Bargaining chip

PROLOGO

Non so come c'ero finita in quella situazione, forse il karma, il fato, o quelle serendipità della vita che erano solite ripetersi di continuo, ma chi volevo prendere in giro... la conoscevo benissimo la ragione per la quale stavo percorrendo la navata della chiesa di Montmartre – addobbata in modo oltremodo sfarzoso – avvicinandomi sempre di più alla donna che sarebbe stata il mio incubo peggiore una volta acconsentito a questa pagliacciata: ero solo merce di scambio.

L'uomo al mio fianco, a cui stavo stritolando il braccio, aveva ben pensato di vendere la sua unica figlia per evitare la galera, il fallimento per banca rotta ed il disonore. Se fossimo stati una rispettabile famiglia giapponese si sarebbe tolto la vita, di questo ne ero più che certa. L'amore che provavo per lui era un vago ricordo, al suo posto era subentrato un odio profondo che coinvolgeva ogni fibra del mio essere... come poteva essere altrimenti, mi aveva liquidata come fossi una trattativa d'affari per salvare la sua reputazione ed il suo piccolo impero, ma non avrei mai voluto la sua morte, era pur sempre mio padre... purtroppo.

Passo dopo passo sentivo l'angoscia crescere, avrei affrontato il mio destino a testa alta, avrei detto quel 'si, lo voglio' e sarei diventata la moglie del diavolo in persona. Alzai lo sguardo e la vidi, vestita con un bellissimo tailleur bianco fatto su misura che le stava alla perfezione. Era una bella donna, non potevo metterlo in dubbio, ma la sua stronzaggine e l'egocentrismo dispotico la rendevano un vero mostro ai miei occhi. Il suo sguardo cercò il mio e per un attimo mi sentì mancare, quel verde sembrava leggermi dentro, la sua intensità era pari a quella di uno tsunami. Poi lo vidi quel sorriso compiaciuto, quasi perfido, di chi stava ottenendo quello che voleva. Mi trincerai dietro la mia corazza sfoderando il mio sguardo di sfida. Mi voleva, era evidente, ma non mi sarei concessa così facilmente. Non sarei stata la sua vittima sacrificale, né ora, né mai.

∞