A volte mi chiedo perché nella vita una persona deve stare male.
Qual è il senso del male?
Perché esiste?
Credo che la vita sia troppo breve per sprecarla attraverso anche soli pochi attimi di tristezza.
Credo che la vita debba essere vissuta in fondo, scoprendo tutto quello che sia possibile.
Credo che la vita ci debba insegnare, un attimo prima di spegnere i pensieri per sempre, di apprezzare ogni singolo momento, persino la fine.
Anzi, credo che la fine sia la parte più bella.
La parte dove le esperienze sono state fatte.
La parte dove la vita è stata vissuta così in fondo che non si ha avuto tempo per pensare la fine.
Tempo per provare tristezza, rancore, odio, o qualsiasi altra cosa altrettanto brutta e angosciante.
La parte dove, una volta terminato questo magnifico viaggio, chiudere gli occhi per sempre con il sorriso sul viso.
Si, credo che questo sia la risposta alla parola e al senso VIVERE.
Una volta che il nostro cuore smette di battere, che i nostri occhi si chiudono, che il respiro non esista più, resta solo il sorriso sul volto.
Ma quel sorriso non deve stamparsi solo sul volto della persona che si spegne, ma anche di tutte le altre che la circondano.
Non voglio che le persone, il giorno che io mi spenga per sempre, siano tristi e piangano per me.
Voglio che ridano per le mie stronzate fatte, per come ho regalato loro i sorrisi più belli e veri, quelli improvvisi.
Quindi, la mia vita vera inizia ora.
Il male non mi apparterrà mai.
Lo scopo della mia vita, proprio come mi disse quel sogno è senz'ombra di dubbio: regalare sorrisi.
E così farò.
Fin quando qualcuno non ostacolerà questo obbiettivo.
E anche lì, sarò pronta a combattere con i denti pur di far prevalere me stessa e ciò che il mondo ha bisogno.
Il male, l'odio, che se ne andassero a fanculo.
E fanculo anche a te, silenzio.
***
In macchina finalmente la gioia ha colorato quella macchina, grigia di suo.
Abbiamo cantato le canzoni più imbarazzanti a squarciagola, regalando a chi ci contornava con le loro auto, uno spruzzo di colore.
Dopo aver visto quegli occhi spenti e lucidi, la curiosità era svanita in un abisso, e mai più salirà.
Con il sorriso sul viso, ho preso la mia giacca e ho orgogliosamente salutato il dottore, complimentandomi per il suo stetoscopio.
Mi ha chiesto poi, prima di andarmene, di disegnare su quella lavagnetta qualcosa che mi rappresentasse.Ho scritto quella poesia. Quella breve poesia. E come puntini, piccoli biscotti rovinati dalla punta troppo grossa del pennarello.
<<Wow!>> si era limitato il dottore a dire, accarezzandomi prima di uscire la testa, fasciata da un cappellino dal pompon verde.
Il Natale si fa alle porte! E Boston ormai è tappezzata di manifesti natalizi, di Babbi Natale e di quell'aria fredda che riscalda il cuore.
La neve colora le case, i marciapiedi e i vestiti colorati delle persone.
Un bambino, in lontananza, regala ad una bimba un cuoricino fatto da quei minuti cristalli di ghiaccio, dalla forma così perfetta che quasi sembra surreale.
Una folata di vento sorprende i due, facendo cadere per sbaglio quel dono. Si guardano negli occhi per interminabili secondi, con un'espressione triste. Le loro labbra si curvano verso giù, stando quasi sul punto di piangere. La femminuccia punta gli occhi su quella forma, e col sorriso sul viso salta. Poi si china. Lo prende. Intatto.
I visi di entrambi si colorano, saltellando e lasciando le orme su quel manto bianco vellutato.
<<La magia del Natale, e dell'amore.>> esclama con voce alta ed armoniosa un signore dalla lunga barba bianca e travestito da Babbo Natale, notando anch'esso la scena.
I due bambini sorridono, e, accennandosi un si con la testa, rincorrono il Signore.
Arrivati dietro la sua schiena, il maschietto lo picchietta, facendosi vedere.
Quando il Babbo Natale si volta, i due gli porgono quel cuore freddo, ma pieno, stracolmo, di quel sincero sentimento.
Una lacrima scende dal suo occhio, cadendo nella neve, e bucando quel tappeto di piccoli cristalli.
<<Che il Natale vi porti pace, ragazzi.>> dice asciugandosi la guancia, mentre i due lo circondano dalle loro minute braccia.<< Il semaforo è verde, caro.>> esclama mia mamma, leggera come una piuma.
Decine di clacson accompagnano le ultime parole di mia madre, risvegliandoci da quello stato di trance.
Il motore della macchina causa un rombo assurdo, che pone fine alla pace di quel momento.
<<Si, scusami.>> dice passandosi una mano sulla faccia, quasi come si fosse risvegliato anche lui da poco, magari da uno stato di trance.<<Quelli eravamo noi qualche Natale fa.>> mi sussurra una voce calda sopra il mio orecchio gelido. Le mie guance si fanno così rosse che è quasi impossibile non notarle.
<<Si.>> mi limito a rispondergli, prima che quelle labbra umide e un po' screpolate toccassero il mio angolo sinistro della bocca.
Cazzo.
Così inaspettato e così bello. Mille farfalle nel mio stomaco si fanno strada, facendomi perdere un battito, o forse due.
<<Ti amo.>> diciamo all'unisono, prima di abbandonarci ad un sonno caldo che ci accompagnerà per tutto il tragitto, o almeno, solo lui.
Il suo respiro profondo è una carezza sulla mia guancia rossa, una carezza delicata e armoniosa.
La sua mano ricopre la mia con la sua imponenza, poggiata poco più su del mio seno.
Il suo viso così perfetto brucia l'aria attorno a noi, accogliendomi nel suo calore.
Il mio cuore batte forte, ma questa volta per amore.
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RomanceChi l'avrebbe mai detto che da un biscotto potesse nascere una vera e propria storia d'amore?