CAPITOLO 4

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Quando mi risvegliai, la mattina seguente, vidi il volto di Lexa ad un soffio dal mio. Sussultai presa alla sprovvista, e in quel frangente la mia mente fu subissata da mille domande, ma una non fece altro che ripetersi: cosa diavolo ci faceva mia moglie nel mio letto? Ci misi un po', ma poi i ricordi della sera precedente si manifestarono con prepotenza nella mia testa. Non ero in camera mia ma nella sua, e la cosa fu ancora più evidente quando vidi il mio sguardo riflesso nello specchio sul soffitto proprio sul letto.

'Ma chi mette uno specchio sul soffitto?', pensai con retorica.

Passai sopra l'egocentrismo di mia moglie e sospirai, quando notai che non indossavo più il mio abito da sera ma la camicia da notte e che ero avvolta nelle lenzuola che profumavano di pulito e di mia moglie. Ero certa che fosse opera di Lexa, mi aveva svestita e rivestita rimboccandomi le coperte. Stranamente non ero infastidita per quello che aveva fatto, e la prova di questo mio stato d'animo era il volerla disperatamente toccare. Il lenzuolo le copriva a mala pena le gambe, indossava solo l'intimo. Vidi il suo corpo accanto al mio riflesso nello specchio e fui colta da un improvviso calore. Spostai lo sguardo al mio fianco e deglutì, quando la mia mano cominciò a vivere di vita propria avvicinandosi al suo volto, arrivai sulla sua guancia, ma non la sfiorai, per quanto lo volessi non ebbi il coraggio di andare oltre. I miei occhi vennero catalizzati dalle sue labbra, sembravano soffici, dolci, succose, avrei tanto voluto sentirne il sapore. Il mio sguardo scivolò sul suo corpo, ammiravo le sue curve tracciandone i contorni con la mano, ad un soffio dal poterla toccare... Dio se avrei voluto sentire la sua pelle sotto le mie dita... ma non potevo cedere a queste insensate voglie, lei era la donna che odiavo, che mi aveva comprato concludendo un contratto con mio padre, nonostante tutte le belle parole che mi aveva rivolto ero solo merce di scambio per lei, una trattativa, un gioco, ed io non potevo scendere a patti, tanto meno con una come lei, ne valeva della mia dignità e del mio orgoglio.

Mi alzai senza alcun riguardo di fare piano, girandomi a fissarla quasi volessi lanciarle la mia sfida. Sfilai le spalline della camicia da notte facendola scivolare a terra, poi mi levai il perizoma e mi diressi verso la doccia. Che poi... definirla 'doccia' era un po' riduttivo, prendeva l'intera parete della camera, circa cinque metri di cabina con le pareti in vetro trasparente e all'interno potevi disporre di almeno tre soffioni.

"Anche in una cosa semplice come la doccia doveva risaltare l'ego smisurato di quella donna", mormorai prima di aprire il miscelatore ed infilarmi sotto il getto dell'acqua.

Cominciai ad insaponarmi mentre mi facevo coccolare dalle gocce che bagnavano il mio corpo, nonostante la temperatura scelta mi sentì rabbrividire quando la consapevolezza di avere i suoi occhi addosso divenne una certezza. Era quello che speravo succedesse, la volevo provocare, ma sapere che quegli occhi mi stavano letteralmente bruciando mi fece tremare.

Continuavo a sentire lo sguardo si Lexa su di me, si stava avvicinando, ne ero più che sicura ma, contrariamente alle mie aspettative – che sinceramente non so ancora adesso quali fossero – quando fu a pochi metri da me si limitò ad aprire la doccia affianco alla mia quasi fosse il gesto più normale del mondo. Non riuscì a trattenermi, forse in un gesto incondizionato o forse perché volevo semplicemente guardarla, i miei occhi scivolarono subito sul suo corpo, ammirandone ogni curva. Era bellissima non potevo negarlo, e quel fascino mi stava travolgendo mandando a quel paese il mio piano. In quel momento era lei che mi stava provocando e stava facendo un ottimo lavoro, perché non riuscivo a distogliere lo sguardo.

"Dimmi Clarke, vuoi qualcosa da me o stai solo guardando?", sussurro lasciandomi senza fiato.

Rimasi lì, impalata, incapace di dire una parola, mentre Lexa passo dopo passo si stava avvicinando, senza che me ne accorgessi veramente mi ritrovai ad un soffio dal suo corpo. La sua mano scivolò tra i miei capelli, che tirò leggermente, quasi volesse richiamare la mia attenzione.

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