Passate in modo piacevole le due settimane a organizzare eventi di beneficenza, a Cruentapugna, per l'associazione a cui ero iscritta dai tempi del LPA, inevitabile come la peste nera nel 1346, era arrivato il 10 di luglio.
Diverse mie conoscenze mi avevano chiesto, e in più occasioni, spiegazioni per l'immotivata agitazione che ruotava attorno a quella specifica data.
«Perché quello è l'unico giorno in cui è possibile iscriversi al Terzo Quarto!» avevo risposto a ciascuno di loro.
Il preside Luca Angela lo aveva dichiarato anni addietro – durante il caotico incontro genitori-insegnanti, in cui la giovanissima matrigna di Gilberti ci aveva provato con quasi tutti gli uomini presenti, scatenando le ire delle rispettive mogli – che a lui non andava affatto di provvedere alle iscrizioni quando capitava. «Riunirò tutto il fastidio, di questa inutile pratica, in un'unica afosa giornata... E, se non vi sta bene, andate a iscrivere quei pezzenti dei vostri figli da un'altra parte!»
Ripresentati in collegio per l'appuntamento annuale, coi miei tre ragazzi che sbadigliavano a turno, ce ne stavamo seduti tutti e quattro sul muretto di cemento e pietre che recintava la vasta proprietà del Terzo Quarto; osservavamo tutto e tutti da quella scomoda e misera barriera che pareva voler impedire al fitto bosco circostante di invadere il territorio.
Il sole rimarcava la sua presenza, facendoci rimpiangere le stagioni fredde; le foglie degli alberi erano secche, avevano assunto un colorito rivoltante per via della siccità, e non sarebbero arrivate all'autunno visto come cadevano giù dai rami. Le boschive e sinistre vette montuose ci fissavano dall'alto, trafiggendoci le spalle coi loro giudizi sprezzanti. I genitori, in fila per le iscrizioni, improvvisavano ventagli con le mani per farsi aria; altri si portavano, invece, bottigliette d'acqua alla bocca, ogni dieci secondi, per idratarsi. Gli insetti svolgevano il loro lavoro di molestatori: ronzavano accanto alle orecchie, si infilavano su per i nasi e pungevano la pelle esposta di chi capitava loro a tiro, come fossero in competizione.
«No, no e no», il preside urlò contro un tipo pallido dall'aria malaticcia; gli occhi spalancati, e la fronte troppo sudata, lo facevano apparire come reduce da una brutta nottataccia. «Questo è un collegio, una scuola privata. C'è differenza tra un prestigioso istituto elitario e una squallida scuola pubblica: è nella seconda che sono ammessi i pezzenti come te! I genitori, o i tutori, sono responsabili anche dei ragazzi maggiorenni, qui. Mettetevelo in testa, balordi ragazzotti: anche se qui si diventa maggiorenni a diciannove anni, alla vostra età, siete ancora infantilmente immaturi e immaturamente infantili! Quindi, genitori responsabili fino alla fine! Non voglio grattacapi io. Meno lavoro per me, più relax per me.»
«Il tossico si è offeso», borbottò Mario che, svogliato, lo indicò con un cenno della testa; dal volto imbronciato del tipo pallido, e dal gestaccio con la mano che ne seguì, fu facile intuire quanto il mio amico avesse ragione su di lui. «E il preside, come al solito, non ci ha fatto caso che è stato mandato a quel paese... Oh, cavoli!» Mario si mise più diritto, un sorrisetto divertito lo destò dalla noia. «Angela va verso i suoi tre favoriti.»
«Ah...» sbraitò Johnny. «Poveracci! Mi fanno quasi pena... quasi.»
Avendo già ascoltato voci a riguardo, intuii a chi i miei due amici si riferissero, alludendo ai favoriti dal preside: a Edoardo Gregoriadis, Fabio Dodero e Vittorio Flocchini.
La curiosità mi invase come un'ondata di elettricità che mi avrebbe destata da un sonno profondo. Conoscevo Johnny da anni, eppure non avevo mai avuto occasione di essere presentata a suo padre e, a essere onesta, non sapevo neanche che aspetto potesse avere quell'uomo: di Edoardo Gregoriadis si sapeva che quasi tutta Cruentapugna poteva definirsi di sua proprietà, era un imprenditore di successo, ma che non si faceva vedere molto in giro; ogni qualvolta, io mi trovavo nello stesso luogo dove era anche lui, un imprevisto, come avessimo avuto l'Universo contro, mi impediva di poterlo vedere anche solo di sfuggita.
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Il giglio di fuoco (SN7)
RandomUna bocciatura sospetta. Quattro amici sono costretti a ripetere l'ultimo anno scolastico nell'inconsueto collegio che frequentano. Siamo a Cruentapugna, città popolata per lo più da esseri umani, dove vi sono antiche famiglie in guerra; ragazzi in...