Purtroppo le nostre strade scolastiche si sono divise, portandomi a scegliere una scuola che non è la stessa di Brian. Lui, invece, ha scelto di seguire l'informatica. Due strade entrambe difficili, di due ambiti completamente differenti tra loro, un po' come noi. Noi due siamo il sole, e la luna. L'acqua, e il fuoco. L'angelo, e il diavolo. Il bianco, e il nero. Il mare e la montagna. A lui piace uscire, a me stare a casa. A lui piace il dolce, a me il salato. Io adoro studiare, a lui non proprio. Io sono tranquilla, lui è un'anima ribelle. A soli 14 anni, Brian Miller è colui che mi fa star bene, e che mi sostiene giorno per giorno, fottendosene se diventa irritante o meno agli occhi degli altri. La sua scelta alla North Quincy High School mi aveva spiazzato. Aveva sviluppato un grande interesse per la criminologa, proprio come me. Divoravamo i libri gialli come se fosse cibo. Poi, un giorno, siccome tendeva sempre a sviare l'argomento quando glielo chiedevo banalmente, gli proposi di uscire, quando avrebbe avuto le idee lucide su quale fosse la scelta giusta. Senza ombra di dubbio, quel giorno, ha rivelato di essere portato sin da piccolo per l'informatica. Rimasi a bocca aperta quando me lo disse, ma poi trovammo una scuola che facesse sia quello che piaceva a Lui, che quello che piaceva a me. Prima di un imprevisto che aveva mi aveva spiazzato. La paura di rivelarglielo a Brian era immensa, ma un giorno glielo dovevo dire. Peccato che il giorno, fosse oggi.
L'aria fredda di Dicembre gelava le ossa, ma nessuna sensazione era più forte dell'ansia che avevo. Fino ad ora, alla domanda "che scuola farai?" rispondevo sempre abbastanza vaga, perché non avevo idea di che strada intraprendere. Ero indecisa se intraprendere ciò che dovevo fare, ma distante da Lui, oppure scegliere la sua scuola, e baciarci ogni giorno, ma riscontrando non poche problematiche. Purtroppo però, la parte razionale ha avuto la meglio, e ho già firmato tutto quello che serviva per l'iscrizione alla East Boston High School. Una ragazzo alto, snello, attraente, riccio e con gli smeraldi incastonati negli occhi, si avvicina sorridendomi. Brian, in tutta la sua bellezza marcia verso di me, a passi giganti per la neve che intralcia il passaggio. Un tenero bacio sulla fronte mi arriva da quelle labbra carnose e un po' screpolate, invitandomi poi a sedermi su una panchina. Dopo esserci scaldati un po', grazie a coccole e baci sfiorati, sono pronta a rivelargli la verità. Ha il bisogno di saperlo. Come se mi avesse letto nel pensiero, Brian mi precede.
<<Allora cookie? Come mai mi hai chiesto di vederci con urgenza?>> dice dolcemente, e se fosse fisicamente possibile, giurerei che quelle parole sono state in grado di rilasciare un po' di calore in me. Un altro bacio sulla guancia scappa, e io mi concedo l'ultimo momento di pace, prima della tempesta. Mi ricompongo sulla panchina, aggiustandomi i vestiti e i capelli. <<Oh ehm, si, ecco...>> inizio un po' a balbettare, e di nuovo il cuore batte forte. Vorrei scappare all'istante, e urlare "no okay non era nulla, ci vediamo" mentre corro verso casa mia, al sicuro. Ma non lo faccio. Resto li.
Ferma.
<<Ho scelto cosa voglio fare dopo. Come scuola intendo.>> le seguenti parole mi si bloccano in gola, facendomi ammutolire. Brian mi incita a parlare, ma è come se le corde vocali avessero smesso di funzionare, come anche la bocca e i pensieri. Tutto si ferma, tranne il mio cuore. Quello batte forte.
<<Bhe ovviamente la North Quincy High School, ma questo già lo sapevo cookie.>> riprende lui, dolcemente e spensierato. La sua mano si dirige sul mio capo, accarezzandomi dolcemente e lentamente i miei capelli, ordinandoli. <<No.>> sussurro sottovoce.
<<Non ho sentito cookie, che hai detto?>> mi chiede Brian, con i lineamenti del suo viso contratti, per far intendere che non avesse realmente capito. Un "no" più forte si fa strada in pancia, uscendo poi dalla mia bocca, e toccando l'aria gelida, formandosi in una nuvoletta. Le sue dita si fermano tra i miei capelli, e un'espressione seria gli si forma sul volto, facendolo ricomporre. <<Come sarebbe a dire?>> il suo tono di voce si fa aspro, duro ed empio. <<Sally, se è uno scherzo mi piacerebbe vivamente finisse qui. Se vuoi mi metto anche a ridere ma può anche bastare così.>> farfuglia veloce, con un tono di voce che probabilmente era così basso perché erano pensieri espressi a voce, espressi più a lui, che a me. <<Vorrei vivamente scherzassi sugar, ma non è così.>> una lacrima mi riga il volto, cascando sulla panchina ricoperta di neve, facendone sciogliere un pezzo piccolo.
<<Perché mi fai questo, Sally?>> ed eccola, la domanda di merda e della quale non si può mai ricavare una risposta. Piuttosto che un abbraccio e una richiesta di spiegazioni. Penso che domanda più egoista di questa non esista, e non voglio riceverla mai più, non voglio udirla mai più. <<Ci trasferiamo sugar, per questo.>> glielo urlo contro, per tutta la rabbia repressa dell'ultimo periodo da quando ho avuto questa notizia terribile. <<Pensi mi faccia piacere stare lontana da te, Brian? Credi che mi diverta a dirti queste cose? Sono stata male per giorni, e l'ho nascosto al meglio per evitare di farti stare male. Ma l'altro giorno non mi sono sentita bene per questo, ho avuto un attacco di panico per questo. Sono svenuta per questo e avevo il bisogno urgente di dirti questa cosa. Ti chiedo la cortesia di rispettare qualsiasi sia la mia scelta, perché non sai quanto è stato difficile accettare tutto da sola.>> Brian udisce tutto, pietrificato. I suoi occhi non hanno battuto nemmeno una volta, facendosi arrossati. Gli ho sputato tutto addosso perché ero stanca di tenermelo solo per me, stavo andando in panico e non sapevo che fare. Volevo solo una persona che mi sostenesse, ma mi sono ritrovata una stupida domanda di merda. Brian si alza, mi scruta dalla testa ai piedi. Chiude gli occhi, e una lacrima gli scende dal viso pallido, rigandoglielo, e finendo sul suo giubbotto. <<Dove vai, cookie?>> mi stinge la mano, con un briciolo di speranza negli occhi. <<Non lontano, a nord di Boston.>> annuisce, asciugandosi il viso con il braccio. <<Ci vedremo ogni giorno sugar, te lo prometto.>> gli sussurro, mentre i nostri visi si avvicinano lentamente. Le nostre labbra cono così vicine che già le sento sulle mie. Appena un lieve contatto avviene, pronti per infrangere la regola, il cellulare di Brian squilla, risvegliandoci dallo stato di trance in cui stavamo entrambi.
Immediatamente Brian si aggiusta, schiarendosi la voce. Si sentono urla e gridi di una donna, che gli urla parole del tipo "aiutami" "torna subito" "ti prego, aiuto". Gli occhi di Brian si spalancano, e dopo aver urlato un "arrivo subito" mi prende per mano, e corriamo fino a casa sua. Dopo aver aperto la porta, quello che ritroviamo sul pavimento, davanti a noi, ci fa andare sotto shock. Resto salda al pavimento, con la testa che mi gira.
Sangue.
Una grande pozza di sangue ci si presenta davanti, e un corpo di una giovane donna giace all'interno, alle prese con gli ultimi respiri. Brian chiama l'ambulanza, che sorprendentemente pochi minuti dopo arriva, portandola all'interno del veicolo di urgenza. In quei pochi minuti di attesa, Brian correva avanti e indietro per la casa, in cerca di panni che potevano salvare la vita della sua giovane e bella mamma. Vedo Brian che urla, Brian che corre, Brian che osserva con gli occhi spalancati il corpo, Brian che mi rassicura dicendo che andrà tutto bene, l'arrivo dell'ambulanza.
Dopodiché, il buio.
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Roman d'amourChi l'avrebbe mai detto che da un biscotto potesse nascere una vera e propria storia d'amore?