Dallo stato trasognante, tornai bruscamente alla realtà: come fossi diventata un giocattolino telecomandato, con fare meccanico e con gli occhi rivolti verso il soffitto annerito dal fumo, ruotai il collo verso destra; incrociai lo sguardo irato dell'unico, tra tutti i miei compagni vecchi e nuovi, di cui temevo abbastanza la reazione.
La mia espressione adorante era stata presto sostituita da una preoccupata consapevolezza, accresciuta da brividi urticanti che, come spine, mi graffiarono la carne dall'interno: se Johnny avesse incominciato a dubitare dei suoi stessi amici, sarebbe stato il preludio di problemi più grossi.
La voce irritata del biondo superò i bisbigli generali: «No, Pamela, no... Spiegami questa confidenza con mio padre da dove è uscita fuori.»
Come in precedenza io stessa avevo momentaneamente dimenticato la presenza degli altri nell'aula, anche per Johnny doveva essere così, vista la sfilza di domande accusatorie che mi riversò addosso, e senza farsi alcun problema su chi potesse ascoltare: «Da quanto va avanti? Perché io non ne so niente? Che mi nascondete? Pamela...» scosse la testa con molta lentezza, mantenendo il contatto visivo con me, «sai quanto poco apprezzo essere preso in giro... La lealtà è molto importante per me.»
«E infatti ti sono leale!» incominciai a parlare, con la speranza di non tradire i sentimenti per Edoardo che non riuscivo a tenere a freno. «Hai frainteso. Non sarebbe la prima volta», sospirai. «Ho tanti amici della sua età, e lo sai anche tu. Cosa c'è di strano in questo?» portai i palmi verso l'alto, accompagnati da un'alzata di spalle.
Una scusa è credibile, quando si avvicina alla realtà.
Johnny rimase in silenzio, a fissarmi con i suoi occhi glaciali e col solito diffidente sopracciglio alzato; la sua mano sinistra, sollevata e irrigidita, era in preda a scatti nervosi.
Proseguii: «Ti prego... Tu sei come un fratello per me... ed Edoardo è tuo padre...»
«Vorresti dirmi che lo vedi come un padre anche tu?» il sopracciglio tornato al livello dell'altro – come le dita che avevano smesso di dimenarsi impazzite – mi lasciò comprendere che l'ira di Johnny stava incominciando a scemare, ma che non ero ancora del tutto fuori pericolo.
«Oh, no!» non riuscii a impedire alla mia faccia di fare una smorfia di totale disappunto e così mi morsi la lingua; stavo rischiando di rovinare la mia perfetta performance con la mia stupida impulsività. «Come un padre proprio no... magari, uno zio? Oh, andiamo, Johnny... Ti farei una cosa del genere? Non te ne avrei parlato?»
Cecilia, davanti a me, stava per aprire la sua bocca strafottente e sferrarmi il colpo che mi avrebbe messa al tappeto in maniera definitiva.
Spiacente, sono più veloce di te.
«E tuo padre, eh? Se ci fosse qualcosa tra me e lui...» continuai a rivolgermi a Johnny, evitando di proposito di usare il "noi due", «pensi davvero si sarebbe limitato a darmi un bacetto insignificante sulla guancia? Non avrebbe fatto di più?»
Già, avrebbe fatto di più... A quell'affermazione, mi sentii come se una nuvola nera avesse preso forma nel mio petto e che, espandendosi a vista d'occhio, oltre all'annientarmi sotto il suo peso, scacciasse via la mia illusoria felicità per far spazio a una reale mestizia. Alla sua età, qualunque essa sia, se avesse voluto qualcosa di più da me, il Gregoriadis non ci avrebbe già provato? Non avrebbe tentato almeno di parlarmi dei suoi sentimenti? No, con lui non ho proprio speranze. Devo smetterla di illudermi.
«Lo guardavi in un modo strano...» conoscendolo, intuii che Johnny stesse provando a farmi cadere in contraddizione.
«Se uno guarda una parete con fare affascinato, non vuol dire che sia il muro a catturare la sua attenzione... Magari, stavo pensando ad altro, ma i miei occhi erano su di lui. Ti pare?»
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Il giglio di fuoco (SN7)
DiversosUna bocciatura sospetta. Quattro amici sono costretti a ripetere l'ultimo anno scolastico nell'inconsueto collegio che frequentano. Siamo a Cruentapugna, città popolata per lo più da esseri umani, dove vi sono antiche famiglie in guerra; ragazzi in...