CAPITOLO 19

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Lexa mi condusse in una camera che non era la nostra. All'inizio mi chiesi il perché ma la risposta arrivò subito e la ringraziai mentalmente per la premura. A pensarci bene in quella stanza ero stata aggredita e quasi rapita e l'idea di ritornarci non mi faceva impazzire e mia moglie lo sapeva.

Ero ancora tra le sue braccia quando la sentì parlare.

"Clarke... tesoro... che ne dici se ti preparo un bagno caldo?", propose in un sussurro.

"A patto che tu lo faccia con me...", dissi non volendo che mi lasciasse.

"Certo... non vado da nessuna parte", mi rassicurò.

Mi condusse in bagno e mi fece sedere sul bordo della jacuzzi, mentre lei apriva l'acqua calda per riempire la vasca. Ogni tanto cercava il mio sguardo per controllare che stessi bene. Non era difficile incontrare i miei occhi non facevo altro che guardarla, perché il semplice gesto mi faceva stare meglio. Preparò una lozione corpo e un'altra bottiglietta che non riuscì ad identificare. Quando l'acqua fu quasi pronta tornò da me e, lentamente, mi aiutò a levarmi la maglietta oversize che usavo per dormire passando poi all'intimo. Senza troppo riguardo gettò gli indumenti sul pavimento e, porgendomi la mano mi aiutò ad entrare nella vasca.

"È troppo calda?", mi chiese quasi preoccupata vedendo una smorfia sul mio viso.

"No.... credo che il mio corpo sia solo un po' indolenzito", risposi senza pensarci troppo.

Vidi Lexa incupirsi e stringere le mani a pugno. Per qualche oscura ragione si stava dando la colpa di quello che mi era successo e non potevo permetterlo.

"Non è stata colpa tua, ok?", mi affrettai a dire posando la mia mano sulla sua.

"Invece sì Clarke! La colpa è tutta mia", rispose di getto.

"Smettila Lexa! Adesso non voglio discutere con te di questa cosa, l'unica cosa che voglio sei tu... qui, accanto a me", replicai perentoria alzando leggermente la voce.

La vidi sgranare gli occhi forse scioccata dal mio tono.

"Agli ordini capo!", disse mettendosi sull'attenti e strappandomi un sorriso.

Si tolse i vestiti con una lentezza disarmante ed io rimasi quasi abbagliata dalla sua bellezza.

"Vieni qui, siediti contro di me", suggerì appena entrò nella vasca divaricando poi le gambe.

Non mi lasciai pregare, posai la schiena al suo corpo e faci scivolare la testa sulla sua spalla.

"Così brava appoggiati a me", mormorò al mio orecchio, prima di sfiorarmi la guancia con un dolce bacio.

"Questo è olio di arnica, sui lividi è miracoloso", mi sussurrò afferrando la bottiglietta anonima.

Ne versò un po' sulla mano e con delicatezza me lo mise sulla guancia, facendo attenzione a non farmi male.

"Grazie", mormorai appena.

Quando ebbe finito verso un po' di lozione corpo nell'acqua ed avvio l'idromassaggio. Mi rilassai all'istante tra le sue braccia. Oltre alla leggera frizione dell'acqua anche le sue mani mi stavano massaggiando, cercando di lenire tutta la tensione accumulata. I suoi tocchi erano delicati ed innocenti. Non c'era alcuna malizia nelle sue movenze. Le sue mani tracciavano i miei fianchi, mentre lasciava leggeri dolci baci sul mio collo, facendo molta attenzione a non sfiorare il livido sulla guancia. L'acqua calda mi stava delicatamente massaggiando i muscoli indolenziti ed era così rilassante che mi appoggiai completamente contro mia moglie. Dopo qualche secondo, sentì le gambe di Lexa incastrarsi sotto le mie ed in un gesto innocente me le divaricò leggermente. Stavo più comoda questo era certo, ma ero anche più esposta. Sentivo l'acqua calda giungere proprio sul mio centro, un gemito mi sfuggì a quella sensazione. Ero consapevole che il gesto di Lexa fosse solo a mio beneficio, voleva che l'acqua calda calmasse i miei muscoli indolenziti e lenisse il dolore fino a rilassarmi completamente, ma stava facendo l'esatto contrario. Mi stavo eccitando sempre di più ed il calore si stava diffondendo in tutto il mio corpo. Riuscivo a sentire i seni di Lexa solleticarmi la schiena e questo mi fece accelerare i battiti. Sapevo benissimo quanto fosse inappropriato e che non fossi nelle condizioni migliori, ma la volevo disperatamente.

Girai il collo, offrendole le labbra per un bacio e lei non mi deluse. L'incastro delle nostre bocche fu dolce, Lexa mi stava assaporando teneramente, come se non volesse causarmi altro disagio. La sua premura mi fece perdere un battito ma avevo bisogno di più, volevo che mi toccasse.

"Lexa...", ansimai prendendole le mani e posandole sui miei seni.

Li strinsi attraverso le sue mani e mi inarcai a quel tocco forzato.

"Clarke... non mi sembra il caso... il tuo fisico è indolenzito e ha bisogno di riprendersi... non voglio farti male", obiettò spostando subito le mani.

Girai la testa e cercai il suo sguardo.

"Lexa... ti prego... ti voglio", la supplicai.

"Clarke...", bisbigliò cercando di resistermi.

Feci scontrare le nostre labbra di nuovo e la baciai con passione, riportando le sue mani sul mio seno. Gemetti quando sentì la sua lingua insinuarsi nella mia bocca per cercare la mia. E gemetti più forte quanto sentì Lexa prendere il controllo, massaggiando dolcemente i miei seni, pizzicandomi i capezzoli, la sensazione mi infiammò ancora di più e sentì una scarica di piacere arrivare dritta nel mio centro, tutto mentre continuavo a baciarla. Continuò così per minuti, non spingendosi mai oltre e la frustrazione cominciò ad impossessarsi di me. Le presi una mano e la condussi dove ne avevo più bisogno per lenire quella voglia che mi stava facendo impazzire. La sentì mugolare nel bacio, forse un rimprovero per quello che stavo facendo, ma non me ne importò e continuai a divorarla con passione.

"Non resistermi", sussurrai tra un bacio e l'altro.

La sua mano smise di accarezzare l'interno coscia e scivolo sulla mia intimità bagnata. Quando sfiorò il mio bottoncino magico sussultai e cominciai a spingere il mio sedere contro il suo centro. Entrambe non riuscimmo a trattenere un gemito di piacere. Le sue dita mi penetrarono senza preavviso ed io urlai il suo nome. Continuando a muovermi in modo sensuale su di lei. Stavo impazzendo e sapevo che anche lei non fosse da meno. Il suo ritmo ne era la prova, entrava e usciva da me con foga, sentivo i miei umori inondarle le dita ed ero vicina lo sentivo in tutto il mio corpo.

"Dio sì, fammi godere... ancora...", blaterai in estasi mentre spinsi il mio corpo contro quello di Lexa per avere più contatto.

"Mi farai impazzire... sei così eccitante... godi con me", sussurrò mordendomi il lobo dell'orecchio.

Le sue parole mi diedero il colpo di grazia e dopo un paio di spinte venni gemendo il suo nome. Lei mi seguì a ruota in quell'amplesso solo nostro che ormai ci univa come un'unica anima.

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