18 - Pensare prima di parlare

312 63 82
                                    

Dovevo per forza confidarmi con qualcuno, dovevo sfogarmi, avevo bisogno di consigli e di una voce amica.

Con Mario Masini ci incontrammo in uno dei tanti posti che sapevo essere punti ciechi del Profilo, e dove, ero sicura, nessuno ci avrebbe seguiti.

«Guarda come siamo ridotti!» Mario scacciò via dei moscerini, agitando nervoso una mano. «Per parlare tranquilli dobbiamo finire in mezzo alla foresta!»

Il sole stava quasi tramontando dietro il Terzo Quarto. Man mano che l'irrefrenabile ombra dell'imminente nottata avanzava, l'aria via via si rinfrescava sempre più, provocandoci brividi e un'inguardabile pelle d'oca.

Ci fermammo dietro una parete rocciosa, seduti su alcuni massi che sporgevano dal terreno come fossero denti storti.

Iniziai a confidarmi: «Sai che anche Johnny e Gilberti sono i miei migliori amici, posso parlare con loro di tutto come con te, ma riguardo questo proprio non posso: Gilberti ci resterebbe male, e io farei la figura della stronza insensibile che sono; con Johnny, non è il caso e basta... Mario, sei tu il confidente adatto a tutto, e per ogni occasione», mi fece un cenno di assenso col capo, come a invitarmi ad andare avanti. «Ci sei sempre per me, anche quando ti chiamo alle tre di notte perché non riesco a dormire».

«E le mattine seguenti, a orari più decenti, mi ringrazi, portandomi per colazione un bel cornetto alla crema», Mario mi sorrise amichevole. «Pamela, non lusingarmi oltre. Ti voglio bene e lo sai. Dimmi cosa c'è che non va», il mio amico – di solito spinto dalla curiosità –, questa volta, manifestò il desiderio di prestarmi sufficiente attenzione al fine di aiutarmi nel migliore dei modi.

Mi feci coraggio e gli dissi: «Mi sono presa una sorta di cotta per tuo zio Edoardo e, a detta sua, lui prova dei sentimenti per me che vanno oltre quelli di una semplice amicizia...»

«Dovete parlarne con Johnny!» mi interruppe Mario, con fare serio. «Sai com'è fatto: non sarà tanto il vostro essere interessati l'uno all'altra che potrebbe irritarlo, perché sai che gliene fregherebbe, ma il vostro non avergli detto nulla. Johnny è un paranoico e non sopporta il tradimento... come ogni Gregoriadis. Si sentirà pugnalato alla schiena, se glielo tenete segreto.»

«Edoardo mi ha detto che glielo aveva già accennato due volte...»

«E allora, Johnny se lo sarà scordato,» puntualizzò il Masini, «vista la reazione in classe. Credo che mio zio l'abbia beccato nel momento sbagliato: mio cugino è diventato bravo a fingersi non fatto... quando è fatto!»

Mi carezzai il medaglione: da quando mi si era avvinghiato al collo, notai che i serpenti avevano cambiato posizione.

«Lo conosci da più tempo di me,» affermai, con la fronte corrucciata dal dubbio assillante, «pensi che Edoardo mi stia prendendo in giro? Che si interessi a me solo per portarmi a letto e vantarsi con quei due donnaioli dei suoi amici avvocati?»

«No, Edoardo Gregoriadis non è il tipo. Se ha detto che gli interessi, è perché è così. Allora?» mi incitò Mario. «Che altro ti ha detto mio zio?»

Sospirando, mi feci coraggio: «Ha detto anche che devo prima chiudere la mia situazione irrisolta...»

«Con Gordon?» Mario era davvero preso dalla mia rivelazione. «È a lui che si riferiva?»

«Non mi ha fatto nessun nome. Ha semplicemente detto che non si impegnerà con me, non sul serio, finché avrò la testa altrove», strinsi i pugni, serrando le labbra come una bambina oltraggiata. «Io ho chiuso con Gilberti. È solo un amico, per me.»

«Certo...» Mario scosse la testa, la perplessità albergava sul suo sguardo pensieroso. «Una cosa è dirlo, un'altra è farlo... Tu cosa vuoi per davvero, Pamela? Vuoi davvero stare insieme a mio zio? Perché impegnarsi con un Gregoriadis, è impegnarsi sul serio... Non pensare a Johnny, lui è l'eccezione alla regola: quelli sono tipi fedeli e che, quando si innamorano, è per sempre!»

Il giglio di fuoco (SN7)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora