Il giorno della partenza – o meglio della separazione forzata come lo avevo battezzato io – era arrivato ed io ero sempre più tormentata dal dubbio che Lexa mi stesse nascondendo qualcosa. Forse l'energumeno che mi voleva sequestrare le aveva detto più di quello che voleva farmi intendere o forse la mia era solo una grande paranoia di cui non riuscivo a liberarmi. La mia ostinazione mi obbligava a seguire il mio istinto e così feci.Anya aveva appena caricato tutte le valigie nel baule della macchina, di lì a poco saremmo partite. Mi avrebbe scortato in una location sicura che non mi era dato sapere.
Entrai in macchina nel sedile anteriore, non ascoltando le lamentale della mia guardia del corpo, che cercava di propinarmi la solita cantilena.
"Non ho intenzione di stare nei sedili di dietro da sola ad annoiarmi per tutto il viaggio!", obiettai con tono severo.
Anya stranamente accondiscendente si limitò a mormorare un banale ok, quella strana arrendevolezza mi fece osare.
"Prima di dirigersi verso la location... X, potremmo fare una piccola fermata alla Morris Enterprise? Vorrei salutare Lexa come si deve, visto che questa mattina non l'ho nemmeno vista!".
"Dovrei chiamare Lincoln prima, devo comunicargli la variazione del nostro tragitto", disse prima di afferrare il telefono.
"Anya, potresti evitare per favore? Vorrei fare una sorpresa a Lexa, non spaventarla annunciando un cambio inaspettato di percorso", obbiettai cercando di impedire che comunicasse i nostri spostamenti al braccio destro di Lexa.
Dovevo lenire il tarlo del dubbio e presentarmi all'azienda per salutarla era un ottimo piano, ma il fattore sorpresa era fondamentale.
"Clarke, ti ricordi vero cos'è successo quando ti ho dato retta? Tu sei quasi stata rapita e io quasi licenziata!", esclamò scuotendo la testa.
"Sì, ma questa volta è diverso Anya, voglio farle solo una sorpresa e salutarla, chissà quando la potrò rivedere poi...", puntai sulla compassione.
"E va bene, hai vinto, ma subito dopo partiamo e non voglio storie ok?!", mi avvisò puntandomi un dito contro per enfatizzare la finta minaccia.
"Sì, nessun problema", dissi mettendomi sull'attenti e cominciando a ridere soddisfatta.
"Tu sarai la mia rovina signora Morris!", esclamò avviando il motore.
∞
Non ci volle molto ad arrivare alla Morris Entreprise, varcato l'ingresso chiesi ad Anya di attendermi alla reception e, stupendomi, non obiettò, probabilmente convinta che la sicurezza dello stabile assomigliasse un po' troppo a quella di Fort Knox.
Andai verso gli ascensori e ne presi uno –stranamente sola soletta – per arrivare all'ultimo piano dov'era ubicato l'ufficio di mia moglie. La salita fu veloce, ma i miei pensieri lo furono di più. Il suono dell'ascensore mi ridestò dal torpore, e a passi svelti andai verso l'ufficio di Lexa. Nel tragitto incrociai diverse persone che mi salutarono. Ricambiai educatamente senza soffermarmi troppo. Quando giunsi all'ufficio, trovai la porta aperta. Mi affacciai ma di Lexa nemmeno l'ombra. La cosa strana e che non trovai nemmeno la sua segretaria Karen alla sua postazione. Andai verso la zona relax convinta di trovare almeno una delle due e così fu. Karen stava armeggiando con la macchinetta del caffè. Per evitare di spaventarla, bussai allo stipite della porta e palesai la mia presenza.
"Buongiorno Signora Morris", mi salutò Karen sorpresa di vedermi.
"Quante volte te l'ho già detto Karen?! Chiamami Clarke... buongiorno a te", la rimproverai con un tono scherzoso.
"Lei c'è?", chiesi poi.
"Sì, è in riunione, nel sala grande, le stavo giusto portando il caffè", replicò prima di mettere due tazzine sul vassoio dopo aver messo il bricco del latte e le bustine di zucchero.
"Karen glielo porto io, ho bisogno di parlare con lei molto urgentemente".
"Ma veramente, non credo sia il caso...", obiettò quasi fosse in imbarazzo.
"Insisto Karen, è veramente importante!".
La segretaria di mia moglie anche se titubante annuì e si avvicinò porgendomi il vassoio.
"Grazie", dissi prima di lasciare la stanza e dirigermi verso la sala riunioni.
Sentivo i miei tacchi picchiettare sul pavimento mentre mi avvicinavo alla stanza in fondo al corridoio. Non sapevo la ragione, ma ad ogni passo mi sentivo sempre più nervosa. Quando vidi le pareti di vetro della sala riunioni mi pietrificai. Sentì il vassoio tremare tra le mie mani. Lexa era di spalle e davanti a lei c'era Jessica.
'Che cosa ci faceva qui quella stronza?', pensai.
Abbandonai il vassoio per terra vicino al muro del corridoio e cercai di avvicinarmi per vedere meglio. Non avrei dovuto farlo, non sarei dovuta venire. L'immagine di Jessica che metteva le sue luride mani sulle spalle di mia moglie e si avvicinava pericolosamente a lei mi destabilizzava. Quasi urlai quando vidi la stronza baciare mia moglie o almeno così immaginai, non riuscì a guardare oltre, mi girai sui tacchi e prima di urlare il mio dolore me ne andai quasi correndo trattenendo le lacrime.
"Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, come hai potuto farmi una cosa del genere?", mormorai tra i singhiozzi una volta raggiunto l'ascensore.
Mi guardai allo specchio ed ero un disastro. Cercai di sistemarmi al meglio, soffocando tutto il dolore e la delusione che stavo provando in quel momento. Quando raggiunsi Anya finsi che tutto fosse andato bene. Non potevo andare dove Lexa avrebbe potuto trovarmi.
"Anya, avrei un altro favore da chiederti e prima che tu inizi a brontolare è una cosa veramente importante", tentai con la via più soft.
"Sentiamo, quale sarebbe questo favore?".
"Mi dovresti portare ad Hartford".
"Nel Connecticut?".
"Sì esatto, ma è esattamente dalla parte opposta in cui dobbiamo andare?".
"Anya ti prego... ho bisogno di andare proprio lì... all'incrocio tra Capitol Eve e Buckingham St".
"E dimmi, chi devi incontrare di così importante ad Hartford all'incrocio tra Capitol Eve e Buckingham St?".
"La mia migliore amica", ammisi cercando di celare la tristezza che mi stava divorando ma fallendo miseramente.
Anya notò che qualcosa non andava, ma non fece domande e di questo gliene fui grata.
"Sono sicura che Lexa mi ucciderà per questo", borbottò prima di accendere il motore e partire.
'Non ti preoccupare Anya, Lexa ha appena ucciso me', pensai tra me e me.
∞
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Bargaining chip
FanfictionLexa Morris, è una impresaria di fama mondiale, boriosa, egocentrica e ricca sfondata. Il suo lavoro è quello di ridurre sul lastrico le piccole aziende per poi smembrare e rivenderle al miglior offerente. Mai una distrazione, mai un'esitazione, sem...