Capitolo 2 - Il Test Attitudinale

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Siamo sull'autobus che ci condurrà a scuola. Vorrei evitare di mostrare la mia preoccupazione attraverso il tremolìo costante delle dita, ma è impossibile. Cerco di trattenermi il più forte possibile sulla sbarra d'acciaio, per tenermi in equilibrio quando l'autobus finisce in qualche buca nell'asfalto,  sperando di velare, almeno in parte, i miei piccoli ma rapidi movimenti delle dita. Ma è anche il sudore ad ingannarmi.

Accanto a me ci sono membri di diverse Fazioni, molti dei quali nervosi almeno quanto me a giudicare dal cattivo odore di sudore che si percepisce lungo tutto il mezzo. Ci sono Candidi seduti sulle fredde sedie di ferro, Abneganti che cedono i loro posti ad Eruditi, affaccendati a leggere riviste o libri di diverse materie; e poi Pacifici, che si raccontano barzellette e ridono tra loro. La maggior parte dei presenti, però, è nel silenzio più totale, a riflettere, probabilmente, sul test attitudinale, che si avvicinava di minuto in minuto. Gli Intrepidi non li si vedono mai sugli autobus; arriveranno a scuola saltando giù da un treno, come da tradizione. Dovrei provarci qualche volta, realizzo. Magari diventerà un fatto quotidiano se mi trasferiró nella loro Fazione. A questo pensiero mi irrigidisco; era strano immaginare un futuro diverso dalla vita che avevo trascorso fin'ora. Mi stavo avvicinando alla Fazione intrepida in un modo vertiginoso, ma ero scettica riguardo al risultato. Vedere un Pacifico ottenere il risultato di Intrepida non è una cosa da tutti gli anni. É come passare dal bianco al nero.

L'autobus si ferma, mentre tutti i passeggeri escono, nella quiete più strana e totale. Solo noi Pacifici ci scambiamo parole. Accompagnata da Nancy, varco la soglia del Livello Superiore, un edificio luminoso e pulito, ma per nulla accogliente. Di certo non in pessime condizioni; laboratori informatici all'avanguardia, servizi agibili e presenti. L'elemento che mancava, qui, era la natura: solo segni artificiali, ovunque ti voltavi. E questo rendeva piuttosto noioso il luogo.

Io e Nancy ci incamminiamo verso l'aula di Storia delle Fazioni, coscienti che, oramai, mancavano poche ore al test attitudinale.

***

Siamo tutti radunati nell'Aula Centrale, un'enorme camera dove si tengono gli importanti discorsi studenteschi. Ogni Fazione è radunata attorno alla propria tavola. Gli Eruditi, in silenzio, aspettano sfogliando libri apparentemente uguali; i Candidi scherzano e qualcuno sembra addirittura litigare anche se non ne comprendo il motivo; gli Abneganti sono nel più totale silenzio, aspettando in modo ordinato i loro rispettivi turni; gli Intrepidi scherzano, ridono e giocano a carte, probabilmente senza rendersi conto di aspettare il loro turno per il test. Infine, noi Pacifici siamo seduti a gambe incrociate sul pavimento, formando un cerchio, cantando e raccontando barzellette. Io, però, non vengo distratta da quello che è lo scopo di questa frustrante attesa: il mio nome sarà nel prossimo gruppo che entrerà per il test attitudinale, insieme a quello di Nancy. Lei, al contrario, sembra quasi essersi dimenticata del test. Rimarrei di sasso se alla Cerimonia della Scelta il suo sangue non colerà nella coppa di terra dei Pacifici.

Una donna Abnegante esce dalla stanza che conduce al corridoio per affrontare il test, chiamando i nomi del gruppo che dovrebbe prepararsi. Io e Nancy ci alziamo assieme a due ragazzi per ogni Fazione. Tutti seguiamo la donna che aveva nominato i nostri nomi, la quale conduce ognuno davanti ad una porta in acciaio. Il mio riflesso era sfocato, ma riuscivano a riflettersi perfino le gocce di sudore che imperlavano la mia fronte e parte del collo. Gocce di terrore ed ansia.

Tremo. Ho paura, ma non sono certa che le scosse che mi percorrono il corpo siano dovute solo a questo. Magari è l'adrenalina. La donna Abnegante ci fa segno di entrare e io, dopo un profondo ed intenso respiro, varco la soglia.

Una ragazzina appartenente alla stessa Fazione della donna che aveva chiamato il mio nome era incurvata accanto alla poltrona che mi aveva descritto mia sorella, mentre maneggiava qualcosa alla destra della stanza. Chiudo la porta alle mie spalle e osservo ancora meglio la camera. Noto che al posto di pareti in cemento ci sono specchi, in tutti i lati della stanza a forma di parallelepipedo, simile alle abitazioni degli Abneganti. Non avevo mai visto quest'ultime in modo ravvicinato ma ogni mattina l'autobus passa per il quartiere della Fazione altruista. La ragazza fa cenno di accomodarmi. Non so come faccia a restare in questa stanza. So che gli Abneganti detestano gli specchi perché rifiutano la vanità, ritenendola un atto di egoismo. Mi accomodo sulla poltrona e poggio il capo sul poggiatesta.

The Divergent Series: By Tess - DivergentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora