CAPITOLO X

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Santa Hiselda, New Mexico

Ora il cielo è una lavagna di indaco sporcata da gessi rosso scuri. L'attività delle forze dell'ordine lungo la strada di fronte la  casa è scemata. Prima le ambulanze hanno portato via i cadaveri, poi i carri attrezzi si sono trascinati in un mare di scintille i rottami. Tutto sotto lo sguardo supervisore di Steiner che non si è sognato di abbandonare il posto di guardia per nemmeno un secondo. Chissà se teme ancora l'occhio inquisitorio della legge o se è solo infastidito da quelle mosche carnarie in divisa. Il fatto che un agente della scientifica si avvicini verso di lui, accompagnato da Sanderson, non lo fa stare di certo tranquillo. I muscoli del suo volto si tendono e avvolgono in una stretta morsa le ossa sporgenti.

«Signor Steiner, le presento l'agente Delgado della scientifica della contea di Doña Ana. Deve consegnarle il fucile per le dovute analisi balistiche.»

Quest'ordine aumenta la sua paura, anche se non è un plausibile motivo di timore. Indubbiamente avrebbe preferito tenerlo: la sua "missione" non sarà una passeggiata di salute e non è detto che le persone che volevano la valigetta, la sua famosa concorrenza, decidano di arrendersi dopo questa sconfitta.

«Sceriffo, non è possibile! Ne ho bisogno per difendermi, è un mio diritto costituzionale!» s'impunta, forse troppo indignato, così gettando altri tizzoni nel fuoco della diffidenza che crepita nell'intestino del conestabile.

«Mi perdoni, ma da cosa? Crede davvero che un'altra sparatoria si verifichi sulla soglia di casa sua proprio oggi?» incalza.

«No, non ho detto questo. Ma...»

«Allora non si faccia fare troppe prediche e consegni subito il fucile.» Afferma, rude e carico di boria, un uomo abbronzato, con i capelli ricci neri e baffi sottili. Una spilla sul petto indica il suo nome: Antonio Ruiz Delgado.

«È un cimelio di famiglia, ha più di cento anni! Non posso lasciargliela e basta, sa quanto vale?» grida Steiner, che tiene stretta l'astina lignea dell'arma.

Delgado, senza che lui se l'aspetti, gliela strappa via senza dire nulla.

«Come si permette?» ribolle di rabbia Steiner.

«Questa è una prova di reato, non importa se lei è innocente o colpevole. Pertanto, è di proprietà dello stato, adesso. Arrivederla.» Afferma, per poi andarsene via in fretta e in furia, così come era arrivato.

Sono vane le proteste in cui Steiner si perde con lo sceriffo, che lo liquida seccato, ma sempre ristrutturando la facciata di cortesia per impedirne il crollo.

«Arrivederla, signor Steiner. Devo andare a gestire la caccia al sospettato. Non abbiamo altro da dirci.» Annuncia poi, nel tentativo di zittirlo. «Ah, un'ultima cosa: se aveva in programma di allontanarsi dallo stato, le consiglio di non farlo. Potremmo chiamarla a testimoniare oppure sarà l'FBI a farle visita.»

Lo sceriffo si accorge che l'espressione dell'altro adesso ricorda più che altro una maschera mortuaria e quindi aggiusta il tiro: «Non che lei sia un sospettato, ecco. Ma la sua testimonianza potrebbe essere cruciale per le indagini, chiaro?»

Steiner annuisce, per quanto non sia affatto convinto, e si congeda in maniera brusca con Roth e Sanderson. Non rientra in casa fin quando non è certo che la loro volante è stata inghiottita dalle prime tenebre, ma non appena vi mette piede il cercapersone riprende a suonare. Ormai non riesce proprio a convincersi che si tratti di una semplice coincidenza. Non sa come, ma qualcuno o qualcosa lo sta spiando. Compone il numero nuovo senza troppe proteste, che non servirebbero a molto nella sua situazione.

«Steiner. La polizia se n'è andata, dico bene? Le avranno ritirato il fucile e imposto di rimanere a casa. Dico bene?»

A questo punto, non è nemmeno sorpreso dalla mole di informazioni che il ricattatore ha su di lui, ma ciò non rende meno inquietante la cosa.

How to kill InnocenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora