CAPITOLO 21

255 23 3
                                    




Inizio Flashback - Nobody POV

L'uomo, che si era introdotto nella tenuta Morris e aveva quasi rapito la moglie della padrona di casa, era stato rinchiuso in una stanza dell'ala est della villa – almeno così lui aveva sentito – alquanto buia e che puzzava di disinfettanti, la sicurezza gli aveva legato le mani con una fascetta talmente stretta da togliergli quasi la circolazione. Ciononostante non sembrava affatto preoccupato della situazione, quasi l'opposto, cominciava ad essere annoiato. Non ci mise molto ad addormentarsi. Il suo sonno fu interrotto bruscamente dallo sbattere della porta.

Quando alzò gli occhi vide Lexa Morris, la stessa donna che lo aveva messo al tappeto neanche due giorni prima.

"Ma che caz...? Ah, credevo vi foste dimenticati di me", sorrise arrogante con un accento marcatamente russo.

Lexa lo fissò in silenzio.

"Come ti chiami?", gli chiese in tono stranamente pacato

"Puoi chiamarmi Nikolay", rispose con un ghigno sul volto.

Lexa si avvicinò all'uomo cercando invano di togliersi la voglia di spaccargli la faccia per farlo smettere di sorridere in quel modo.

"Chi ti manda?", domandò poi con una calma che non possedeva.

"E perché mai te lo dovrei dire, sentiamo?", replicò Nikolay.

Senza aggiungere una parola, Lexa lo prese per il colletto della giacca e, nonostante fosse due volte lei, lo fece alzare e lo scaraventò contro il muro facendolo gemere di dolore.

"Ok non dirmelo, è così che te la vuoi giocare? Va bene, vorrà dire che mi divertirò a levarti quello stupido sorriso che hai sulla faccia, utilizzando dei vecchi metodi che però sono sempre stati efficaci!", lo minacciò Lexa, fissandolo dritto negli occhi.

"Non puoi! È illegale!", si difese tentando di mantenere la sua aria da sbruffone, ma fallendo miseramente.

"Mi risulta che qui non ci siano testimoni, e tu sei stato beccato all'interno della MIA villa... hai presente il concetto di proprietà privata?! Non so in Russia, ma qui posso anche ucciderti per questo tipo di effrazione se ne ho voglia... legittima difesa!".

Nikolay lanciò uno sguardo alla stanza cercando una via di fuga, che però sembrava non esserci.

"Voglio un nome", sibilò Lexa.

"Chi ti ha assoldato?", aggiunse stringendo la presa.

"Non... Non lo so", rispose l'uomo, incominciando a sudare, il nervosismo si poteva perfettamente sentire nella sua voce.

"Bugiardo!"

"No! Lo giuro!"

Lexa gli mise il ginocchio sopra il basso ventre.

"Di là c'è mia moglie che per colpa tua è spaventata a morte... Dimmi chi cazzo ti ha assoldato o giuro su Dio che ti spezzo le ossa e magari qualcos'altro", gli ringhiò contro.

Nikolay prese un grosso respiro e si guardò attorno, come se da un momento all'altro si aspettasse un segno di salvezza.

"È stato Coulson?".

"No! Non è stato lui".

"Allora lo sai chi è stato oppure... dimmi, lo stai proteggendo?".

"No, lo giuro, non è stato Coulson!".

"E chi? VOGLIO UN NOME!", urlò Lexa.

"JESSICA... JESSICA COULSON... sua sorella", esplose Nikolay.

Bargaining chipDove le storie prendono vita. Scoprilo ora