Le canzoni di natale irradiano la casa, cupa per il buio fuori e le lampadine calde. Mariah Carey, ci prepariamo agli addobbi. I miei genitori si trovano in cucina, preparando qualcosa di veramente buono e speciale, da assaggiare durante la colazione. Io e Brian, invece, ci dirigiamo verso la cantina per prendere tutti gli addobbi.
La chiave fa fatica a girare all'interno di quella serratura vecchia e inutilizzata da un anno, e la porta una volta sbloccata cigola, creando un fastidioso rumore nell'aria fredda della vigilia di Natale, che porta con se tanta voglia di amare. Di amare se stessi, la vita, Dio, e chi ci circonda. Si dice che a Natale si è tutti più buoni, e bhe... forse è proprio vero.
Non ci credo più a Babbo Natale, una vecchia storia che si racconta quando ancora si è piccini, ma credo nella magia che porta con se.
Credo all'anima del Natale. Credo all'armonia che porta, anche a chi non crede. Natale riunisce tutti, e sono sicura che anche lassù, gli angeli si riuniscono e si divertono, insieme a tutte le anime più care che conosciamo e che non ci sono più. La mamma di Brian sarà li, seduta a quel tavolo di nuvole accanto ad un magnifico Angelo vestito bianco e rosso, sorseggiando cioccolata e ricordando i bei momenti di quando la terra non era ancora evanescente.
Un grosso tonfo mi risveglia dai pensieri, portando lo sguardo indagante a frugare tra i mille pacchi che riempiono questa piccola cantina di legno. Tra le scatole, una figura impigiamata con un grosso elfo che gli colora l'addome, mi sorride. Dietro di lui, uno scatolone lungo è sdraiato a terra. Mi avvicino e insieme lo alziamo, tra la fatica per la pesantezza. Dietro di se, lascia una scia di foglie di plastica verdi.
Dopo averlo messo in equilibrio, entrambi ci guardiamo, e siamo ricoperti di quella roba.
<<Credo di aver trovato l'albero.>> dice nel silenzio Brian, mentre ci osservavamo. Questa osservazione così stupida mi fa ridere così forte che mi fa male la pancia, e il cuore mostra la sua presenza, cavalcando enormi ostacoli invisibili nel mio petto.Corre sempre più forte, e la sua pulsazione si fa sempre più intensa, causandomi quel dolore che tanto conoscevo. Mi porto una mano li, sul seno sinistro, mentre la mia espressione facciale, da felice, si tramuta in dei lineamenti duri e attenti. Attenti ad ogni battito, e studiarselo a fondo, come se fosse l'ultimo.
Ma l'ultimo non è, non lo è mai, e per questo ogni notte prego Dio. Gli chiedo se può concedermi un altro giorno, e lui mi accontenta sempre. I regali più belli me li fa lui, e ne sono grata. E prego anche per Brian, Dio deve prestare molta attenzione a quegli occhi verdi.
<<Lo credo anche io, sai?>> rispondo con un po' di ritardo.La sua espressione è indefinita. Di certo non felice. È diventato pallido, gli occhi lucidi e grigi e la voce fine, dopo aver sussurrato <<Dimmi che stai bene, ti prego.>>
Solo li, dopo quella frase, lo avevo guardato negli occhi, e avevo capito. Anzi, avevo avuto la conferma.
Ma mi sono fatta forza, ho tirato in dentro un grosso respiro, e con tutta me stessa ho aspettato che quel momento passasse, con calma e pazienza. Piano piano il dolore si alleviava, portandomi a raggiungere una posizione più composta e dei respiri più regolari.
<<Sto bene, non è nulla.>> riesco a dire, dopo esserci guardati intensamente nel fondale dei nostri occhi, osservando le anime che parlavano per noi.
Un sorriso ironico, susseguito da un piccolo sbuffo di risata, pone un punto alla piccola conversazione, o almeno credo.
<<Va sempre tutto alla perfezione.>> dice a bassa voce, quasi come se stesse parlando da solo.
La porta sbatte contro il muro, a causa di una folata di vento che inonda tutta la camera, facendo rizzare la peluria che ci copre le braccia coperte.Riusciamo ad individuare, pochi minuti dopo, il resto degli scatoli, e con fatica riusciamo a portare tutto nel salotto, con la compagnia di un silenzio che stonava i timpani.
<<Ah! Finalmente.>> dice orgoglioso mio padre, rompendo il ghiaccio che si era creato, portandosi le mani sui fianchi. Come se la faticata l'avesse fatta lui.
Purtroppo per il susseguirsi delle cose successe in questo ultimo periodo, il tempo per addobbare casa è svanito, sostituendosi con un alone di tristezza, che ha portato al cambiamento di tutti. Senza che nessuno lo abbia voluto.
Una farfalla blu si posa sullo scatolone rivestito da disegni natalizi. Quello che contiene l'albero.
Gli occhi di Brian scrutano quell'esserino leggero e colorato. I miei occhi si posano nei suoi smeraldi, che si sono trasformati in un bosco stracolmo d'acqua. Ma le lacrime non scendono.
L'animale vola per la stanza, seguito dai nostri sguardi, posandosi di scatola in scatola.
E noi seguiamo l'ordine in cui quell'essere grazioso li tocca delicatamente.Prima l'albero, poi le luci, poi le sfere e per ultimo i fiocchi da poggiare di porta in porta.
Ma ne manca uno.Incuriositi ma dubbiosi ci avviciniamo lentamente alla scatolina mancante.
<<Aprila tu.>> sussurro con un filo di voce, facendomi sentire solo da Lui.
La farfalla sfiora il ricciolo che ricade lievemente sulla sua fronte. Un battito in meno. Ma nel suo di cuore.
Tira sul col naso, pulendosi poi con il dorso della maglia. Lentamente tira il filo dorato che la tiene chiusa, e nella stanza non si sente altro che il rumore dei nostri respiri un po' affannosi per la tensione, e quello della neve che lentamente cade sul manto bianco della strada, aumentando sempre di più le dimensioni sull'asfalto freddo e grigio.
Lo spago ricade sulle mostre mani, gelide e trepidanti, in preda dalla voglia di sapere.
Sapere cosa cela all'interno di quello scatolino grande quanto una nostra mano.
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RomanceChi l'avrebbe mai detto che da un biscotto potesse nascere una vera e propria storia d'amore?