Il blu è bucato nella sua parte più bassa dal profilo di una montagna; man mano che si scende, la cresta è affiancata da altre più basse, che non sono poi così diverse da quelle che circondavano la chiesa di Alcazar. La tettoia in metallo rugginoso di una stazione di servizio Texaco contrasta con il caffelatte di quelle colline spoglie.
Sotto la tettoia, la Lincoln del professionista; lui parla al telefono a muro e si direbbe, dal suo volto rilassato, che non stia parlando con il boss o chi per lui.
«Come vanno le cose a Corpus Christi?» domanda interessato.
«Hm, hm. Capito. Manda Blue Eyes e Gonzo da Rick, se proprio non vuole capire. Prima che torni, voglio che sia tutto risolto, ok?» continua, autoritario.
«Beh, sì, il viaggio va piuttosto bene. Sono nel bel mezzo del Texas, ora. Solo sabbia e terra.»
Il suo volto piatto si adombra di nuovo. «No, no. Ti giuro che io davvero non c'entro nulla con quel bordello sui giornali. Stai tranquilla, ti ho detto che non è successo nulla.»
«Certo, certo. Se a L.A. dovessi incontrarlo, ti porto un autografo. Ma è pur sempre Paul Newman, non lo posso di sicuro trovare dietro un angolo qualsiasi, no?»
«Sì, certo, mi manchi...» afferma, a disagio, il professionista, quasi come se non fosse sincero. «Però, adesso devo salutarti. Ho tanta strada da fare. Ciao, un bacio.» Chiude, telegrafico, per poi allontanarsi dalla cornetta con la stessa velocità con cui aveva cancellato il suo sorriso forzato e imbarazzato.
Poi, si reca dentro lo squallido negozietto annesso alla pompa di benzina. Si percepisce un profondo senso di sporcizia anche da una sola occhiata rapida alle mensole quasi vuote, le pareti ingiallite dal fumo e invase da pezze di muffa, il pavimento in piastrelle unte e sudicie.
Dietro a un bancone trasandato, soffocato da scatole e cianfrusaglie dalla dubbia utilità siede un uomo rozzo che guarda al professionista con fastidio come se, più che un cliente, fosse un indesiderato clandestino nel suo regno di immondizia.
«Che c'è?» domanda rude, senza perdersi troppo in una finta cortesia e provocando non poco fastidio al professionista.
«Pago il pieno.» Risponde asciutto, senza umiliarsi con una servile gentilezza. Non che all'altro importi, dato che non si degna di guardarlo.
Il professionista continua a guardare titubante una teca che contiene degli hot dog che non hanno di certo una bella faccia. L'ambiente sarà pure malsano, ma sembrano commestibili e lui non mangia da ieri sera.
«Allora? Serve altro o hai finito?»
Picchietta sul vetro della teca.
«Sono altri cinquanta centesimi. Ah, dovrai mangiartelo freddo, non posso riscaldartelo.» sbraita l'altro, facendo cadere dal mozzicone in fin di vita che pende dalle sue labbra fiocchi di cenere.
Intanto, dalla radiolina dietro il bancone gracchia il notiziario.
«Ancora aggiornamenti sull'autobomba scoppiata questa mattina alle nove a Dallas: l'unico ferito, John LoBuono, noto alle autorità come "Lobby" è morto per le ferite riportate. Il cinquantaseienne era un membro di spicco della famiglia criminale della città. Gli inquirenti ritengono che l'attentato possa essere collegato alla faida generata dall'assassinio del vecchio patriarca, Gerlando Savarese. Faida che ricordiamo aver causato già dodici morti e decine di feriti dall'inizio dell'anno.»
«Ma ora, passiamo a ulteriori notizie sulla striscia di sangue che sta macchiando lo stato...»
Il professionista, con l'hot dog in mano, cerca di mantenere un'espressione tranquilla e insospettabile dinanzi al commesso, mentre ravana le tasche in cerca dei nichelini con cui pagarlo.
STAI LEGGENDO
How to kill Innocence
ParanormalTRE DESTINI INTRECCIATI NEL DESERTO AMERICANO Stati Uniti, 1980: un sicario silenzioso, all'apparenza un professionista gelido dall'animo calcolatore, viene assoldato da una famiglia mafiosa per un compito abbastanza semplice, trasportare una valige...