La brezza del mattino mi accarezza il viso, le mie palpebre si alzano lentamente e, intanto, assaporo i primi odori dell'alba; aria mattutina intrisa di brezza autunnale, pesche che hanno già passato il periodo di maturità, erba bagnata dall'umido notturno e le coperte di lana colorata fatta a mano che ricordano sempre casa. Nancy è già alla mensa, penso; È sempre stata più veloce di me nell'alzarsi dal letto. So già come raggiungerla. Ovviamente si troverà sul quarto tavolo a destra assieme ad altri Pacifici a parlare di come trapiantare piante e fiori o di quando sarà il miglior periodo di raccolta di lamponi e more.
Mi alzo e striscio i piedi sul pavimento in legno di sequoia. Raggiungo l'armadio, tirandone fuori una camicia rosso porpora con un paio di jeans e sandali, del colore del grano. Pettino con cura i capelli guardandomi allo specchio, poggiato troppo in alto rispetto alla mia statura, sulla parete di legno. Non aggiungo acconciature o elementi naturali decorativi sul mio capo. Non vorrei sembrare troppo legata a questa Fazione quando raggiungeremo la scuola del Livello Superiore per partecipare al tanto atteso, e temuto, test attitudinale. Non so bene come funzioni. Nonostante l'ultimo anno di scuola che ho frequentato preparasse soprattutto alla conoscenza di quello che avremmo affrontato tra qualche ora, è stata mia sorella Josette, che lo ha affrontato prima di me, a raccontarmi che, quando sarebbe stato il mio momento, mi avrebbero portato in una stanza praticamente vuota, con una poltrona sulla quale avrei affrontato il test. Non ha aggiunto molti dettagli e, per quanto io fossi curiosa di sapere il suo risultato, non lo seppi fin quando non arrivò il giorno della Cerimonia della Scelta, dove abbandonò i Pacifici per unirsi agli Eruditi.
Con un ultimo colpo di spazzola, distolgo lo sguardo da quello che riuscivo a vedere nello specchio, sospirando al ricordo di mia sorella che abbandonava me e la mia famiglia.
Preparandomi ad uscire dalla mia camera, rifletto sul risultato e su quello che potrebbe annunciarmi: ero abbastanza convinta su ciò che il test non mi avrebbe indicato: Pacifica. Non mi sono mai sentita pienamente parte della gente spensierata e sempre allegra che cammina saltellando tra i campi senza posare un minimo pensiero sulle cose negative che ci circondano. Sono sempre stata un pò in disparte: i miei coetanei saltellavano? Io strisciavo i piedi. Loro affrontavano il lavoro con un sorriso? Io a denti stretti. Gioivano, quando pioveva, per la cospicua crescita del raccolto? Io gioivo cosicché potessi inzupparmi tra le pozzanghere.
E da una parte mi dispiace abbandonarli, come penso che avverrà tra un giorno. Ma dall'altra, preferisco vivere la mia vita in una Fazione che mi appartenga e a cui sento di appartenere.
Abbandono il dormitorio e mi dirigo alla Mensa, mostrando sorrisi tra gli altri Pacifici. Nancy, come sospettavo, è seduta dove immaginavo. Lei è sempre stata più vicina a queste persone di quanto non lo fossi stata io ed è una delle poche con cui intrattengo delle discussioni. Raggiungo la sua tavola e mi accorgo - anzi, sono costretta a provare invidia - che i suoi occhi brillano sotto la luce del sole dell'alba. Forse per il fatto di avere qualche pagliuzza dorata vicino la pupilla, dentro quella grande iride castana. O forse no. Fatto sta che non penso di essere stata l'unica a notarlo: è circondata da ragazzi ovunque che le mostrano smaglianti sorrisi da numerose angolazioni. «Ehilà, Tess!», mi saluta la ragazza, allungando un simpatico sorrisone.
Non so quale sarà la decisione del test riguardo a me, ma sono quasi certa che il suo risultato sia quello di essere e restare Pacifica. Mi mancherà, realizzo. Mi mancheranno tutte quelle persone che mi sono state vicine per sedici lunghi anni.
Accolgo il saluto di Nancy con un quotidiano cenno della mano, per poi accomodarmi di fronte a lei. I suoi capelli sono di un dorato accesso, simili ai miei, se non per il fatto che i miei non sono accesi per niente. Per quanto io ci provi, sembrano essere costantemente in ombra.
Non mangio e non ho voglia di farlo. Sentivo che il mio stomaco bloccato, incapacitato di accogliere qualsiasi cosa avrei ingurgitato. Tutto ciò che faccio è pensare al test attitudinale e al mio risultato.
Diventerò Erudita? Non credo. Nonostante la scelta di mia sorella, io non sentivo di essere pronta ad entrare a far parte di quella Fazione. Ad essere sincera, anzi, il popolo intelligente non mi era mai stato simpatico, nonostante io non fossi una persona che credeva lo studio inutile e superfluo.
Candidi? Li ho sempre trovati una scelta appetibile. Pacifici e Candidi, però, sono sempre stati in conflitto, dati i diversi modi di pensare; i Candidi sono convinti che dire la verità sia la cosa più importante, portatrice di pace e fedeltà. Noi Pacifici, però, crediamo che dire una bugia per salvare centinaia di persone non sia un atto così grave; le menzogne sono consentite solo quando è in gioco la vita delle persone e la pace tra gli uomini. E, in questo, davo ragione al mio popolo.
Abneganti? L'altruismo è sempre stata una mia apprezzata qualità. Aiutavo ed aiuto chiunque sia in difficoltà, o almeno cerco di farlo. Insomma, credo che donare di spontanea volontà la propria merenda ad un coetaneo che frequenta i primi anni di scuola con te e che sembra piuttosto affamato sia un atto di altruismo, no? Eppure, credo che pensare sempre al prossimo e mai a sé stessi non sia una cosa che impedisce di raggiungere un manicomio.
E, alla fine, Intrepidi. La Fazione dai 'Cuori di Pietra', così definiti da Nancy, non sono mai stati da me presi tanto alla mano. Insomma, i Pacifici e gli Intrepidi si escludono a vicenda: i primi quieti, dolci come il miele e condannatori della violenza; i secondi guerrieri, chiassosi e posti sempre in prima fila per combattere. Però, nonostante tutto, gli Intrepidi li trovavo soprattutto liberi, impavidi; tutti contro di loro, ma essi per nulla impauriti.
«Non mangi?», mi domanda Nancy mentre addenta una mela. La sua voce mi riporta alla realtà. Scuoto la testa. Volevo dirle della mia intensa preoccupazione verso il test attitudinale, ma mi vergognavo ad apparirle impaurita mentre lei era l'esatto opposto. O almeno credevo.
«E allora muoviamoci, » dice posando la mela: «è ora di andare!».
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The Divergent Series: By Tess - Divergent
Fiksi Penggemar*** NOTA: Quest'opera è uno dei miei primi tentativi di scrittura. Di conseguenza ho fatto un sacco di errori (grammaticali e nella storia in se), che spero mi perdonerete anche perché ero più piccolina. Ho deciso, però, di lasciarla perché è la pri...