∞ Nobody POV ∞
Lexa era ancora rinchiusa nella sala riunioni, Jessica se n'era finalmente andata. Non rimaneva altro se non attendere che partisse per i confini del mondo – o comunque lontano da lei e Clarke – e non si facesse più vedere. La minaccia della galera sembrava aver fatto breccia nello smisurato ego della sua ex ed ora non rimaneva che aspettare i risultati del suo piano. Ed era proprio quello che stava facendo Lexa: aspettava... aspettava con ansia notizie da sua moglie che, però, tardavano ad arrivare.
La Morris aveva fatto il solco, picchiettando i suoi tacchi sul pavimento, facendo avanti e indietro nella sala riunioni. Stringeva delle scartoffie in mano cercando invano di leggerle. Era convinta di scacciare tutti i brutti pensieri tuffandosi a capofitto sul lavoro, ma non stava funzionando un granché, anzi, più i secondi passavano più la preoccupazione diventava forte.
Un brutto presentimento si fece largo nella sua mente e, per quanto ci provò, non riuscì a toglierselo dalla testa. L'agitazione cominciava ad essere insopportabile e altra caffeina sarebbe stata solo benzina sul fuoco, forse fu proprio quello il motivo per il quale si dimenticò del caffè che aveva chiesto alla sua segretaria.
Rimase in quella stanza quasi tutta la mattina, rispose a qualche telefonata, cercando di essere il più professionale possibile, ma quando si ritrovò di nuovo persa nei pensieri, non resistette oltre, afferrò il cellulare e chiamò Clarke. La voce di sua moglie non rispose, al suo posto ne udì una registrata che ripeteva: "L'utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile", provò subito a chiamare Anya, ma il risultato fu il medesimo.
Guardò l'orologio, era già l'una.
"Dannazione Anya, perché non ho ancora vostre notizie!", imprecò al vento.
L'ora di pranzo era già passata, ma lei non aveva appetito, quella strana sensazione stava diventando una certezza.
'E se le avessero prese? E se il mio piano non avesse funzionato?', continuava a chiedersi senza trovare risposta.
"Signora Morris, l'attendono per la riunione nella sala 2. I dirigenti sono già tutti presenti!", disse una voce riportandola con i piedi per terra.
"Grazie Frank, arrivo subito", replicò colta alla sprovvista.
Lexa, prima di seguire il suo dipendente e prendere parte all'ennesima riunione noiosa, alzò il telefono e chiamò la sua segretaria.
"Karen, ora ho la riunione con il management, tu potresti provare a chiamare mia moglie e passarmela quando sarà di nuovo raggiungibile? Deve essere senza copertura. Ho urgenza di parlare con lei, non la sento da ieri sera".
"Nessun problema lo faccio subito... ma signora Morris...", replicò la segretaria titubante se parlare o rimanere in silenzio.
"Ma cosa Karen?", la incalzò la Morris.
"Ecco vede, sua moglie è passata a trovarla questa mattina. Non l'ha incontrata?", le chiese come se conoscesse già la risposta.
"Di che cosa stai parlando?", domandò Lexa sempre più agitata.
"È arrivata poco prima delle 10 e mi ha chiesto se poteva portarle lei i caffè, poi, dopo neanche 10 minuti, l'ho vista correre via, sembrava fosse in lacrime", raccontò la segretaria, lasciando sbigottita il suo capo.
Il brutto presentimento di Lexa stava lentamente diventando una triste e dolorosa verità.
"No Karen, non ci siamo incontrate. Per favore, puoi fare quello che ti ho chiesto?", le chiese la mora dopo aver rimuginato a vuoto per più di un minuto.
"Naturalmente signora Morris, c'è altro che posso fare per lei?".
"No grazie", disse chiudendo la chiamata ed imprecando a voce alta.
Senza perdere altro tempo, si affrettò ad uscire dalla sala riunioni, urlò a Frank di fare le sue veci per la riunione perché aveva un'altra faccenda più urgente da sistemare e si diresse verso il suo ufficio. Nel corridoio quasi inciampò su un vassoio lasciato sul pavimento, sul quale c'erano due tazzine di caffé, oramai freddo.
"Cazzo!", quasi urlò.
Afferrò il cellulare e senza esitare chiamò il suo capo della sicurezza.
"Lincoln, rintraccia subito la macchina di Anya! Credo che non sia dove dovrebbe essere e vienimi a prendere, immediatamente!", ordinò perentoria.
"Sì certo capo, arrivo, sono a 10 minuti da lì... ma cosa è successo?", chiese l'uomo preoccupato.
"Te lo spiego in macchina", si limitò a dire prima di riagganciare.
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Lexa era appena salita in macchina e stava raccontando a Lincoln la sua teoria.
"Quindi mi faccia capire bene, Clarke è venuta da lei stamattina e l'ha vista insieme alla sua ex?!", chiese l'uomo mentre si destreggiava velocemente in mezzo al traffico.
"Sì, ma non so cosa abbia visto...", ribatté la donna guardando fuori dal finestrino.
"Mi scusi ma non capisco, che cosa intende dire con 'non so cosa abbia visto...'?".
"Lincoln lo sai com'è fatta Jessica, nonostante le mie minacce non ha fatto altro che flirtare con me, cercava di continuo il contatto ed ha persino tentato di baciarmi, ovviamente l'ho respinta in malo modo ma se... se Clarke avesse visto proprio quella scena potrebbe aver frainteso. Karen ha detto di averla vista fuggir via in lacrime...", spiegò la Morris avvilita.
"Beh Capo... se le cose stanno così, ho proprio paura che lei abbia ragione a preoccuparsi così tanto!", concordò l'uomo.
Lexa si rifugiò nel silenzio per diversi minuti, come se l'essere d'accordo con la sua tesi del suo Capo della Sicurezza le avesse tolto ogni dubbio trasformandolo in una certezza.
"Ho rintracciato la macchina di Anya e non sono lontane, ci vorranno ancora 5 minuti... comunque si ricordi che ha i video di sorveglianza, se non dovesse crederle", ruppe di nuovo il silenzio l'uomo cercando di confortare il suo capo.
'Giusto la telecamera è sempre attiva', pensò.
"Che posto è?", chiese Lexa.
"Il GPS indica Hartford all'incrocio tra Capitol Eve e Buckingham St. Da quello che so è una zona residenziale molto benestante. Ci abita un mio amico del college", replicò Lincoln.
'Hartford?! Chi ci abita a quel indirizzo? E perché sei scappata proprio lì Clarke?', pensò tra sé e sé la mora cercando di capire perché sua moglie fosse andata proprio a quel indirizzo.
Lincoln parcheggiò la macchina proprio dietro quella di Anya e si affrettò a scendere per aprire lo sportello al suo Capo che, assorta ancora nei pensieri, non si era resa conto di essere arrivata a destinazione.
Appena mise piede fuori dalla vettura Lexa scrutò il palazzo quasi cercasse risposte da esso, si avvicinò titubante e lesse i nomi sulla pulsantiera dei campanelli, fortuna che ce n'erano solo quattro, ma non le sarebbe importato più di tanto li avrebbe suonati tutti se fosse stato necessario. Rileggendo bene un nome le saltò all'occhio Raven Reyes.
'Non può essere una coincidenza, la compagna di stanza di Clarke al college', pensò pigiando subito il piccolo bottoncino.
"Chi è?", chiese una voce sconosciuta dall'altra parte del citofono.
"Sono Lexa Morris, vorrei parlare con mia moglie... urgentemente se fosse possibile", si limitò a dire con tono neutro.
Il portone si aprì dopo poco più di qualche minuto e sia Lexa che Lincoln entrarono nello stabile. Lexa non sapeva cosa aspettarsi, ma doveva chiarire al più presto la situazione con Clarke e questa era la sua unica certezza in quel momento.
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Bargaining chip
FanfictionLexa Morris, è una impresaria di fama mondiale, boriosa, egocentrica e ricca sfondata. Il suo lavoro è quello di ridurre sul lastrico le piccole aziende per poi smembrare e rivenderle al miglior offerente. Mai una distrazione, mai un'esitazione, sem...