una donna ricoperta da indumenti blu, con occhi castani, risaltati da occhiali e numerose rughe che le coprivano la fronte, ci sorride. Non mi dava quella nota prima impressione di simpatia, come del resto, tutti gli altri Eruditi.

«Salve» comincia Arin, con tono più gentile che riesce: «Siamo qui per vedere una...» esita un attimo, non trovando il termine per definirla: «vostra collega. Nancy». Volevo ridere così forte che Nancy ci avrebbe sicuramente riconosciuti. Trattengo anche il sorriso.

«Certo. Seguitemi.» ci invita la donna, mentre comincia ad incamminarsi verso la direzione che le si trovava alle spalle. Mi volto verso Anton, teso per il fatto di trovarsi in una Fazione che, ancora non so perché, non riesce a sopportare. Gli prendo la mano bagnata di sudore, sorridendogli e trascinandolo verso la direzione in cui eravamo diretti.

La donna si ferma innanzi ad un ascensore, chiamandolo verso il piano terra. Aspetta in modo composto e pulito. Appena arriva la scatola in ferro, molto tecnologica, vista dall'interno, preme uno dei numerosi pulsanti. L'ascensore sale lentamente e silenziosamente. La donna Erudita aspetta sorridendo mentre in me cresceva l'ansia, attenuata dalla lentezza del mezzo in cui stanziavamo. Un suono suggerisce il nostro arrivo al piano prescelto. Le porte di ferro si aprono svelando una stanza, dalle quali pareti, se ne diramano altre. E' bianca, con tavoli coperti di computer e libri. Diversi Eruditi leggono riviste o digitano qualcosa sulla tastiera, senza preoccuparsi dei nuovi arrivati. La donna Erudita ci intima di raggiungere una stanza adiacente, vuota, spoglia di quadri e finestre. Restiamo in silenzio, aspettando colei per cui eravamo qui.

Entra, finalmente qualcuno. Una ragazza, vestita in blu. I capelli raccolti in una complicata acconciatura, adornata di nastri bianchi. Un paio di occhiali poggiano su un taschino della maglia in cotone spesso. Le gambe sono coperte da calze dello stesso colore della pelle, mentre i piedi da scarpe con un tacco di pochi centimetri.

Era lei. Era Nancy. Sembrava quasi irriconoscibile vederla in quello stato.

«Ciao!» dice con tono timido e sorpreso. Deglutisce, chiudendosi la porta alle spalle. Sospiro, sorridendo leggermente, a labbra chiuse. Volevo conservarlo per dopo, ma immediatamente mi butto sulle sue spalle, stringendola in un caldo e forte abbraccio, che lei ricambia timidamente. Lentamente, mi divido dal suo completo blu.

«Che ci fate qui?» chiede, guardando anche Anton. Io scrollo le spalle: mi appariva una domanda ridicola ma dato il suo essere stata accolta di sorpresa, non la rendeva molto lucida al momento.

«Per vederti, ti pare?» rispondo, sorridendole. Mi scruta, con lo sguardo, il viso, un espressione preoccupata le si dipinge in volto: «Che hai fatto alla guancia?».

Porto istintivamente una mano a coprire la guancia dolente. «Sono dagli Intrepidi. É normale.» le rispondo. Lei accenna nuovamente un sorriso. Vedo Arin spingere Anton verso me e Nancy, mentre lui ha le braccia incrociate sul petto.

«Mi hai stupito.» afferma Nancy, bloccandosi per qualche istante: «Alla Cerimonia della Scelta.» specifica.

Anton soffoca una leggera risata: «Anche tu.» dice, mentre lentamente il sorriso si dissolve.

Il viso di Nancy si irrigidisce, diventando di colpo serio: «Se siete qui per giudicare la mia scelta, potete anche andarvene.» afferma seccata. Volevo assicurarle del contrario, ma interviene rapidamente Arin. «Ehi, datti una calmata.» afferma, avvicinandosi minacciosa verso l'iniziata Erudita. Quest'ultima la guarda stupita e incerta su di chi si trattasse.

«Lei è Arin» presento a Nancy, mentre continua a scrutarla, da vera Erudita. «Lui invece è Ron» continuo, indicando quest'ultimo con l'indice, mentre sono costretta a girarmi per vederlo. Aveva anche lui le braccia conserte sul petto, l'espressione tesa e pronta per qualsiasi cosa sarebbe andata storta.

«Avevate bisogno di loro per venire qui?» domanda Nancy, sempre seccata. Volevo tirarle un ceffone per il modo in cui si stava comportando, soprattutto dinanzi a Ron ed Arin. Non volevo che questi ultimi la credessero così, perché in realtà non lo era.

«In realtà si.» rispondo, velando la mia voglia di aggredirla. Non aveva mostrato quasi nessun accento di gioia e altre emozioni positive per il fatto di aver visto me ed Anton. «E poi volevano vederti» concludo, per mostrarle che anche gli Intrepidi hanno un cuore e non solo le gambe per correre e le mani per picchiare.

«Ah, si?» risponde sbalordita.

«Si, ma alla fine non sei nulla di speciale.» afferma Arin, ancora minacciosa. Volevo chiederle di eliminare questa sua voglia aggredirla, anche se Nancy era la prima a farlo. Anton si avvicina verso l'amica, facendole segno di abbassare i toni. Lei discute ma alla fine annuisce. «Accidenti, Nancy.» comincia Anton, cominciando a ridere. «Ma ci sei o ci fai?» conclude, con un pizzico d'ironia. Nancy scrolla le spalle per poi portare le braccia incrociate sul petto.

«Voglio che me lo dici, Anton.» dice tranquilla.

Non sapevo di cosa parlasse, perciò mi volto verso Anton, che è alquanto sorpreso anche lui: «Cosa?» chiede.

Nancy gli risponde subito: «Perché odi questa Fazione. Quella degli Eruditi.»

Una risposta che avrei voluto ricevere anch'io. Non sopportavo che Nancy lo chiedesse ora. Odiavo come si stava comportando. Anton sospira, diverse volte. Guardo Arin che vorrebbe intervenire, ma le faccio segno di non farlo.

«Per questo.» risponde Anton. Non capivo il senso della sua risposta, e, chiaramente neanche Nancy. «Perché ti trasformano in qualcuno che non sei per poi non darti scampo se vuoi cambiare.» spiega Anton.

Osservo Nancy: l'espressione è rimasta uguale a quella che aveva pochi istanti fa. Non ha mosso un muscolo e potevo quasi dire che anche i suoi silenziosi respiri erano cessati. «Va bene, ora voglio che sparite.» ordina Nancy.

«No, Nancy, aspet...» comincio disperatamente.

«No!» nega Nancy: «Voglio che sparite dalla mia vista. Ora!»

Ron si avvicina verso di me, scrutando Nancy, mentre questa fa lo stesso con lui.

«Andiamo» dice serio il ragazzo dalla pelle scura. Seguo il suo consiglio e, con sguardo serio, mi dirigo verso l'ascensore.

Odiavo Nancy. La odiavo a morte.


The Divergent Series: By Tess - DivergentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora