CAPITOLO 1

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Era passato già un mese da quel fatidico giorno e, contrariamente alle mie aspettative, mia moglie – odiavo moltissimo chiamarla così ma era la realtà dei fatti – non mi aveva ancora sfiorata. Da quando in chiesa mi baciò per suggellare questo nostro ridicolo accordo, non mi aveva più toccata. Non partimmo neanche per la luna di miele – cosa che mi sollevò notevolmente – in quanto lei non poteva assentarsi un solo giorno dal gestire il suo impero.

Non che mi lamentassi, tutt'altro, ma continuavo a chiedermi dove fosse la fregatura e temevo che presto o tardi avrei dovuto pagare a caro prezzo tutto il pacchetto.

Ovviamente, dopo il matrimonio fui costretta a trasferirmi a casa Morris. Oddio, definirla 'casa' era un po' un eufemismo, il termine che rendeva meglio le dimensioni era: gigantesco podere con annessa villa enorme. Il posto era stupendo, non lo potevo certo negare, e se fossi stata qui per mia volontà avrei potuto dire di essere la donna più fortunata del mondo, ma la realtà non era di sicuro quella.

Il podere era situato nella periferia di Boston, aveva un giardino che si estendeva per ettari, c'erano un campo da tennis, uno da basket, una piscina e le stalle per i cavalli, mentre la villa aveva ogni tipo di comodità e confort: palestra, sauna, bagno turco, biblioteca, oltre a quindici camere da letto e ventisette bagni ognuno di essi con la Jacuzzi.

Ambientarmi non fu facile. All'inizio era una specie di labirinto, avevo sempre il timore di perdermi o di entrare in stanze in cui non avrei dovuto – esistevano camere in cui mi era severamente proibito entrare, il motivo non era dato saperlo – ma alla fine, perseverando, ero riuscita ad orientarmi in quel gigantesco rompicapo.

La realtà dei fatti era che quella villa, in cui ero costretta a vivere, non era altro che l'estensione dell'ego di mia moglie. L'idea che fosse un uomo sotto mentite spoglie mi sfiorò, ma con quel dannato corpo che si ritrovava, quelle curve sensuali che farebbero invidia alla più famosa modella, non davano adito a dubbi: era una donna... solo con qualche fissa per le dimensioni.

Nonostante fossimo sposate ognuna di noi due aveva la propria camera da letto, non avevamo mai dormito una singola notte insieme e la cosa non poteva che rincuorarmi.

Inspiegabilmente, quel sabato mattina mi ero svegliata di buon umore – una cosa veramente rara – stavo camminando per i corridoi della villa quando dei sospiri affannati catturarono la mia attenzione. La mia curiosità mi invogliò ad indagare e, passo dopo passo, scoprì che provenivano da una stanza che avevo visto sempre chiusa ed in cui io non avevo il permesso di entrare. Stranamente oggi la porta era socchiusa. Mi avvicinai di soppiatto, quasi fossi una ladra, intrigata da quegli sbuffi singolari. Arrivai alla porta e osservai l'interno.

Sgranai gli occhi quando vidi Lexa appesa ad un attrezzo ginnico, con un top striminzito e dei leggings che le fasciavano le gambe come se fossero una seconda pelle. Sollevava il suo corpo come se niente fosse, inalando e buttando fuori aria – ecco cos'erano quei sospiri affannati – mentre il sudore le imperlava la pelle. L'intensità con cui stavo seguendo il percorso tracciato da quelle gocce sul suo corpo, iniziò a preoccuparmi. Un brivido inaspettato mi fece tremare. Osservavo il corpo di Lexa con bramosia, improvvisamente la trovavo terribilmente sexy, avevo voglia di toccare quella pelle, avevo voglia di essere io la ragione del suo affanno e non quello stupido attrezzo. Tremai di nuovo. Non potevo provare attrazione per la donna che mi aveva comprato come fossi un oggetto, ma il mio corpo sembrava essere di tutt'altro avviso, ero accaldata, in affanno ed il cuore galoppava frenetico nel mio petto. Dio, ma cosa mi stava succedendo? Ero forse impazzita di colpo? Io odiavo quella donna, come potevo anche solo pensare di volerla così tanto?

Mi scostai dalla porta in modo brusco, causando un rumore sordo che sperai, con tutta me stessa, passasse inosservato. Il mio corpo si plasmò alla parete come a volersi nascondere e rimasi stupidamente lì, ferma, in attesa.

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