6 mesi dopo,
18 dicembre 2014KATNISS POV
«Allora stasera posso venire a casa tua?» Mi chiede Holger al telefono.
«Certo, tesoro. Ti aspetto verso le 19, vieni in macchina?»
«Sì sì, vengo in macchina. Penso di partire alle 14, okay?»
«Perfetto. A dopo.» Chiudo la chiamata e mi affretto ad uscire di casa. Dopo i soliti cinque minuti di strada raggiungo la fermata del pullman. Stamattina non avevo proprio voglia di andare a scuola con la mia Porsche 4x4. Il pullman arriva dopo qualche minuto e, quando ci salgo, alcuni dei miei compagni di classe mi salutano. Vado in fondo e mi siedo vicino ad Emma, una delle mie migliori amiche. Io e lei iniziamo a parlare di quello che ci è successo ultimamente. Le racconto di come Manuel è diventato geloso. Ad esempio qualche sera fa, ero da sola e quindi ho invitato a casa mia Mario Gomez.
Mario ed io andiamo veramente d'accordo ed in pochi giorni siamo diventati amici - l'ho conosciuto verso la fine dell'estate. Quindi, ogni tanto mi trovo con lui e sono anche stata a qualche sua partita (solo a quelle durante la settimana lavorativa perché il sabato e la domenica sono dedicati a Manuel).
Quando ha scoperto che Mario ha dormito a casa mia - sul divano, tra l'altro - ha fatto una scenata. Io gli ho fatto un discorso sul fatto che è lui, Manuel, l'unico ragazzo che io voglia e così. Ma niente, è geloso.
Comunque, oggi non gli ho detto che verrà Holger a casa mia: si arrabbierebbe troppo. Anche con Holger vado d'accordissimo. È un ragazzo fantastico.
Ho deciso di passare il giovedì sera con lui e poi il venerdì mattina ritorniamo a Monaco perché ci sarà la partita del Bayern e quindi non posso non andarci.
Racconto ad Emma anche di Holger; nelle ultime settimane ci sentiamo spesso e quando, sono a Monaco, usciamo sempre insieme - come una coppia di amici voglio sottolineare perché il mio fidanzato è Manuel, lui e basta.
Dopo mezz'ora di pullman finalmente arriviamo a scuola.
Mi dirigo subito nella mia classe, la 5ªE.
Le ore di lezione passano lentamente, come al solito.Al suono della campanella delle 13 corro fuori da scuola e, dopo aver rifatto il viaggio con il pullman, ritorno a casa.
Appoggio la mia cartella Burton nera, rossa e gialla vicino alla porta di ingresso e mi tolgo le scarpe.
Mi rimetto la cartella sulla spalla e vado in camera mia, al piano superiore.
La appoggio vicino alla scrivania e mi inizio a svestire. Al posto dei jeans e del maglione rosso metto un paio di pantaloni neri Adidas della tuta, sono di Holger e hanno scritto Badstuber su una gamba. Poi infilo anche una maglietta arancione di Mario Götze, non Gomez.
Lo ammetto: ho più vestiti dei miei amici calciatori che miei nel guardaroba.
Maglie della Lazio di Miro; pantaloni di varie lunghezze della Fiorentina, tutti marchiate 33 perché di Gomez; un sacco di vestiti del Bayern Monaco di Manuel, Holger, Bastian, Mario, Thomas, Philipp, Robert, Sinan, Mitchell e Jérôme; robe a non finire del Borussia e dello Schalke 04 e poi di tantissime altre squadre. Ho almeno due o più capi di vestiti di ogni mio compagno di squadra perché mi piace avere vestiti non miei, soprattutto se sono di persone a cui tengo davvero.
Ho persino qualche maglietta dei miei portieroni Leno e ter Stegen, portieri del Bayern Leverkusen e del Barcellona.
Infilo anche una felpa rossa di Manuel e ritorno al piano inferiore.
Vado in cucina e mi preparo una pastasciutta perché non ho voglia di fare qualcosa di più elaborato.Dopo aver pranzato vado in salotto a guardare la tv. Mi sdraio sul divano con Tigrotto, la mia tigre, che fa le fusa sulle mie gambe; i miei cani Macchia e Jalk invece se ne stanno vicino a me, ai piedi del divano. Passo così qualche ora fino a quando non decido che è ora di fare i compiti e di studiare.
Dopo un po' Manuel mi chiama al telefono.
«Ciao.» Dice freddamente. «Ho sentito che stasera te la dai alla pazza gioia con Badstuber.»
«Ciao amore.» Sbuffo. «Sì, viene a casa mia ma stai tranquillo che non succederà niente di quello che pensi. Come ti ho ripetuto mille volte è solo un amico.»
«Okay. Domani vieni alla partita?»
«Sì, certo amore.»
«Poi stai da me fino a domenica sera?»
«Sì. Mi manchi.»
«Anche tu. Ci vediamo domani.»
«A domani. Ti am-»
Riattacca senza farmi finire. È un po' nervosetto ultimamente.
Dopo due secondi mi squilla ancora il telefono, ma questa volta è Holger.
«Hey Katniss.» Risponde entusiasta. «Devo venire a Milano, giusto?»
«Sì sì. Dopo devi prendere l'autostrada per andare vicino al lago di Como perché io abito lì. Ti mando un messaggio con scritto la via in cui abito e il paese, okay?»
«Okay. Grazie tesoro, a dopo.»
«A dopo.» Riattacco.
Apro velocemente l'applicazione Mappe sul mio iPhone e, dopo aver cercato il mio indirizzo, lo condivido per messaggio con Holger. Lui risponde dicendo che è già a Milano e che sarebbe arrivato tra un paio di orette.
Guardo l'ora sul mio telefono: 17.23.
Ho finito tutti i compiti e quindi sono libera. Non so cosa fare quindi decido di andare a fare un giro a cavallo. Mi rimetto le scarpe ed esco di casa in tuta ma metto una giacca a vento perché la temperatura è abbastanza bassa, nonostante sia un inverno senza neve. Vicino a casa mia c'è un piccolo maneggio dove tengo il mio cavallo Spirit. È un Mustang di circa tre anni, un regalo di mia zia Alessandra, che assomiglia tantissimo al cavallo del cartone animato chiamato appunto Spirit: criniera e coda nera, zampe dello stesso colore ed un bellissimo manto roano.
Quando entro nella stalla, inizia a nitrire perché è contento di vedermi. Gli do una mela che lui apprezza, poi lo faccio uscire dal suo box e gli metto le briglie, la coperta e la sella. Poi indosso il mio cap - il caschetto per fantini - e monto su di lui. Usciamo dalla stalla e andiamo nei prati vicino al maneggio. Inizia galoppare e sento tutto il vento sferzarmi sulla pelle del viso. Mi sento così libera quando galoppo con Spirit o quando corro con la mia moto da cross. Il prato lascia spazio ad un grande bosco e tiro la briglia facendo rallentare il cavallo. Tra gli alberi si sente solo il cinguettare degli uccellini e gli altri animali del bosco. Tutto ciò mi trasmette pace, una pace interiore. Continuo la mia passeggia con Spirit fino a quando il sole cala ed inizia a fare più freddo. Lo riporto al maneggio e dopo avergli tolto tutta la bardatura ritorno a casa.
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A TRUE LOVE STORY NEVER ENDS 2 || M. Neuer & J. Lawrence
Fanfiction•2º LIBRO• ❝L'unica certezza che avevo era l'amore di Manuel. Sapevo che lui era tutto ciò di cui avevo bisogno. Manuel era una costante della mia vita e avrei lottato per tenerlo stretto a me. Non l'avrei mai lasciato andare. E avrei fatto di tut...