CAPITOLO 11

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Dal capitolo precedente:

"Qualsiasi cosa io faccia, qualsiasi cosa succeda, Lei non deve toccarmi, lo potrà fare solo quando io le dirò di farlo!".

"Vorrai scherzare?!", replicò incredula.

"Le sembra che scherzi?", le domandai inchiodando i suoi occhi ai miei ostentando una audacia e una sicurezza che non avevo.

"E se la toccassi, signora Gibson, cosa succederebbe?", mi chiese in tono di sfida.

"Semplice, lo spettacolo verrebbe bruscamente interrotto e lei sarebbe costretta a prendere il mio posto", dissi con un sorriso malizioso sulle labbra.

Il suo sguardo passò bruscamente dal beffardo all' incredulo, quasi non si aspettasse un ricatto del genere.

"Allora accetta signora Morris?", l'incalzai impaziente.

"Accetto!".

"Allora si rilassi e si goda lo spettacolo!", dissi prima di cominciare a muovere il mio corpo.

Cominciai a camminare a passi lenti intorno al letto, puntando il mio sguardo su Lexa. La mia sconfinata audacia, la mia sicurezza, mi facevano quasi paura, ciononostante il mio corpo sembrava ardere sempre di più. Il modo in cui mi guardava era così dannatamente eccitante. Avevo già cominciato a muovere il corpo e sentivo i suoi occhi verdi trapassarmi. Più mi muovevo, più ero audace. Cominciai a toccare il mio corpo lentamente seguendo il ritmo della musica, giocando con la lingerie di pizzo nero succinta che ancora mi copriva. Mi aggrappai al palo del letto a baldacchino e mostrai il mio lato B, e un solo pensiero mi venne in mente: 'Quanto vorrei che Lexa mi sculacciasse'. Negai più volte con la testa cercando di mantenere quel piglio che mi serviva per sedurre mia moglie e vincere la sfida che le avevo lanciato. Strusciai il mio corpo contro il palo del letto, su e giù, sculettando e divaricando le gambe. L'audacia guidava i movimenti del mio corpo quasi fosse posseduto dal diavolo tentatore. Per un attimo mi sentì una vera ballerina di pole dance. Inclinai il busto verso il basso lasciando cadere i capelli in modo seducente, mentre con le mani continuavo a toccarmi in modo sempre più audace e provocante. Scivolai a terra per poi risalire e ripetere quei movimenti sinuosi cercando di non pensare all'effetto che mi stavano facendo gli occhi ipnotizzatori di mia moglie. Mi stavo eccitando all'invero simile così assecondai la mia voglia, aumentando il ritmo dei miei movimenti. Continuavo ad avere un sorriso malizioso stampato in faccia che sembrava puramente dettato dalla mia libido fuori controllo. Mi voltai di nuovo ed inchiodai gli occhi in quelli di Lexa. Potevo leggerci il mio stesso desiderio. Mi sostenni al palo del letto con entrambe le mani sopra la testa, muovendo il mio corpo da un lato all'altro mentre scivolavo di nuovo a terra con estrema lentezza. Aprì le gambe esponendomi a Lexa, le stavo dando la visione del mio centro voglioso, consapevole del fatto che avrei tanto voluto che me lo toccasse e mi facesse godere. La vidi sorridere maliziosamente, quasi mi avesse appena letto nella mente, ma non durò molto, quando mi misi a quattro zampe e come un felino andai verso di lei, smise di farlo. Sembrava irrequieta proprio come me, adoravo vederla così, e adoravo il fatto che fossi io la causa del suo stato d'animo. Stavo bruciando di passione e avevo un bisogno sfrenato di toccarla per lenire questa mia frustrazione. Quando fui ad un passo da lei mi alzai in piedi e morsi il labbro inferiore.

"Mi piace quando mi guardi così", sussurrai ad un soffio dalle sue labbra.

Mi spostai alle sue spalle e le abbracciai il collo.

"Mi piace come mi mangi con gli occhi, Morris!", esclamai leccandole il collo.

Sentì il suo corpo tremare, e il mio non fu da meno. Il mio centro stava scalpitando e lei non mi aveva neanche toccata. Questo giochino mi si stava rivoltando contro, ma allo stesso tempo mi piaceva da morire.

"Adoro come il tuo corpo reagisce ai miei tocchi", aggiunsi mordendole il lobo dell'orecchio destro.

La sentì gemere anche se cercò di celarlo.

Ero ancora alle sue spalle, misi le mie mani sulle sue spalle, facendole scivolare lentamente sul suo corpo, passando per il collo, il seno, l'addome, andando sempre più giù fino ad arrivare direttamente sulle sue cosce coperte timidamente dalla vestaglia. La sua pelle si increspava al mio tocco e questo mi fece venire ancora più caldo, ero smaniosa di sentire le sue mani su di me, ma se gliel'avessi chiesto troppo presto avrei perso la sfida e non volevo perdere.

Afferrai i lembi della sua vestaglia e li scostai fino a scoprire tutte le sue cosce. Il suo respiro era irregolare quasi fosse in affanno.

"Signora Morris è davvero bellissima", le sussurrai all'orecchio.

Ritornai davanti a mia moglie e con un piede cominciai ad accarezzarle le gambe. Poi mi avvicinai sempre di più, incurante delle scosse elettriche che percepivo toccandola, e mi sedetti sulle sue cosce nude. La vidi alzare le mani quasi volesse prendere il controllo del nostro gioco, ma non potevo permetterlo.

"Morris, se fossi in lei non lo farei, non vorrà mica perdere questa sfida?", la rimproverai con un tono beffardo.

Lexa alzò subito le mani in segno di resa ed io sorrisi soddisfatta. Mi aggrappai alle sue spalle e cominciai a muovermi su di lei, seguendo le note della musica. Strusciavo il mio corpo in modo estremamente audace, volevo portare Lex sull'orlo del precipizio, ma non avevo considerato l'effetto del suo corpo contro il mio. Stavo letteralmente impazzendo. Mi alzai in modo lento e mi girai di spalle, sedendomi di nuovo sulle sue gambe. La sentì gemere quando il mio sedere sfiorò la sua intimità. Continuai a strusciarmi su di lei, sentivo la mia eccitazione bagnarmi. Avevo bisogno di più, così aumentai i movimenti, cercando il suo corpo quasi con disperazione.

"Clarke.... Oh Dio, mi vuoi uccidere...", disse con tono disperato.

"No, tutt'altro..."

"Credo che me la pagherai cara Gibson", mormorò con quel tono roco che mi faceva impazzire.

"Ah sì, come intendi farmela pagare Morris?", domandai alzandomi di scatto e sculettando davanti a lei.

"Non facendoti dormire per una settimana intera".

"Mi piace il tuo piano", sogghignai prima di rimettermi a cavalcioni su di lei.

Aumentai il ritmo in preda all'estasi guardandola dritta negli occhi, stavo per venire e Lexa non mi aveva ancora toccata. L'atmosfera era diventata rovente. La volevo con tutta me stessa e la volevo subito. Inclinai la testa all'indietro con un movimento sensuale ed un gemito di estremo piacere uscì dalla mia bocca. Una goccia di sudore scivolò sul mio collo perdendosi nel mio seno, che continuava a sobbalzare in preda alle spinte.

"Toccami Morris! Fammi urlare!", le ordinai cedendo al mio desiderio.

Mi afferrò con una mano il fianco e con l'altra l'intrecciò tra i miei capelli arpionandosi al collo. Poi mi attirò verso di lei facendo scontrare le nostre labbra, in un bacio bisognoso, esasperante. Era un duello tra noi due, una battaglia all'ultimo sangue, su chi avrebbe assunto il comando, ma non c'era storia... vinse lei. Lexa mi succhiò la lingua con veemenza, foga, facendomi gemere. Mi alzò dai fianchi sopra il suo bacino e, senza separare mai le mie labbra dalle sue, mi portò sul letto. Il mio centro voglioso non poteva più aspettare, la voglia di urlare il suo nome era troppa. Continuavo a baciarla con desiderio, mentre mi toglieva i pochi indumenti che mi erano rimasti.

"Sei una bambina cattiva Clarke", mormorò sulle mie labbra.

"Non sai quanto Lex... scopami!", ordinai in preda all'estasi

"Non così in fretta signora Gibson, mi pare di ricordare che qualcuno, qui, abbia perso la sfida e... mi pare anche di averle detto che gliela avrei fatta pagare... quindi non aver fretta... perché mia cara... non ti darò tregua", disse spingendo con forza la sua intimità sulla mia.

"Ti stai... vendicando", gemetti sempre più eccitata.

"Mi sto vendicando!", confermò prima di rimpossessarsi delle mie labbra per un bacio pieno di passione.

In quel momento ne ero sicura, avrei amato la sua vendetta... ma la cosa che era evidente – anche ad un cieco oramai – era che l'amassi e che l'avrei amata per sempre.


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