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Ogni riferimento a fatti, persone etc è PURAMENTE casuale. Se, e dico SE, una certa persona dovesse assomigliare a un'altra certa persona nella realtà, beh, smettetela di fumarvi marijuana. Ho assolutamente inventato TUTTO.

Grazie per l'attenzione.

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Mi avevano ingessato dalle nocche a poco prima del gomito, e mi avevano detto di ritornare tra un mese e mezzo. Mi prudeva da matti, rivolevo il mio braccio sinistro libero da quella gabbia, ma non potevo farci nulla. Quando tornai a casa con Daniel, Robert si era avvicinato, mi aveva osservato il gesso, ed era scappato via. Dopo due minuti era davanti a me con uno schifoso ghigno stampato in faccia e un indelebile in mano. Appena mi ero ripresa, avevo nascosto il braccio malandato dietro la schiena, proteggendolo dalle intenzioni sicuramente tutt'altro che belle di quella peste. Lui era scoppiato a ridere, ed era così buffo che nemmeno io, arrabbiata com'ero per tutti gli eventi di quel giorno, avevo potuto reprimere una risata liberatoria.

Mi osservai il gesso. Non era più tutto di quel bianco-giallastro, ora vi era un maestoso dragone che si avviluppava attorno. Non avrei mai detto che Robert fosse così bravo a disegnare. Mia madre lo vide solo a cena, quella sera. Lo vide mentre il moro eseguiva la sua opera. Non diede di matto, stranamente.

-Che cosa è successo, ancora?- chiese a fine pasto, con aria stanca, facendo un cenno in direzione del mio braccio.

-Vuoi la verità o quello che dovrei dire per evitare danni?- replicai io a voce bassa, ma tutti mi sentirono.

-È stato Lucifero, vero?- domandò retoricamente Gabrielle, finendo di mettere i piatti nel lavello e girandosi verso il tavolo dove eravamo seduti.

Io annuii. Daniel mi guardò di traverso, anche se sapevo che lui aveva capito subito la situazione quando, dopo la mia chiacchierata con Lucifero, quest'ultimo mi aveva riportata in mensa e io avevo dovuto spiegare con voce flebile che ero caduta. Forse si aspettava che gli dicessi subito la verità. Non volevo farlo, veramente. Volevo tenermela per me, ma non potevo nascondere una frattura al polso per sempre.

-Perché?- intervenne Robert.

-Per farmi tacere- risposi. Spiegai velocemente l'episodio, e come Laura sembrasse meno Laura e più Lucifero in quel periodo. Più fredda con gli altri, cinica e distaccata.

-Perciò sei con le spalle al muro- disse Miles. –Beh, non puoi fare molto, in questo caso.

Spalancai gli occhi. –Stiamo parlando della mia migliore amica. Non voglio vederla morta solo perché la ritenete il cattivo- sbottai.

-Non intendeva questo- ribatté Luana. –Miles voleva dire che tu non puoi fare molto. Lucifero ha minacciato te, non noi. Questo non significa però che io sia disposta a rischiare la pelle per salvare la tua amichetta.

Mandai giù il veleno che volevo sputare, e mi girai verso Gabbie. Aveva un'espressione assorta. –A che cosa stai pensando?- le chiesi.

-Potrei parlarle io. Non mi conosce, e so che posso ispirare molta fiducia negli altri- rispose.

-No- mi opposi. –Anche se sarà uno di voi a dirle la verità, Lucifero penserà che sono stata io. In qualunque caso, qualcuno morirà. E io non voglio.

-Egoista- borbottò Luana prima di alzarsi e sparire al piano di sopra.

La seguii, stanca della sua acidità. Non capivo che cosa le avessi fatto di male. Suo fratello era così gentile con me, mentre lei sembrava una vipera a cui le hanno pestato la coda.

La trovai in una stanza, probabilmente la sua, vedendola affacciata alla finestra grazie alla porta che aveva lasciato semiaperta. Picchiettai leggera sul legno a chiedere il permesso di entrare. Lei si girò, socchiuse gli occhi, e mi ignorò. Titubante, varcai la soglia, restando in piedi. Sentii il disagio assalirmi, deglutii.

Nephilim ~ la PresceltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora