Sono da sola. Solo io, il mio vestito argento e le mie ali bianche e viola. È buio. Ho paura. Distendo le ali, poi le compatto sulla schiena. Mi danno calore, mi infondono sicurezza, mi fanno sentire protetta. L’oscurità si condensa. So già chi ne verrà fuori. Lucifero.
“Ciao, Jennifer. Facciamo due passi.”
La sua voce non esprime ostilità, è quasi amichevole. Quasi.
Camminiamo nelle tenebre, senza andare in nessuna direzione in particolare. È come camminare sul posto, o su un tapis-roulant. È tutto buio, ma vedo perfettamente il mio accompagnatore. Il viso dai tratti delicati, pallido, che si staglia contro il nero che ci attornia come una luna piena in mezzo a un cielo oscuro senza stelle. Gli occhi blu scuro sono grandi, appena allungati, come se avesse origini asiatiche. I capelli neri sono corti e lisci, non nascondono le orecchie leggermente a punta, da elfo. Osservo come le sue ciglia lunghe proiettano ombre senza la luce sugli zigomi accentuati, oscurando la pelle, rendendo più scuri gli occhi magnetici. Mi prende per mano. Questa volta non mi brucia; è sempre fredda come una lastra di marmo, ma non mi stringe. Mi sfiora le dita, una dopo l’altra, con le sue, fino ad allacciarsi alle mie. Mi accorgo che indossa ancora lo smocking nero e blu. Le sue ali sono immense, nere, lucenti, spalancate, con i riflessi cangianti blu che intrappolano il mio sguardo, incantatori. Le piume sono grandi, danno l’impressione di essere forti, invincibili. È davvero un bel ragazzo.
“Quanti anni hai, Jennifer?” mi chiede.
È una domanda assurda, lo so, eppure non sembra sciocca fatta da lui. Torna alla realtà, Jennifer,
penso. Lui è il Male, il cattivo, il nemico. Non farti abbindolare da lui, anche se è bellissimo.
“Diciassette” rispondo piano. “E tu?”
“Io esisto fin dalla Notte dei Tempi, tesoro. Non ho età.” “Sembri così giovane.”
Solleva l’altra mano, quella libera, e mi accarezza la guancia. Quel gesto che dovrebbe esprimere tenerezza, una confidenza che non c’è, un sentimento tra noi che non esiste, mi imbarazza, mi agita, mi irrita profondamente. Sono scossa dall’impulso di dargli uno schiaffo, di allontanare quella mano dalle dita fredde e affusolate dalla mia guancia, ma resisto.
“Sei davvero bella.”
Si avvicina di più. Vengo presa dal panico. Tiro indietro il braccio, mi preparo all’urto con la sua guancia. Voglio colpirlo forte, voglio lasciargli il segno. Il polso scatta.
Lo colpisco.-Ahia!
Un lamento mi riportò alla realtà. Ero stesa sul morbido; un letto. Il materasso sprofondava sotto il mio peso, e sotto quello di qualcun altro alla mia sinistra. Aprii lentamente gli occhi. Seduto accanto a me c’era Daniel, la mano alla guancia, gli occhi chiusi, le labbra contratte in un espressione di dolore superficiale.
-Perché mi hai schiaffeggiato?
Già, perché l’avevo schiaffeggiato? I ricordi affiorarono confusi. La fabbrica, il buio, Lucifero… ricordai.
Arrossii. –Stavo sognando.
-Che cosa sognavi, di prendermi a schiaffi?- chiese Daniel. Aveva un tono irritato, ma un principio di sorriso sulle labbra.
-No. Comunque perché sei seduto vicino a me?- divagai. Non avevo per niente voglia di raccontargli i miei sogni. Dopotutto, erano miei personali.
-Per tenerti d’occhio- rispose guardando un punto indefinito della stanza. Mi guardai attorno: era una bella camera da letto, con le pareti dipinte di un giallo-ocra chiarissimo, con due quadri appesi a una parete e uno gigante sopra la porta. Ritraevano i due vicini l’Inferno e il Purgatorio danteschi, mentre quello più grande il Paradiso della Divina Commedia. Erano dettagliatissimi, perfetti, magnifici. In un angolo risiedeva una poltrona dall’aria comodissima, di quelle in cui sprofondi quasi fino a terra. Addossato alla parete opposta al letto c’era un armadio di legno intagliato con riccioli barocchi, molto elaborati e precisi. Ai piedi dell’armadio si stendeva un tappeto decorato con ghirigori incomprensibilmente intricati, le sfumature variavano dal rosa antico all’azzurro pastello al verde acqua sbiadito. Guardai in alto: il letto era a baldacchino, le tende dorate e pesanti, il legno del telaio intagliato con motivi che richiamavano l’armadio. Il soffitto era bianco con schizzi di pittura dorata.
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Nephilim ~ la Prescelta
RomanceJenny vive una vita monotona. Jenny non è popolare a scuola. Jenny ha due amiche, Laura e sua madre. Jenny ha incontrato quattro ragazzi, e la sua vita, dopo non è più la stessa. Jenny è la Chiave. Jenny non sa, ma deve sapere, se vuole salvare il...