4.

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Non sono né in cielo, né nel boschetto. È un posto immenso, un grande salone dal pavimento lucido e di marmo candido, con motivi che ricordano quelli di una chiesa. Le pareti sembrano lontanissime, ma le vedo con chiarezza, decorate con motivi elaborati, stile barocco. Indosso un abito lungo ed elegante, argentato. Sfioro il tessuto della gonna: è liscio e fresco al tatto, scivola via fra le dita come acqua. Ha una scollatura ampia sulla schiena, così da poter spiegare le ali senza strappare il meraviglioso capo. Comincio a camminare, senza nessuna direzione particolare. Osservo la veste che ondeggia a ogni passo, mandando lievi bagliori argentati, come stelle cucite sulla luce lunare. La luce calda della sala sembra condensarsi davanti a me, venendo a formare una figura umana. È Daniel, elegantemente vestito di bianco, come un cavaliere del ballo scolastico: giaccia, camicia, pantaloni candidi, mentre la cravatta e la rosa all’occhiello sono dorate come i suoi occhi. Sembra risplendere di luce propria, irradia bellezza e calore come un sole. Ci avviciniamo l’un l’altra nello stesso istante; mi prende dolcemente per mano, guardandomi negli occhi, e, dopo un breve inchino, cominciamo a ballare. Il ritmo leggero sembra provenire dalle pareti, diventa sempre più intenso, e a ogni aumento i nostri corpi si stringono sempre di più, fino a non lasciare alcuno spazio fra noi. Solo i vestiti ci separano, oro e argento si fondono. Le sue labbra mi sfiorano, rosee e delicate. Socchiudo gli occhi, in attesa: sento il suo respiro sulla pelle, dolce e caldo. Le nostre bocche sono sempre più vicine. Daniel mi posa una mano sulla schiena, spingendomi delicatamente verso di lui: irradia calore, è il mio sole. Il contatto delle sue labbra sulle mie mi dà una scossa piacevole; all’ultimo momento si ritrae, sorridendo appena. La delusione dura un istante, l’emozione prende il sopravvento sulla negatività. Ci libriamo nell’aria con piccoli colpi di ali. Appoggio la testa sulla sua spalla; mi sento al sicuro, con lui che mi stringe e mi sussurra dolcemente nell’orecchio parole che non riesco a cogliere, una melodia dolce e affettuosa. I nostri cuori palpitano all’unisono, socchiudo gli occhi, nelle orecchie rimbomba il ritmo familiare. Avverto una presenza aliena, estranea, sbagliata. Spalanco gli occhi, faccio saettare lo sguardo. Stiamo salendo sempre più in alto, verso un soffitto inesistente, un cielo senza confini. Scorgo una forma impalpabile nell’ombra. Cerco di metterla a fuoco, ma è come fumo, sfugge agli occhi in una forma indefinita, sfocata. Socchiudo gli occhi, affilo lo sguardo, e vedo la nube prendere sembianze umane. Una spessa foschia lo avvolge ancora, ma riesco a vederci attraverso: il fisico asciutto, le gambe snelle, le braccia muscolose. La nebbia si dirama, scoprendo un bellissimo ragazzo in smocking nero con la cravatta blu: pallido, i lineamenti sottili, le labbra rosa pallido, ciglia scure come i suoi capelli che accarezzano gli zigomi non troppo pronunciati. Ha gli occhi chiusi. Il ragazzo inarca la schiena, e una paio di ali nere come la notte si dispiegano dietro di lui. Sono veramente stupende: scurissime, con riflesse blu profondo cangiante. Ogni piccola movenza fa intrappolare la luce tra le piume nere, ottenebrando l’aura del giovane. Le ali raggiungono la massima apertura, e lui apre gli occhi: neri. No, non erano neri: sono blu, talmente scuri da sembrare il cielo a mezzanotte. Il ragazzo della Notte solleva lo sguardo, mi trafigge con quegli occhi spaventosi e affascinanti; è davvero bello. Io e Daniel cominciamo a scendere, affondo la testa nella sua spalla, inspirando il profumo speziato di cannella, lo sguardo del ragazzo in basso mi brucia la schiena come punture roventi. Tocco il marmo freddo, i brividi salgono scuotendomi tutta. Il giovane misterioso sorride, i denti bianchissimi risplendono nell’ombra che lo avvolge. Un sorrisetto sarcastico, privo di gioia, che non coinvolge gli occhi tenebrosi. Fa un passo avanti, verso la luce. Ho paura, e al contempo voglio avvicinarmi, ma la prima emozione ha la meglio; mi ritraggo dietro Daniel, che solleva un angolo della bocca sfiorandomi con lo sguardo. L’altro si fa più vicino, portandosi dietro le tenebre. Daniel cambia espressione, sembra triste e furioso, gli occhi ambrati luccicanti di pietà e ira. “Daniele. Ci rincontriamo.”

La sua voce è tutt’altro che amichevole, ma il sorrise persiste sulle sue labbra, diabolico. Il tono è dolce e suadente, ma ha una nota fredda e cattiva. Daniel lo scruta truce, senza dire una parola.

Nephilim ~ la PresceltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora