CAPITOLO 13

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Eravamo ancora abbracciate quando una voce acuta mandò in frantumi la nostra bolla.

"Lexa Morris, finalmente... vedo che l'hai trovata?", disse una donna mentre si avvicinava a noi.

Il suo atteggiamento spocchioso e supponente la rendevano veramente fastidiosa, per non parlare del suo tono di voce.

'Chi cavolo è questa donna?', pensai.

Appena vidi che il suo sguardo era alla ricerca del mio, non esitai.

"Clarke, piacere", esordì stringendomi di più a Lexa, quasi volessi marcare il territorio.

"Jessica", accennò senza darmi importanza.

'La sua ex!', il mio campanello d'allarme cominciò a suonare all'impazzata e un senso di paura si insinuò dentro di me.

"Ed eccolo qui... il primo e vero amore di Lexa", continuò la donna rivolgendo il suo sguardo a mia moglie.

'Che cos'ha detto sta tizia?', rimuginai senza capire il senso delle sue parole.

La mia mente stava esplodendo, stava analizzando ogni parola in modo quasi maniacale.

'... Vedo che l'hai trovata?', Lexa mi stava cercando? Ma che storia era mai questa.

"Che cosa vuoi Jessica?", le chiese Lexa quasi annoiata dalla sua sceneggiata.

"Però devo dirtelo, mi aspettavo di meglio", replicò la rossa cercando di sminuirmi.

"Sinceramente la tua opinione non mi interessa", l'ammonì a muso duro allontanandosi leggermente da me per affrontare la sua ex.

Jessica fece qualche passo in avanti e si avvicinò pericolosamente all'orecchio di mia moglie, inutile dire che la cosa mi fece infuriare, ma non riuscì a dire e a fare niente.

"Credo che ti interesserà questo...! Ti porterò via la cosa più preziosa che hai... Proprio come tu hai fatto con me...", non riuscì a capire tutta la frase visto che la stronza le sussurrò all'orecchio.

"Addio Jessica!", la liquidò mia moglie come se non fosse nulla di importante e, afferrandomi la mano, mi trascinò via in fretta.

Rimasi zitta per qualche istante ma poi la mia indole ribelle si fece sentire.

"Allora, non hai niente da dirmi?", esordì aspettando spiegazioni.

"Ti ho già parlato di Jessica, è la mia ex", si limitò a dire.

"L'ho lasciata per sposare te. Anche quando stavamo insieme non le ho mai mentito, non l'ho mai amata... era un'altra che amavo alla follia", aggiunse poi lasciandomi senza fiato.

'Chi era che amavi alla follia?', avrei voluto chiederle, ma ero troppo spaventata dalla risposta.

"Cosa ti ha detto?", le chiesi invece.

"Non importa Clarke", minimizzò facendomi arrabbiare.

"Lo voglio sapere!", esclamai fermandomi di colpo obbligandola a guardarmi.

"Ha detto che... ti ucciderà!", mi rispose titubante.

"Clarke, non permetterò mai che qualcuno ti faccia del male. A lei ci penserò io, non ti preoccupare", aggiunse poi stringendomi fra le sue braccia con fare protettivo.

"Voglio andare a casa... ora", le dissi quasi fosse un ordine.

In realtà avevo bisogno di riposo, avevo ricevuto troppe informazioni per una sera soltanto e dovevo fare chiarezza.

Quando varcammo la soglia della nostra camera da letto, sentì Lexa chiudere il battente, fu allora che mi girai e tralasciando la logica e le buone maniere, mi gettai su di lei. L'afferrai per i fianchi e la sbattei contro la porta, mangiai il suo gemito avventandomi sulle sue labbra.

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