19 - Lezioni tremende e svenimenti

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Prima di cominciare la lezione di primo soccorso, tenuta da Edoardo Gregoriadis e Stefania Girolamo, avevamo spedito Delia Stinziani in bagno a cercare il professore Parker.

«No, non parleremo di quest'argomento, oggi», una disgustata Stefania avanzò a passo veloce dentro l'aula, mentre noi del quinto anno stavamo prendendo posto.

«Ma è sempre necessario un volontario...» Luca Angela la seguì all'interno, cercando di recuperare la distanza che la donna stava mettendo tra loro. «Mi offro io per far vedere a tutti come si fa la respirazione bocca bocca. Su, mia bella Stefania... io sono disponibile. Dammi un bel bacio con la lingua!»

«La lasci in pace, se non vuole essere denunciato... e pure malmenato», Edoardo inveì contro il preside, con un tono di voce così minaccioso che gli studenti si ammutolirono all'istante. «Inoltre, le ha già detto che, oggi, non tratteremo questo argomento. Vuole assistere alla lezione? Bene, ma si sieda in un angolo e stia zitto.»

«Ma calmati! Relax, baby, relax!» Angela alzò le mani per arrendersi; il preside si diresse subito verso la porta, andando a ritroso. «Uno è solo emozionato per la lezione... Ehi, ora vado: devo occuparmi dei miei papaveri. Che nessuno di voi osi toccarli, o vi vengo a trovare in stanza mentre dormite, e non per svolgere attività piacevoli!»

Angela sbatté la porta con tale furia che il legno si spaccò in più punti e i cardini tremarono per diverso tempo.

Ora, non passare la lezione a fissare il Gregoriadis o sarà piuttosto evidente che ti piace un po' troppo. Mi dissi, occupando uno dei posti liberi dell'ultima fila; mi piazzai dietro Giacomo Dorunti, cosicché il suo imponente fisico mi oscurasse abbastanza la visuale su Edoardo.

L'assenza dei banchi ci costrinse a usare le gambe come appoggio per i blocchi su cui prendere appunti.

In completo silenzio, Gilberti prese posto accanto a me: il mio amico tirò su la narice come se avesse annusato su di me un odore fetido e mise su un broncio di difficile interpretazione.

Che il profumo di Edoardo mi sia impregnato addosso?

Mi annusai di nascosto la manica della maglia e, anche se in maniera leggera, avvertii quell'aroma fragrante e legnoso che costituiva il profumo usato dal Gregoriadis.

Oh, ma che ho fatto? Mi sbattei una mano sulla fronte, come se fossi improvvisamente passata da un bel sogno al tragico risveglio; continuai a picchiettarmi col palmo. Sono certa che è stato il medaglione a spingermi a essere tanto audace: il Gregoriadis mi ha baciata e io non l'ho fermato, anzi... Pamela, cazzo! Mi rimproverai, colpendomi più forte. Ti eri ripromessa che, dopo di lui, ti saresti lasciata coinvolgere, in tutti i sensi, solo a patto di aver trovato il vero amore... Aspetta! Lui chi? Oh, cazzo, non me lo ricordo... Chi era il mio fidanzato?

Gilberti mi prese la mano e così mi impedì di colpirmi come una cretina, attirando gli sguardi allarmati dei miei compagni.

«Che c'è? Mai entrati in crisi esistenziale?»

«Per favore,» ci richiamò Stefania, «prestateci attenzione: ora comincia la lezione. Tratteremo le emorragie.»

«Un argomento scelto a caso, eh?» ironizzò il mio vecchio fratello Claudio, che si passò una mano nel suo ciuffo alto di capelli castani; il movimento del braccio mise in risalto i suoi muscoli.

«Fate silenzio», borbottò Edoardo. «Prima iniziamo e prima finiamo.»

Cecilia Du Brul non poté trattenersi, nonostante l'umiliazione subita dal Gregoriadis in precedenza, alzò la mano e, senza aspettare che qualcuno la invitasse a parlare, domandò: «Ci darete un voto, alla fine del corso, sì? Sarò io quella a prenderlo più alto tra tutti.»

Il giglio di fuoco (SN7)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora