Caro Diario,
Gualtiero ha fatto delle ricerche approfondite, studiando a fondo gli antichi diari di famiglia che i suoi parenti si tramandano da generazioni, e la conclusione che ha tratto, riguardo il medaglione, è che per toglierlo dal mio collo o devo essere in punto di morte (cosa che mi sconsiglia di tentare) o devo volerlo donare io a qualcuno a cui tengo e che vorrei proteggere a ogni costo.
«Un gesto d'amore!» mi aveva detto, mentre giravamo a caso per Cruentapugna a bordo del suo fuoristrada; quel pomeriggio, il cielo che minacciava pioggia aveva costretto le persone a munirsi di ombrello. «Quando Lo Straniero era giunto sull'isola, in quella fatidica notte di tempesta,» mi aveva spiegato, «portava già con sé quell'affare... Sì, le origini di entrambi sono un mistero, non ne sapremo mai niente. Tornando al punto, lui ha donato a Serilda il medaglione, per proteggerla, e lei, prima che venisse bruciata viva, lo aveva dato a sua volta al figlio. Amore. Questa è la chiave. Non può essere tolto da altri, bisogna volerlo donare.»
Certo, poi Gualtiero si era lasciato andare alla rabbia, dando anche un pugno non proprio leggero al cruscotto. «Fottuti Monaldeschi! Così fissati sul loro voler ripulire il mondo dalla nostra razza... Siamo degli abomini, per quella gente, mentre loro si definiscono "i buoni della situazione"... Ipocriti. Non si rendono conto che dal male non può mai venire il bene? Davvero loro ritengono che agire come fanno sia corretto? Se si mettessero a ragionare sul serio, capirebbero che Gregoriadis, Monaldeschi... voi Marveola, perfino... siamo pessimi per natura, chi per un motivo e chi per un altro, nessuno di noi è davvero e completamente nel giusto! E si trascina da secoli questo odio per il diverso... Non la risolveremo mai.»
Devo dirti qualcosa di positivo su Gualtiero, però: lui mi ha aiutata senza chiedermi niente in cambio, senza che glielo avessi imposto o richiesto.
Sì, lo so cosa pensi, Diario... Gualtiero Gregoriadis è lo stesso tizio che, per farmi uno scherzo, mi aveva telefonato nel cuore della notte e, alterando la voce, mi aveva domandato: "Hai chiuso la porta a chiave?"
Oh, Diario, ho litigato con Edoardo, per così dire. Il Gregoriadis mi aveva cercata alla sede dell'associazione, stavo uscendo quando mi aveva fermata, dicendomi che voleva parlare con me.
«Non abbiamo niente di cui discutere: tu sei sposato!» avevo mantenuto il volume della mia voce basso di proposito, perché sapevo che quello era il luogo meno adatto per essere me stessa, ma ero più che furente, credimi. «Non mi importa se ami o meno tua moglie, o le ragioni che ti hanno spinto a sposarla... Non importa cosa entrambi vogliamo: non possiamo farci niente, questa è la realtà dei fatti e... No! Non usare la scusa che sei stato costretto al matrimonio! Avevi una scelta: hai deciso di non ribellarti alla tua famiglia, di legarti a quella donna... Ora, sii uomo e affronta le conseguenze!»
Il discorso era stato decisamente più lungo, faticoso e carico di eccessiva sofferenza da controllare da entrambe le parti, ma questa mia frase racchiudeva l'intero concetto.
Edoardo era a pezzi: lo leggevo nei suoi occhi abbattuti e privati della speranza quanto non accettasse che tra noi due le cose fossero andate in quella maniera. In altre circostanze, gli avrei accarezzato il viso per consolarlo, magari l'avrei anche abbracciato, ma il pensiero che non potesse essere mio, e il mio averlo baciato, mi avevano procurato delle fitte dolorose allo stomaco: mi ero dovuta sforzare per restare dritta e non piegarmi in due.
«Le farò firmare quelle carte», aveva provato a rassicurarmi, ma, al mio ritrarmi, era rimasto saldo al suo posto e non aveva più provato a poggiarmi le mani sulle braccia per confortarmi. «Si tratta di aspettare sei mesi...»
Credimi, Diario, nemmeno io sono felice: Edoardo Gregoriadis era il genere di uomo che mi ispirava l'amore romantico, quello in cui si è sempre felici e i problemi sembrano non esistere; ma devo smetterla di viaggiare di fantasia e questo Gualtiero mi ha aiutata a capirlo piuttosto bene... Il tatuato è un tipo che ha una visione del mondo molto razionale, a differenza di me che tendo a vedere tutto a modo mio.
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Il giglio di fuoco (SN7)
AléatoireUna bocciatura sospetta. Quattro amici sono costretti a ripetere l'ultimo anno scolastico nell'inconsueto collegio che frequentano. Siamo a Cruentapugna, città popolata per lo più da esseri umani, dove vi sono antiche famiglie in guerra; ragazzi in...