Capitolo 20

11 5 0
                                    

Il trillio del telefono percuote l'atmosfera felice di quella casa, portando una folata di silenzio per ogni camera, sbattendo perfino le finestre serrate.

Meno un battito.

Mio padre si avvicina al piccolo mobile di legno, contornato da vari sticker e foto che ritraggono la mia famiglia -compreso Lui-, che supporta quel piccolo affarino bianco.

Meno un altro battito.

Alza la cornetta un po' indeciso, mentre ha gli occhi fissi su mia mamma, che si tortura le pellicine sollevate delle sue stesse dita.
<<Si?>> incomincia a dire, forzatamente.

Un altro ancora.

Gli occhi di mio padre, uguali ai miei, si chiudono, facendo fuoriuscire una goccia di mare salato, che riga il suo volto pallido, e si intrufola nella sua folta barba nera.

Ancora.

Le dita delle sue mani stringono forte la cornetta, diventando bianche e rosse.
Un "okay" esce da quelle labbra sottili, ma sembra quasi come forzato.

E ancora.

Getta con forza l'oggetto che aveva tra le mani sul suo supporto, accompagnandolo in maniera totalmente opposta alla delicatezza.

Il respiro inizia a mancarmi.

Si gira come un ladro, per vedere se qualcuno avesse assistito a quella chiama, ma io sono nascosta dietro alla piccola colonna che adorna il corridoio semplice e quasi spoglio.

Il mio viso arrossisce.

Ritorna in camera sua, chiudendosi alle spalle la porta.

Sento una cosa cadere.

Un'altra.

Un'altra ancora.

Un grido sovrumano sovrasta il silenzio stonante.

Mi porto le mani alle orecchie, tentando di diminuire di qualche decibel il tono forte di quelle urla, senza successo.

Brian, a qualche centimetro da me, gira attorno alle sue dita i suoi enormi ricci, quasi in modo meccanico, mentre si porta le ginocchia sotto il mento e inizia a dondolare.

<<Lo sapevo, lo sapevo...>> continua a dire, ma la forza per parlare non mi esce. La forza per chiedere cosa fosse successo in una frazione di secondo, non mi esce.

E allora mi faccio notare.

Alzo un braccio, e do piccoli schiaffi al muro, che quasi sembrano carezze per la poca forza che mi resta.

Nella mia asfissia riesco a far capire a Brian che mi sto sentendo male.

Come un razzo si precipita nella camera dei miei e urla di correre nel corridoio.

Grandi passi marcano l'aria che si era addensata.
Li sento sempre di più avvicinarsi, ma appena sento un tocco delicato sul mio naso, gli occhi si appesantiscono così tanto dal farmeli chiudere.

*

Una dolce bambina dagli occhi blu si adagia leggera sul pavimento di legno freddo di quel corridoio. Una farfalla posa le sue esili zampe su quel nasino bianco come la neve, che cade delicata sullo strato freddo di piccoli granelli di ghiaccio, che hanno preso il posto di quelle enormi mattonelle in pietra, consumate dai passi frequenti degli abitanti, mostrato a pochi passi, da un grande balcone che affaccia su quel magnifico scenario.
Un ragazzo, dai capelli ricci, corre veloce su quel corpo ormai addormentato. La scuote, tentando in qualche modo di risvegliarla da quel sonno. Ed ogni attimo diventa eterno.
L'agitazione prende posto sul grande trono invisibile, il trono delle emozioni di quella graziosa dimora.
Si siede con tanto di tè, osservando insieme a me quella scena quasi surreale.
L'agitazione è un omino verde, da un solo occhio e con un solo capello riccio che si reggeva in piedi, come se fosse una molla.
È nudo, ma non ha niente da coprire, quindi senza imbarazzo si comporta quasi normalmente.
Anche se di normale, non c'è proprio niente.
Una donna bionda prende di fretta il cellulare, mentre le sue mani curate tremano a vista d'occhio.
L'uomo invece, tenta con scarso modo di rianimare quel corpo, che non da più nessuna risposta. Esanime.
Dopo qualche minuto una forte sirena pone leggera tranquillità alle anime agitate, che si affrettano ad aprire la porta.
Sollevano il corpo su una grande barella bianca, che per le sue dimensioni è quasi esagerata.
I due uomini si affrettano a raggiungere l'autovettura, mentre la donna corre nell'ambulanza, tenendo continuamente la mano salda a quella di quella ragazza dagli occhi blu.
La sirena e il clacson sono i rumori principali di quel piccolo vicinato tranquillo, svegliando chiunque stesse in procinto di riposarsi un po'.
Un altro essere la accompagna in quel tragitto: una farfalla blu.

CookiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora