22.11.22,
FiammaQuella martedì era nero per lei, tornò in casetta con la voglia di stare solo sola, oppure di urlare. Con l'intenzione di chiudercisi dentro, si diresse verso la piccola palestra.
Aprì la porta, ma sfortunatamente non era vuota, c'era una delle ultime persone che voleva incontrare in quel momento.
«ah scusa, non sapevo ci fosse qualcuno» si gelò, era ovvio che avesse interrotto le prove di una coreografia.
«non ti preoccupare, non mi da fastidio della compagnia»
«nono, non ti preoccupare. Vado di là» liquidò ancora, non voleva restare lì.
«Bloom ti ho fatto qualcosa?» sputò fuori ciò che da giorni frullava nella sua testa. «mi eviti, non parliamo, so che non avevamo un grande legame ma mi dai l'idea che proprio non mi sopporti»
«no-io...» sospirò. «scusami, non è colpa tua»
«è per Samu?» le si bloccò un attimo il respiro alle parole di Ludovica. Quel nome, le faceva sempre lo stesso effetto. «senti so che può sembrare che ci sia qualcosa sotto ma siamo solo amici-»
«io e lui non stiamo insieme, non mi servono spiegazioni» la bloccò.
«se sei così arrabbiata è perché ci tieni tanto» le sorrise dolcemente. «gli voglio bene, ma ho una persona fuori da qui che mi aspetta, non c'è niente più dell'amicizia.»
«per te» magari era così per lei, ma per samu poteva essere diverso.
«non fa che parlare di te, di come gli manca il vostro rapporto, gli manchi tu e si sta distruggendo per capire perché non parlate più... se gli piacessi non mi parlerebbe solo di te, sai?» con aria da sorella maggiore, le posò una mano sulla spalla.
«so che la gelosia può essere difficile, so che la paura di essere delusa spesso porta ad allontanarsi da chi amiamo, ma non lasciar andare Samu. È un ragazzo d'oro, tu sei fantastica, siete fatti per stare insieme Bloom» le spuntò un sorriso sincero, erano le parole di cui aveva bisogno e che per giorni Wax, Ascanio e Federica avevano provato a rivolgerle. Li aveva evitati, ma ora Ludovica le stava sputando in faccia la verità senza darle modo di scappare.
«ci penserò. grazie, ludo» la abbracciò. «spero che saremo amiche da ora in poi»
«puoi contarci» ricambiò la stretta, prima di lasciarla davvero sola in quella stanza.
Qualcuno bussò alla porta della saletta. Si era chiusa lì dentro da non sapeva più quanto, con la musica nelle orecchie. Non stava cantando, ma si stava allenando, cercando di staccare la spina da tutto e tutti. Aveva la rabbia, la tristezza, la paura che scorrevano nelle vene e le facevano prudere le mani. Non sentì, per il volume troppo alto, così la persona dall'altra parte aprì la porta.
Samu si poggiò allo stupite con la spalla, in silenzio, guardandola finire la serie di addominali che aveva inizia. Ci mise qualche minuto prima di accorgersi della presenza del ballerino, fermò i suoi movimenti e si sfilò una cuffia, guardandolo.
«ciao» le sorrise. «come va?»
«va.» chiuse il discorso. Non aveva voglia di parlare con nessuno, tanto meno con lui.
Si sedette sul parquet, asciugandosi la fronte imperlata di sudore.
«non sembra» espresse la sua più sincera opinione, e aveva ragione. Bloom lo sapeva, che Samu aveva imparato almeno un po' a capirla in quei due, quasi tre, mesi.
«non mi frega cosa ti sembra o no» sputò acida. Non andava bene fra di loro, e quel giorno tutti i sentimenti repressi stavano uscendo fuori.
«ho parlato con Ludovica» le si bloccò il respiro, le tornò in mente la conversazione avuta un'ora prima con la ballerina.
«bravo, che ti devo dire?» non si scompose, anzi, mantenne la sua aria da dura, indistruttibile.
«forse dovresti smettere di fare così, no?» si avvicinò a lei e la guardò dall'alto al basso, Bloom dovette alzare il mento per vederlo. «vedo che non stai bene e voglio aiutarti, tengo a te» confessò, sedendosi sul pavimento davanti a lei.
«vai ad aiutare Ludovica, non mi serve il tuo aiuto Samuele» sputò fuori fredda, non voleva fargli vedere che quelle parole la stavano smuovendo.
«Ludovica è un'amica importante per me, ma tu... tu sei speciale nana» non la chiamava in quel modo da così tanto che un brivido le attraversò la colonna vertebrale. Lei alzò le spalle fingendo che non le importasse. «basta cazzo!» si alterò, alzando la voce. «sono stanco che tu voglia fare la forte. Non capisco perché continui a fare così. Stai male, hai bisogno di me e io ho fottutamente bisogno di te quindi puoi smettere di comportarti da bambina e tornare ad essere la mia Sofia?»
Quelle parole le arrivarono dritte in faccia, dure e forti come uno schiaffo. Aveva ragione, ne aveva tanta e lei stava cercando di negarlo a lui, ma in primis a se stessa. Strinse le mani a pugno più forte che riuscì, si morse le labbra fino a sentire dolore, ma non servì a niente. Per quanto ci provò a mantenerle, le lacrime scesero impetuose sul suo viso, bagnandole le guance.
«nana...» le afferrò le guance con le mani, asciugando l'acqua salata.
«scusa, mi dispiace-» farfugliò. «io... mi manchi, scusa.» gesticolava e si ingarbugliava, vomitando fuori parole senza senso.
«smettila» la bloccò, stringendola fra le sue braccia. «è tutto okay, adesso» non era servito che dicessero molto, per far sì che si perdonassero a vicenda. Quei due non riuscivano a stare l'uno senza l'altro.
«sono così stanca» si strinse al suo petto, bagnandogli la maglietta con il pianto.
«va tutto bene nana» le accarezzò la schiena con dolcezza. «sono qui, andrà tutto bene»
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Flame | samusegreto
FanfictionDal capitolo (?) «bruciavo di rabbia, di dolore, di tutte quelle cose che mi facevano stare tanto male da sentire il sangue ribollire nelle vene» prendo il suo viso fra le mani e incateno i miei occhi con i suoi. «ma adesso» sospiro «adesso brucio...