Mi ci volle più di mezzora per calmarla ma alla fine ci riuscì. Rimanemmo ferme immobili in un abbraccio per un tempo che non riuscì a quantificare. Sentivo il suo respiro, ormai tranquillo, solleticarmi il collo, mentre con la mano posata sul suo petto sentivo il battito del suo cuore via via tranquillizzarsi. Quando mi staccai leggermente per guardare il suo viso, mi accorsi che stava fissando il camino con un'aria assente. Sospirai e mi feci forza trovando il coraggio di rompere quel silenzio che stava diventando sempre più assordante.
"Lexa, mi spieghi cos'è successo?", esordì cercando di celare la preoccupazione.
"Niente Clarke, non è successo niente", mormorò in un sussurro.
"Ti prego, non offendere la mia intelligenza", la rimproverai prendendo il suo mento e girandolo verso il mio viso in modo da obbligarla a guardarmi.
Tentennò quasi avesse paura della mia presa di posizione. Non l'avevo mai vista così, sembrava preoccupata ma anche spaventata, e la cosa intimoriva anche me.
"Lexa, così mi spaventi...", sussurrai appena.
"Prima quando abbiamo fatto l'amore, la tua intensità mi ha spiazzata, un po' scombussolata, sembrava quasi tu mi stessi dicendo addio...", aggiunsi ammettendo le mie paure.
Ci eravamo unite così profondamente che il pensiero che per noi due non ci fosse un domani mi stava logorando.
"Forse staresti meglio senza di me...", iniziò alzandosi di scatto, andando poi ad appoggiarsi con le mani al bordo del camino per sostenersi mentre continuava a guardare il fuoco che si spegneva.
"Saresti più al sicuro... non avrei mai dovuto obbligarti a sposarmi", ammise lasciandomi senza parole.
Le sue parole mi fecero tremare, un brivido percorse la mia spina dorsale ed improvvisamente avevo la pelle d'oca al solo pensiero di non stare più con lei, la donna che avevo imparato ad amare alla follia. Mi ci volle un po' per reagire alle sue parole, ma alla fine riuscì ad esprimere il mio dissenso.
"Stai scherzando vero Lexa?! Dimmi che scherzi?! Perché può essere solo questo, uno scherzo di pessimo gusto!", esclamai alzandomi di scatto.
Le mie parole sembravano non le fossero neanche arrivate perché non sortirono nessun effetto.
"Ti dispiacerebbe usare la cortesia di guardarmi mentre mi parli?! Fino a prova contraria sono ancora tua moglie e gradirei un po' di rispetto da parte tua", la incalzai sperando di ottenere una qualsiasi reazione.
"Clarke... ho paura... per la prima volta in vita mia ho paura".
"Di cosa?".
"Che ti facciano del male! Non lo sopporterei se dovesse succedere e non so come reagirei! Tu sei la persona più importante della mia vita e sarei disposta a fare di tutto per te... arriverei anche ad uccidere!", confessò facendo scontrare i suoi occhi, ormai lucidi, con i miei.
"Ma di cosa stai parlando? Chi è che vuole farmi del male? La tua ex?", cercai di capire ancora incredula.
"La minaccia è seria Clarke, più che seria! Sono venuta a sapere che Coulson si è messo in combutta con la mafia russa per dei traffici illeciti e con quel tipo di alleanza temo ripercussioni. Io non voglio e non posso perderti. Loro lo sanno che sei il mio punto debole. L'amore è una debolezza... ora me ne sto rendendo conto".
"Ed il tuo: 'insieme risolveremo tutto!' che fine ha fatto?".
"Cosa diavolo è successo in quel fottuto viaggio? Dimmelo Lexa", aggiunsi in preda ad un misto di rabbia e paura.
"Hanno minacciato te e la tua famiglia...", replicò quasi a corto di fiato.
"L'ultima sera, finita la conferenza, quando sono rientrata in albergo, ho trovato un plico nella mia stanza. All'interno c'erano delle foto, tue e di tuo padre. Non so bene chi, ma vi stanno tenendo d'occhio da un po' di tempo. Questa cosa mi spaventa e mi preoccupa. Gestire Jessica e suo fratello non è mai stato un problema, ma se davvero ci fosse di mezzo la mafia russa il discorso cambia", spiegò i suoi timori facendomi rabbrividire.
"Ho già contatto un'agenzia di sicurezza esterna che si coadiuverà con Lincoln e i suoi ragazzi, per proteggerti ogni minuto della giornata. Anche se sarebbe compito mio proteggerti, da sola non posso farcela! Lo so che non ti piacerà avere sempre le guardie del corpo che seguono ogni tuo movimento, ma ti prego Clarke... è per la tua sicurezza!", disse stringendomi le mani tra le sue.
"Sembra che tu abbia già pensato a tutto...", iniziai presa alla sprovvista.
"Adesso capisco tutto il trambusto delle ultime settimane. Mi sembrava di stare a Fort Knox, ad ogni angolo vedevo una guardia che non avevo mai visto. Sai tesoro, avresti potuto dirmelo... invece di chiuderti nel tuo mutismo e lasciarmi andare a briglia sciolta nel vano tentativo di capire cosa fosse successo", la rimproverai cercando di farla reagire, non era certo da lei farsi prendere dal panico anche se la situazione che aveva dipinto non era delle più rosee.
Il suo sguardo cercò il mio per un attimo, poi si rintanò di nuovo verso il fuoco.
"Hai ragione, avrei dovuto dirtelo subito, ma non volevo farti preoccupare, né tanto meno spaventarti. Ero convinta ti poterti proteggere senza problemi e questa convinzione mi ha fatto sottovalutare la minaccia", ammise picchiando i palmi sul cornicione del camino.
"Eccolo qui il gigante ego di mia moglie! Quando lo metterai da parte?! Alle volte chiedere aiuto è necessario, e ti dirò di più... che io sappia... il farlo non ha mai ucciso nessuno!", dissi afferrando il suo viso tra le mani con dolcezza.
Un timido sorriso arricciò le sue labbra segno che le mie parole finalmente stavano facendo effetto. L'idea di azzerare la distanza e baciarla mi sfiorò, ma prima di farlo avevo qualcos'altro da dire.
"Comunque Lexa, non farlo mai più...", l'avvertì picchiettando un dito sul suo petto nervosamente.
"Per un attimo ho pensato che tu volessi mandarmi via e chiedere il divorzio... e dopo tutto quello che abbiamo passato il solo pensarlo mi ha spaventata a morte. Onestamente non so come sia successo, ma oramai dovresti averlo capito che io mi sono completamente, follemente e perdutamente, innamorata di te. La mia vita sei tu, pensare di vivere senza di te al mio fianco mi è impossibile. Mi sei entrata dentro e hai abbattuto tutte le mie difese. Sai... non sono per niente d'accordo con la tua affermazione: 'l'amore è una debolezza'! L'amore è forza. Ficcatelo bene in testa... io e te insieme siamo invincibili e non c'è mafia che ci possa tenere testa, né tanto meno i due imbecilli che pensano di spaventarci. Tu sei mia Lexa, come io sono tua e questa cosa non potranno mai togliercela!", conclusi afferrando il suo viso tra le mani.
"Dio quanto ti amo... se non ti avessi già spostata ti sposerei", disse prima di far scontrare le sue labbra con le mie.
"Ti amo", dissi tra un bacio e l'altro.
"Sei la mia vita", ammise prima di fiondarsi di nuovo sulle mie labbra.
"Insieme ce la faremo, ora lo so", sussurrò abbracciandomi stretta.
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Bargaining chip
FanfictionLexa Morris, è una impresaria di fama mondiale, boriosa, egocentrica e ricca sfondata. Il suo lavoro è quello di ridurre sul lastrico le piccole aziende per poi smembrare e rivenderle al miglior offerente. Mai una distrazione, mai un'esitazione, sem...