Capitolo 15

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9 mesi dopo,
21 aprile 2015

KATNISS' POV
Ci sono diversi tipi di dolore.
Inciampi e ti sbucci il ginocchio: fa male.
Ti chiudi il dito nella portiera dell'automobile e un'unghia ti si rompe: fa male anche quello.
E poi c'è il dolore che continua a martellare il mio cuore da una settimana.
Un dolore così forte che non mi da la forza di reagire, di combattere, di riprendermelo.
È una settimana esatta che mi ha lasciata, ricordo la rabbia nella sua voce quando ha pronunciato quel 'vattene'.
Avrei voluto soltanto baciarlo e dirgli che quello che conta nella mia vita è solo lui.
Non ho più la forza di piangere, ormai tutte le lacrime si sono prosciugate.
Prendo per la millesima volta il telefono.
Nessun nuovo messaggio.
Nessuna chiamata da parte sua.
Nessun segno che mi faccia pensare che io gli importi veramente.
Di sicuro adesso avrà un'altra donna tra le braccia.
Il solo pensiero di un'altra con lui mi uccide.
Mi aveva promesso che sarei stata l'unica e mi ha lasciata.
Ho fatto male a non dirgli niente di Davi Lucca, ma ero spaventata ed imbarazzata.
Un figlio è una grossa responsabilità ed io non mi sto prendendo cura di lui come dovrei.
Mi dispiace per quel piccolo ed innocente bambino che non ha nessuna colpa.
Semplicemente io e Neymar siamo stati incoscienti e purtroppo ne abbiamo pagato le conseguenze.
Lui è stato davvero maturo a prendersi cura di Davi per questi lunghi anni senza mai cercarmi; ogni tanto mi chiamava per invitarvi a divulgare la notizia ma io non volevo, non ero pronta.
In questa settimana è successo di tutto: Neymar ha detto che sono la madre di suo figlio Davi, hanno fatto un sacco di intervista a Manuel chiedendogli cosa pensasse di me e Neymar, solo che lui non ha detto niente.
Mi fa male tutto ciò, vedo che anche lui ci sta male e questo spezza il mio cuore più di quanto non lo sia già.
Abbiamo bisogno di stare assieme, siamo perfetti insieme.
Lui mi completa. E vederlo devastato per tutta questa storia mi uccide dentro.
Il suono del campanello è la goccia che fa traboccare il vaso, spero solo che sia lui.
Mi alzo del letto, le ossa mi scricchiolano per l'inattività dei giorni precedenti, non m'importa del mio aspetto.
I capelli sembrano dei carciofi mentre il pigiama è sgualcito.
Corro ad aprire la porta, rischiando più volte di inciampare e rompermi una caviglia.
Il cuore mi batte a mille per l'emozione e spero davvero che sia Manuel.
Giro la maniglia con mano tremante, tengo lo sguardo fisso in terra.
Ho paura, ma non di lui.
Ho paura di quello che potrebbe dirmi.
Ho solo voglia di baciarlo, vorrei solo sentirmi dire che mi ama, più di qualsiasi altra cosa al mondo.
Vorrei che mi dicesse che mi ama almeno quanto io amo lui.
"Katniss?" Dice una voce calda, non è la sua. La voce di Manuel è più maschile, più matura, mentre questa sembra appartenere ad un ragazzino.
Alzo il viso ed incontro due occhi color nocciola, misto ad un verde foglia quasi secca.
"Neymar?" Chiedo con voce stridula. Sento il cuore farsi pesante, non mi sarei mai aspettata di vederlo qui, davanti a casa mia.
"Sì, eccomi in carne ed ossa." Esclama e sul suo viso compare un sorriso smagliante.
"Cosa vuoi?" Domando acida, ho voglia solo di sprofondare tra le coperte del mio letto e piangere.
A Manuel non importa niente di me, è questo che mi sta facendo capire. Ed io sto così male. Non lo merito, è troppo per me.
"Davi vuole stare con te! Posso lasciartelo per qualche settimana?" Domanda ed il bambino riccioluto compare da dietro le sue gambe.
Si avvicina esitante a me e mi stringe le braccia intorno alla mia vita.
"Ti voglio bene, mamma." Sussurra. Mi si scioglie il cuore: nonostante tutto, mio figlio mi vuole bene.
Lo sollevo e gli lascio un bacio tra i ricciolini biondi.
Stringe la braccia intorno al mio collo ed appoggia la testa sulla mia spalla.
"Mi sei mancata tanto, mamma!" Dice Davi con la voce bassa.
"Vuoi stare con la mamma, Davi?" Domando a mio figlio. È strano chiamarlo così.
"Sì!" Esclama battendo le piccole manine.
"Adesso vado a prenderti la sua valigia in macchina." Dice Neymar e sparisce.
"Vieni Davi, ti faccio vedere casa mia!" Lo poso in terra e poi lo prendo per mano.
Gli faccio vedere velocemente il piano di sopra e quando torniamo in salotto, Neymar è seduto sul divano e sta messaggiando con qualcuno, schiarisco la gola per fargli capire che siamo arrivati.
"Katniss, adesso devo andare. Ritornerò a prendere Davi tra due settimane, va bene?" Domanda e si alza dal divano.
Annuisco e lui si avvicina a me per darmi un bacio sulla guancia e per salutare nostro figlio.
Poi esce dalla casa e sento il rombo di una macchina allontanarsi.
Un silenzio imbarazzante si crea tra me e mio il bambino, e non so davvero cosa dirgli o cosa fare per recuperare la mia essenza in questi quattro lunghi anni.
"Mamma! Papà mi ha detto che tu e lo zio Manuel avete litigato! Perché stasera non andiamo a casa dello zio così potete fare pace?" Domanda sorridendo innocentemente, come solo un bambino sa fare.
"Magari... Come fa a saperlo?" Sono confusa, nessuno sa che io e Manuel abbiamo litigato.
"Lo zio Manuel ha chiamato papà e hanno parlato tanto al telefono. Papà continuava ad urlargli contro e non sembrava molto contento, credo che a papà non stia simpatico lo zio Manuel." Spiega Davi con voce seria. È troppo dolce questo bambino e poi il fatto che chiami Manuel zio, mi colpisce molto.
"Non lo so, Davi. Ci penserò, adesso vieni che ti porto a conoscere i miei parenti." Gli sorrido e lo piazzo davanti alla tele, dove su qualche canale - a me sconosciuto - passano degli episodi della Peppa Pig in spagnolo.
Torno in camera mia, dove finalmente dopo giorni mi faccio una doccia e mi vesto decentemente. Forse l'idea di Davi non è male perché infondo bisogna lottare per ciò che si ama. Ed io amo Manuel con tutta me stessa.
Quando sono completamente pronta, ritorno in salotto da Davi.
"Piccolo mio, ho deciso che partiremo per Monaco! Sei contento?"
Lui si avvicina a me correndo e mi abbraccia le gambe, visto che è l'unica cosa che riesce a raggiungere.
Preparo una borsa con dentro qualche mio cambio e qualcuno di Davi, in caso di necessità se ci fermiamo per più giorni in Germania.
Quando ho tutto pronto, andiamo in garage e lo carico sul sedile posteriore, poi butto la borsa nel baule e salgo sulla macchina.
Parto a razzo, voglio arrivare il più in fretta possibile da Manuel.

+

Non so cosa mi abbia spinta a presentarmi all'Allianz Arena ma so solo che me ne pento amaramente.
Anche se la partita è andata benissimo, e infatti hanno vinto passando così in semifinale di Champions League, mi sento male.
Bastian mi ha obbligata a raggiungere Manuel nello spogliatoio, ha detto che lo avrebbe mandato fuori da esso in modo che potessi incontrarlo.
Sono appoggiata contro il muro freddo, non dovrei essere qui ma le guardie, quando mi hanno vista, mi hanno lasciata entrare senza problemi.
Davi è vicino a me, è silenzioso da quando siamo partiti. Ho solo paura che abbia cambiato idea nello stare con me, senza il suo papà.
Sento dei passi così drizzo la schiena e tengo Davi dietro di me, con fare protettivo.
Nel giro di pochi secondi, Manuel è davanti a me; sembra sia confuso che arrabbiato.
"Che ci fai qui?" Sbotta acido.
"Sono venuta per parlarti." Sussurro debole, la sua presenza mi rende debole ed il cuore continua a battermi all'impazzata.
"Lui cosa ci fa qui?" Sibila guardando il piccolo Davi che indossa una magliettina da calcio con il numero di Manuel ed il suo cognome; riesco a sentire l'odio che prova per lui attraverso la sua voce.
Le lacrime iniziano a scendermi lente e sento la testa scoppiare.
L'ultima cosa che mi ricordo è che crollo a terra e poi il nero più totale.

A TRUE LOVE STORY NEVER ENDS 2 || M. Neuer & J. LawrenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora