CAPITOLO 24

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Il viaggio fu breve e confuso, nonostante ciò per me fu lunghissimo. Sentivo la voce di Anya rimproverarmi, era chiaramente in disaccordo con la mia decisione ma non potevo farci niente, ora dovevo allontanarmi da lei... dovevo mettere distanza tra me e mia moglie. Continuavo ad affogare nei pensieri e non riuscivo a trovare una via di fuga, ero devastata, triste, delusa. Mai e poi mai mi sarei aspettata un simile comportamento, non dopo tutto quello che avevamo passato insieme. Il mio cervello stava andando a briglia sciolta partorendo teorie dolorose che si trasformarono presto in certezze.

'E se fosse stata tutta una bugia fin dall'inizio?!', era questo il pensiero che mi faceva più male.

'Aveva detto di amarmi da oltre un decennio e se non fosse la verità?', il dubbio mi stava dando il colpo di grazia, ciò nonostante non riuscivo a frenare questi pensieri.

"Clarke... Clarke... Ehi, tutto bene?", sentì la voce di Anya ridestarmi dal torpore.

"Eh... ehm sì, tutto bene", abbozzai.

"Non si direbbe visto che sono 10 minuti che ti sto chiamando", replicò l'asiatica con quel suo sguardo indagatore.

"Va tutto bene", insistetti cercando di convincere più me stessa che la mia guardia del corpo.

"Se lo dici tu... comunque siamo arrivate all'indirizzo che mi hai dato. Continuo a pensare che sia una pessima idea, è tutto il viaggio che te lo sto dicendo, ma ho come la sensazione che tu non abbia ascoltato una parola di quello che ho detto", si lamentò Anya.

Non aspettai oltre, scesi dalla macchina e andai verso la porta del condominio. Non ci misi molto a trovare il nome che cercavo e senza esitare suonai il campanello.

"Chi è?", una voce squillante uscì dal citofono.

"Sono Gib!", dissi.

"Gib?!", borbottò Anya alle mie spalle.

Appena udì il portone aprirsi varcai la soglia e salì in fretta le scale fino al primo piano, seguita a ruota da Anya che sembrava stesse sondando il luogo.

"Questa sì che è una sorpresa... chi non muore si rivede non è vero Gib?!", udì quella voce che mi era mancata così tanto.

"Cosa fai lì impalata? Che ne dici di sganciarmi subito un bel abbraccio per farti perdonare quasi due anni di silenzio? Già Gib... li sto contando", mi spronò Raven come se fossimo ancora al college.

L'istante dopo mi fiondai tra le sue braccia. La strinsi forte, come se da quel contatto ne valesse la mia vita. Le lacrime, che a fatica stavo trattenendo, ruppero le barriere scivolando sul mio viso.

"Uhmm, noto con piacere la tua felicità nel vedermi!", esclamò Rae cercando di farmi ridere.

Un timido sorriso si affacciò sul mio volto, anche se tirato mi indusse a pensare che avevo fatto bene a venire qui.

'Ora solo la mia migliore amica mi può tirare su di morale', pensai lasciandomi travolgere dalla tristezza.

"Uhmm, uhmm... Scusate se interrompo la rimpatriata, ma devo controllare l'appartamento!", esclamò la Forest ricordandomi la sua presenza.

"E tu saresti?", chiese Raven con un sopracciglio alzato.

Conoscevo bene quello sguardo portatore di guai.

'Che Dio ci aiuti!', pensai sapendo benissimo che la mia migliore amica era appena entrata in modalità cacciatrice.

"La sua guardia del corpo", si limitò a rispondere la bionda.

"Non mi dispiacerebbe fossi la mia...", disse Rae flirtando spudoratamente.

"Come prego...", abbozzò Anya presa alla sprovvista

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