Non appena il pazzo di turno mise fine a quell'assurda e robotica telefonata minatoria, Edoardo Gregoriadis, che intanto stava mettendo in moto l'auto, mi lanciò un paio di occhiate veloci e allarmate.
Dopo tanti anni passati solamente a sentire malignità sul suo conto, e a immaginarlo più vecchio e orco di quanto in realtà non fosse, incontrarlo, faccia a faccia, era stato assai diverso da quel che mi ero sempre aspettata.
Ero certa di non averlo mai incontrato in precedenza, ma, con quella sua frase sul non essere rimasto impresso nella mia memoria, il Gregoriadis mi lasciò intendere il contrario.
Mi morsi l'interno della guancia, stringendo a pugno la mano poggiata accanto al rovente vetro del finestrino, che avevo abbassato solo di un paio di centimetri per non farmi investire dalla corrente d'aria calda. L'arbre magique inondava l'interno del veicolo con la sua fragranza alla menta, rendendo l'atmosfera più rilassata. La canzone It's now or never di Elvis Presley suonava in sottofondo, troppo flebile perché le potessimo prestare la giusta attenzione.
Lasciammo la diritta viuzza di terra, con i suoi occasionali massi esposti che rallentavano l'andatura e facevano ballare la macchina, per inoltrarci sull'autostrada ben asfaltata e accerchiata, ai lati della carreggiata, da dei tristissimi alberi disidratati che tentavano, con tutte le loro forze, di restarsene in piedi e che, afflitti, pregavano per ricevere un po' di acqua dal cielo.
Ridacchiai nervosa; con la bocca aperta, scossi la testa stupefatta. «La prego, signor Gregoriadis, non mi giudichi male solo perché un tizio strano mi ha minacciata con una voce camuffata... Ogni persona ha i suoi problemi: io, per ora, mi sono ritrovata questo tipo qui», mi portai le mani tra i capelli; cercai, invano, di placare la tempesta interiore che aveva minato la mia quiete. «Comunque, ho spento il cellulare per sicurezza. Se è attraverso quello che ci ha ascoltati...» mi ammutolii un attimo, dubbiosa se esporgli o meno l'ulteriore quesito che invase i miei pensieri. «Lo so che è una frase fatta, e che viene usata troppo spesso per altri motivi, ma glielo devo chiedere: noi due ci siamo già conosciuti?»
Mi arrivò un basso sogghignare in risposta. «Beh, sono sicuro che non è tua intenzione quella di provarci con me, visti i tuoi passati interessi, ma...» si zittì all'istante; si schiarì la voce con un colpo di tosse, dirigendo i suoi occhi socchiusi verso lo specchietto retrovisore.
Continuai a fissarlo con decisione, in attesa di una risposta che, però, non si decideva a darmi.
«Dopo l'incidente dello scorso anno, in cui i medici mi avevano dato quasi per spacciata, e dicevano a tutti che avrebbero fatto bene a organizzarmi al più presto un funerale...» abbassai lo sguardo, mentre mi tormentavo le mani per il nervosismo, «ero certa che, a seguito del mio miracoloso risveglio, la mia memoria fosse rimasta intatta: nessuno mi aveva riferito niente che mi facesse pensare il contrario; io stessa non ho mai notato nulla di anomalo... Mi pare evidente, però, che non sia stato così», vidi il Gregoriadis intento ad ascoltarmi, impassibile e con le labbra serrate. «Qual è il problema, eh?» lo provocai furente. «Perché ha deciso di sparire dalla mia vita come se non mi avesse mai conosciuta? Cos'ha combinato di così terribile da approfittarsi dei miei ricordi mancanti?»
Il Gregoriadis frenò di colpo, per poi riprendere a guidare alla sua velocità; i suoi occhi erano sbarrati, il suo petto si alzava e abbassava frenetico. «Io non...» inspirò ed espirò molto lentamente, come volesse evitare di perdere il controllo di sé. «Facile incolpare il Gregoriadis di turno... Non è così? I Monaldeschi ti hanno insegnato bene a diffidare di noi, a odiarci! Per tua informazione,» continuò a esprimersi a denti stretti, stritolando il volante con le mani, «non era ciò che desideravo fare. Mi è stato imposto di prendere provvedimenti: stavate incasinando tutto! Senti, è... è troppo complicato», provò a illuminarmi, ottenendo solo di lasciarmi più confusa di prima.
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Il giglio di fuoco (SN7)
RandomUna bocciatura sospetta. Quattro amici sono costretti a ripetere l'ultimo anno scolastico nell'inconsueto collegio che frequentano. Siamo a Cruentapugna, città popolata per lo più da esseri umani, dove vi sono antiche famiglie in guerra; ragazzi in...